La Cgil allerta: la provincia rischia il collasso
Articolo 18, pensioni, reddito, casa. Queste le parole chiave di un presente e di un futuro che apre le porte a scenari drammatici per il nostro territorio, almeno a giudicare dalla fotografia fornita da Silvana Tiberti, segretario provinciale della Cgil che annuncia mesi di battaglia
Articolo 18, pensioni, reddito, casa. Queste le parole chiave di un presente e di un futuro che apre le porte a scenari drammatici per il nostro territorio, almeno a giudicare dalla fotografia fornita da Silvana Tiberti, segretario provinciale della Cgil che annuncia mesi di battaglia
Una situazione grave e sempre più sentita dai lavoratori, che è possibile leggere scorrendo diversi indicatori chiave. Il primo è quello che riguarda il raddoppio della cassa integrazione ordinaria, con in testa i settori della chimica, in particolare il comparto gomma plastica, e della meccanica. Un discorso analogo può valere anche per la cassa in deroga, e qui la Cgil lancia un altro preoccupato allarme: “finora, nel primo trimestre del 2012, sono state chieste dalle aziende circa 1 milione e mezzo di ore di cassa in deroga, ma la Commissione regionale che ha il compito di autorizzarle (un procedimento quasi automatico in passato) finora ne ha concesse solamente circa 209 mila. In questo modo si mettono in ginocchio tante famiglie, perché senza autorizzazione per i lavoratori in cassa integrazione non c’è la possibilità di accedere alle agevolazioni e agli anticipi di denaro che consentono di far fronte alle spese quotidiane, vista la drastica riduzione del reddito causata proprio dalla cassa integrazione stessa”. Sul perché non siano ancora state autorizzate le altre ore, Tiberti fa tre ipotesi: “la più remota è che si tratti semplicemente di un problema burocratico, ma noi temiamo sia un problema più serio, di mancanza di liquidità dei fondi necessari per sostenerle o, cosa ancor più grave, della mancanza strutturale della copertura finanziaria necessaria”.
Fra i settori che più hanno fatto richiesta della cassa in deroga troviamo il comparto orafo del valenzano, ma si nota anche un grande balzo in avanti del settore del commercio e dei servizi. In generale comunque è l’andamento di tutto il mercato del lavoro in provincia nel primo trimestre del 2012 a segnare una pesantissima recessione, con il saldo degli avviamenti (cioè i nuovi contratti di lavoro) che registra un drammatico -72%. A spingere il dato verso valori così preoccupanti, secondo Cgil, è il calo della domanda interna e non solo dell’export, figlio di redditi sempre più bassi e di precarietà crescente, ma a sua volta in grado di generare tagli da parte delle aziende, in un circolo vizioso sempre più avvitato su se stesso.
Cosa vuol dire in concreto fare 10 giorni di cassa integrazione al mese? Questi i dati presentati dal segretario provinciale: “il taglio dello stipendio equivale in media a circa 400 euro. Un’altra mensilità piena in un anno viene persa a seguito delle nuove tasse e dei tagli introdotti, così che per un lavoratore tipo il potere d’acquisto cala di circa 4000 euro in un anno. Questo vuol dire ovviamente meno soldi in generale per sostenere la domanda e far girare l’economia”.
Prosegue Tiberti: “il quadro complessivo dimostra che le famiglie sono allo stremo. Per esempio si registra una crescita esponenziale delle pratica per la cessione del quinto, indice spesso dell’impossibilità di ricorrere ad altre forme di finanziamento, e c’è perfino chi, per far fronte ai debiti, ha dovuto licenziarsi in modo da ottenere immediatamente il Tfr”. In un quadro già così complesso, la Cgil punta il dito contro il Governo Monti, e in particolare contro i provvedimenti in tema di casa e ricongiungimento della carriera lavorativa. “L’introduzione dell’Imu – spiega Tiberti – è una vera e propria nuova tassa reintrodotta dopo l’abolizione dell’Ici nel 2008, ma con contorni e incidenza ben più marcati che in passato, non solo perché nel frattempo la crisi ha fatto sentire la sua morsa. Il 70 % di coloro che vengono a fare la dichiarazione dei redditi da noi è proprietario di un’abitazione, perciò siamo di fronte a una sorta di vera e propria ‘patrimoniale’ che colpisce il ceto medio, già fortemente impoverito. Come se non bastasse, sono previsti veri e propri salassi per i possessori di una seconda casa e di coloro che danno in cessione gratuita un’abitazione ai propri figli. In questo caso, per esempio, si passa da una tassazione pari a zero (in assenza di Imu), a una vera stangata da 1163 euro, contro i 232 che si sarebbero pagati all’epoca dell’Ici”. Ovviamente è facile aspettarsi che tutto questo abbia conseguenze anche su chi ha un contratto d’affitto, visto che i proprietari di abitazioni cercheranno di ammortizzare il nuovo ingente esborso. Alessandria in particolare sembra non avere scampo dall’introduzione della tariffa massima, “visto che questo è il regime previsto per i comuni che presentano conti in rosso, mentre altri più virtuosi, come Novi e Ovada, hanno già annunciato che applicheranno tariffe inferiori”.
In un contesto già così pesante, a preoccupare il segretario Silvana Tiberti è anche l’impianto degli ammortizzatori sociali, che sembra scricchiolare sempre più sotto il peso della crisi: “l’istituto della mobilità, che serve per fornire copertura quando il comparto lavorativo si trova in difficoltà, verrà sostituito dall’Aspi, assicurazione sociale per l’impiego. Ma mentre nel primo caso gli ammortizzatori potevano essere utilizzati per 36 mesi, l’Aspi ha valore solo per 12-18 mesi, senza considerare che nel 2016 verrà soppressa la cassa in deroga, da sostituire con i fondi di categoria, che però a oggi non esistono, e andranno costituiti accantonando risorse che vanno prelevate a imprese e lavoratori. Come se non bastasse la rigidità del mercato del lavoro aumenterà ancora anche per la riforma delle pensioni, con uno slittamento per i lavoratori che vogliono lasciare il loro impiego che andrà da pochi mesi fino a 7 anni”. L’ultimo dato presentato da Tiberti riguarda i ricongiungimenti delle carriere lavorative, con alcuni esempi davvero clamorosi: “ci è capitato un caso limite che rende bene l’idea dell’insensatezza del nuovo meccanismo dei ricongiungimenti, che prevede che si debbano aver maturati almeno 20 anni di contribuzione per un’ente e che se non viene applicata la procedure onerosa (cioè pagando per il ricongiungimento) si rischia di perdere anni e anni di lavoro”. Ma pagare quanto? Silvana Tiberti porta un caso scuola: “da noi si è presentato un lavoratore, nato nel 1952, che ha versato per 27 anni i contributi all’Inpdap, cambiando poi occupazione e versando gli ultimi 9 anni di contributi all’Inps. Lo Stato pretende ora che lui versi circa 266 mila euro per ottenere la ricongiunzione, rateizzabili in trance da 2169 euro al mese. Un’assurdità”.
“Di fronte a questo quadro – conclude Tiberti – come Cgil non possiamo che andare avanti nelle lotte, inasprendole se sarà necessario. Per questo sono già state annunciate le prossime mobilitazioni, che faranno seguito a quella svolta ieri ad Alessandria. Il 20 di aprile dalle 9 alle 11 la protesta si svolgerà fra Novi e Serravalle, all’altezza della rotonda “del Bingo”, mentre, sempre il 20, a Casale ci sarà una manifestazione dalle 10 alle 12 all’altezza della rotonda per andare oltre il ponte”.