Uno sportello per aiutare i rifugiati e chi chiede asilo
Lo sportello, a partire dal prossimo mercoledì, con orario 17-19 presso la Casa di Quartiere di via Verona 116, offrirà servizi di assistenza e orientamento per tutti coloro che che desiderano fare richiesta di asilo e non sanno come fare
Lo sportello, a partire dal prossimo mercoledì, con orario 17-19 presso la Casa di Quartiere di via Verona 116, offrirà servizi di assistenza e orientamento per tutti coloro che che desiderano fare richiesta di asilo e non sanno come fare
Spiega Antonio Olivieri, Presidente dell’associazione “Verso il Kurdistan”: “le questioni inerenti l’asilo politico sono regolamentate dalla Costituzione, che sancisce in maniera piuttosto estensiva come sia un diritto di tutto coloro che provengono da Paesi che non applicano le libertà democratica. Solamente nel 2009 le domande d’asilo sono stato in Italia circa 23 mila, poco meno di 2000 presso la Commissione di Torino, una delle dieci presenti sul nostro territorio cui fa capo anche la zona di Alessandria. Di queste istanze ne vengono accolte in media il 30 per cento, alcune terminando il loro iter con l’asilo politico, alcune con la protezione umanitaria o sussidiaria, altre venendo scartate”. Fra gli aspetti più importanti del nostro lavoro c’è l’opera di traduzione che facciamo delle loro testimonianze, offrendo mediatori culturali in grado di parlare la stessa lingua dei richiedenti asilo. In più, nel limite del possibile, gli operatori si preoccupano anche di trovare per le persone che si rivolgono allo sportello una sistemazione abitativa (indispensabile per ottenere lo status di rifugiati e per condurre in ogni caso una vita dignitosa) e anche di avviare contatti perché possano avere occasioni di lavoro, attraverso borse di inserimento o periodi di stage. Sottolinea Fabio Scaltritti, della Comunità di San Benedetto: “chi giunge in Italia in attesa dello status da rifugiato viene identificato e riceve un permesso provvisorio, ma per i primi sei mesi non può svolgere alcun lavoro. E’ una legge assurda, perché non tiene conto di come le persone abbia la necessità di vivere e che spinge inevitabilmente verso il lavoro nero e lo sfruttamento. Il nostro impegno va quindi anche nella direzione di offrire loro occasioni per inserirsi, con il tempo, sia nel contesto lavorativo che in quello sociale e culturale del nostro Paese.