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Oltre 600 firme per fermare la privatizzazione di nidi e materne
Il comitato "Operatrici che non si arrendono" hanno già raccolto oltre 600 firme per mantenere pubblico il servizio di educazione per l'infanzia e puntano al quota 1000. Il prossimo banchetto mercoledì e giovedì
Il comitato "Operatrici che non si arrendono" hanno già raccolto oltre 600 firme per mantenere pubblico il servizio di educazione per l'infanzia e puntano al quota 1000. Il prossimo banchetto mercoledì e giovedì
“Abbiamo già superato le 600 firme. Il nostro obiettivo è arrivare a 1000 che saranno consegnate al sindaco Fabbio”. I dipendenti degli asili nido riuniti nel comitato “Operatrici che non si arrendono” sono determinati a far sentire la propria voce. Dallo scorso venerdì organizzano banchetti per la raccolta firme a sostegno di una richiesta specifica: “che i servizi educativi all’infanzia restino pubblici”. Dopo la prima giornata di raccolta firme il 250 hanno aderito al documento. Con l’iniziativa di sabato e domenica si è arrivati a quota 600. “Mercoledì e giovedì saremo di nuovo presenti in centro ad Alessandria e contiamo di arrivare a 1000 firme. Crediamo di poter raggiungere anche le 2000 perché è molta l’attenzione verso questo tema da parte dei cittadini”.
Il gruppo, presente anche su Facebook, chiede all’amministrazione di “risparmiare prima su altri fronti, invece di tagliare su un servizio essenziale e importante”.
Un appello particolare è rivolto anche “ai parlamentari alessandrini, affinché si adoperino per la modifica delle norme su patto di stabilità e spese di personale che, applicate a servizi delicati come quelli scolastici comunali, spesso costringono agli enti locali a fare scelte sconsiderate”.
Il gruppo, presente anche su Facebook, chiede all’amministrazione di “risparmiare prima su altri fronti, invece di tagliare su un servizio essenziale e importante”.
Un appello particolare è rivolto anche “ai parlamentari alessandrini, affinché si adoperino per la modifica delle norme su patto di stabilità e spese di personale che, applicate a servizi delicati come quelli scolastici comunali, spesso costringono agli enti locali a fare scelte sconsiderate”.