Raccolta firme del comitato “Operatrici che non si arrendono”
E' il comitato spontaneo "Operatrici che non si arrendono" ad aver organizzato un banchetto di raccolta firme contro lo stato di precarietà delle operatrici degli asili nido e delle materne comunali, soprattutto in vista della possibile soluzione di privatizzazione dei servizi educativi
E' il comitato spontaneo "Operatrici che non si arrendono" ad aver organizzato un banchetto di raccolta firme contro lo stato di precarietà delle operatrici degli asili nido e delle materne comunali, soprattutto in vista della possibile soluzione di privatizzazione dei servizi educativi
Tutte le soluzioni fin ora prospettate dall’amministrazione comunale non piacciono alle lavoratrici dei servizi educativi, che hanno fondato un comitato spontaneo per portare avanti questa battaglia di di tutela del servizio pubblico degli asili nido e delle materne comunali. “Operatrici che non si arrendono” è il nome del gruppo di educatrici nato su facebook, ma che concretizza la propria azione tra la gente.
Nella giornata di ieri, giovedì 29 marzo, il banchetto di raccolta firme allestito sotto i portici di corso Roma, all’angolo con piazza Garibaldi è stato un successo. Tra le 200 e le 250 firme raccolte in poco meno di due ore, che fanno capire chiaramente quanto il tema sia sentito non solo dagli “addetti ai lavoro” ma da tutti i genitori, le famiglie che pensano al futuro dei propri bambini. “Troppo spesso i servizi educativi vengono considerati solo un costo – spiegano le operatrici – Ma in realtà rappresentano il miglior investimento che, sia l’amministrazione che la società civile, possono fare!”.
Il prossimo appuntamento ( a cui non è concesso mancare) per apporre la propria firma è per sabato mattina (31 marzo): dalle 9 alle 12 il banchetto sarà allestito in piazza Marconi, angolo piazza Garibaldi.
Troppo spesso i servizi scolastici sono considerati un costo per le istituzioni; le rette, anche se molto alte, non sono quasi mai in grado di coprire i costi vivi del servizio (operatori, strutture, ecc.). Noi crediamo invece che questo sia il migliore investimento che la società possa fare per il proprio futuro.
Per un Comune praticamente in bancarotta come il nostro occorrere sacrificare altre spese (assunzioni di amici, consulenze d’oro, acquisti non strettamente necessari) e puntare tutte le risorse sui servizi alla città.
Invece, in un momento di forte crisi come quello attuale, sembra che l’Amministrazione comunale stia seriamente pensando a dismettere buona parte di questi servizi. Ancora non è dato sapere con quali modalità, ma le autorevoli dichiarazioni di questi giorni confermano questa intenzione.
Gli interrogativi che pongono i cittadini sono:
• quale futuro avranno i nostri figli se il sindaco di questa città non eserciterà il suo ruolo di garante dei bisogni dei più piccoli?
• quale futuro avranno i servizi educativi se non si attribuirà loro il giusto valore in rapporto allo sviluppo armonico dei bambini?
• quale futuro avranno l’esperienza e la competenza che il personale precario da anni, nonostante la condizione d’incertezza lavorativa, ha acquisito? è una risorsa che andrà perduta?
Gestire al meglio i servizi educativi è una grande responsabilità nei confronti di tutti, perché crediamo ancora che una società civile si fondi su servizi efficienti e di qualità a cui tutti i cittadini hanno diritto.
Un appello particolare è rivolto ai parlamentari alessandrini, affinché si adoperino per la modifica delle norme su patto di stabilità e spese di personale che, applicate a servizi delicati come quelli scolastici comunali, spesso costringono agli enti locali a fare scelte sconsiderate.
Queste sono le domande che gli operatori, e più in generale la città di Alessandria, vogliono porre agli attuali e ai futuri amministratori, perché un sistema educativo di qualità è un diritto per la città e, soprattutto, per i suoi bambini.
Gli asili nido, le scuole dell’infanzia, il servizio extrascuola sono beni comuni… beni preziosi. Difendiamoli!
(foto Simona Zuny)