“Siamo e saremo sempre la banca del territorio”
A febbraio la Cassa di Risparmio di Alessandria è entrata a far parte della Banca di Legnano (gruppo Bpm). Cosa cambia per i correntisti, per i dipendenti e soprattutto per leconomia della nostra Provincia? Lo abbiamo chiesto a Carlo Frascarolo, già presidente della CrAl e oggi vicepresidente della Bidielle
A febbraio la Cassa di Risparmio di Alessandria è entrata a far parte della Banca di Legnano (gruppo Bpm). Cosa cambia per i correntisti, per i dipendenti e soprattutto per l?economia della nostra Provincia? Lo abbiamo chiesto a Carlo Frascarolo, già presidente della CrAl e oggi vicepresidente della Bidielle
Carlo Frascarolo ci ha aperto le porte del suo ufficio che si affaccia sull’alessandrina Piazza della Libertà (esattamente di fronte a Palazzo Rosso: il potere politico e quello finanziario che si scrutano a distanza ravvicinata), e ci ha raccontato progetti e strategie, con una particolare attenzione a quel che succede attorno alla banca, nel mondo delle imprese e dei lavoratori.
Dura la vita del banchiere ragionier Frascarolo: ormai per impopolarità vi battono soltanto i politici. Lei poi è arrivato ai vertici della CrAl nel maggio 2009: nel pieno di una crisi che non accenna a finire…
Esatto. Ho dedicato a questa esperienza tutto me stesso, e tuttora è così, anche se cerco di non trascurare l’attività di commercialista. Mentre la mia famiglia “porta” senz’altro tanta pazienza. E’ vero che la gente spesso si arrabbia con le banche, ma se sapessero cosa significa gestirle, oggi…
Proviamo a spiegarlo, senza tecnicismi?
Ci accusano di non prenderci rischi, di ottenere il denaro dalla BCE a tassi molto agevolati e di non farlo “girare” adeguatamente sul territorio. Ma oggi un manager di banca deve confrontarsi con parametri rigorosi, fissati da Basilea 2, Basilea 3 e Banca d’Italia. Sei tra l’incudine e il martello: da un lato il mercato (imprese, enti pubblici, privati) ti chiede aiuto. Dall’altro però regole e istituzioni ti impongono di rispettare una serie di vincoli rigorosi.
Parliamo del nostro territorio: voi avete una clientela che va dalle imprese ai pensionati, passando per la pubblica amministrazione. Che aria tira davvero?
Di grande difficoltà. E’ vero che, per fortuna, l’export ‘va’, e il distretto alessandrino ne beneficia particolarmente. Ma io, da valenzano, vedo ad esempio quel che sta succedendo nel comparto orafo. Chi ha strutture attrezzate da anni a gestire i mercati esteri sopravvive, e in qualche caso fa magari buoni affari. Ma ci sono tante altre realtà, abituate a lavorare sul mercato italiano, che rischiano di saltare. Perché, inutile negarcelo, i consumi interni sono crollati, e non solo nel settore dei preziosi. Non tanto diversamente, ad esempio, sta andando nel mondo eno-gastronomico. Nell’alessandrino abbiamo aziende vitivinicole di eccellenza: ma, al contempo, le 15 cantine sociali del territorio attraversano una fase davvero delicata.
La cartina di tornasole più veritiera, almeno da noi, è sempre l’edilizia?
Assolutamente sì: e purtroppo tutta la filiera, dalle nuove costruzioni alle ristrutturazioni, fino alle compravendite, è pressoché bloccata. Basta guardare a cosa succede alle aste giudiziarie: qualche anno fa brulicavano di trattative, ora vanno spesso deserte.
L’area del novese e del basso Piemonte alessandrino lancia qualche segnale di maggior dinamicità, o è calma piatta?
I segnali che ci arrivano dalla nostra rete di sportelli non sono molto diversi dal trend del resto della provincia. Certo, a Novi c’è un polo dolciario di livello assoluto, che è sempre una bella boccata d’ossigeno. E poi soprattutto, piaccia o non piaccia ai commercianti tradizionali, c’è l’Outlet e tutto ciò che gli gira attorno: stiamo parlando di milioni di persone che, ogni anno, arrivano da diverse regioni e spendono sul territorio.
Rag. Frascarolo, parliamo della Banca di Legnano di cui lei è ora vice presidente: ereditate sul nostro territorio una leadership in termini di posizionamento e sportelli. Saprete mantenerla e consolidarla?
Intanto cominciamo col ribadire che la Banca di Legnano fa parte del gruppo Banca Popolare di Milano, cui apparteneva anche la Cassa di Risparmio di Alessandria. Quindi non c’è stata nessuna rivoluzione, ma solo il compimento di un processo (i cui effetti spero positivi vedremo nei prossimi mesi e anni) finalizzato a costruire una realtà bancaria più forte e solida, capace di rispondere alle esigenze della clientela.
Diamo qualche numero?
Certo: la ‘nuova’ banca ha un patrimonio netto di 1.350 milioni di euro, contro i 190 della CrAl. Gli sportelli sono 208 (di cui 89 portati in dote da Alessandria), e la sovrapposizione territoriale praticamente nulla: il che significa che abbiamo considerevolmente ampliato il raggio di azione e di raccolta. Prima gestivamo circa 2.000 milioni di impieghi con 160 milioni di patrimonio, ora gestiamo circa 6.000 milioni di impieghi, con un patrimonio grande otto volte tanto.
Il marchio Cassa di Risparmio di Alessandria però non scompare, dico bene?
Il marchio rimane, e continua a caratterizzarci fortemente sul nostro territorio. E’ di proprietà della Banca di Legnano, con una clausola che prevede che, in caso di suo futuro inutilizzo, tornerà alla Fondazione CrAl (che controlla il 2,4% della Bidielle, ndr). Sono sinceramente rammaricato che, in questa prima fase di transizione, per una serie di problemi tecnici siano state recapitate ai correntisti buste e comunicazioni che avevano solo il logo della Banca di Legnano, e cercheremo di fare in modo che non si ripeta. Il marchio CrAl deve rimanere: è un importante valore aggiunto, e rappresenta 170 anni della nostra storia.
Lei nel cda della Banca di Legnano è attualmente l’unico rappresentante alessandrino?
Sì, su nove membri. Il consiglio di amministrazione scadrà nell’aprile 2014, con l’approvazione del bilancio 2013. Ma certamente non mi spiacerebbe se, anche prima, si riuscisse ad aumentare la nostra rappresentanza. Vedremo.
La Cassa di Risparmio di Alessandria ha chiuso il suo ultimo bilancio, quello del 2011, in utile dopo due anni in perdita. Il rapporto con alcuni enti pubblici dai bilanci non propriamente floridi, a partire dal Comune di Alessandria, non vi penalizza?
I due bilanci chiusi in modesto passivo, 2009 e 2010, furono dovuti a ragioni interne: incentivi per esodo del personale e concordato fiscale. Nel 2011 abbiamo avuto un utile di circa 4 milioni e mezzo di euro. E sul fronte enti pubblici è previsto un importante accantonamento da parte della banca, per far fronte a qualsiasi evenienza. Se mi fa aggiungere una valutazione di sistema, le dico che mi pare evidente che un Paese con un credito complessivo (non saldato) di circa 100 miliardi di euro generato da Regioni, Province, Comuni, Asl e macchina pubblica in generale, ha un serio problema. Se si riesce ad affrontare seriamente questo snodo, si fa ripartire davvero l’economia. Altrimenti la vedo dura.
Rag. Frascarolo, a lungo si è sussurrato di una possibile Banca del Territorio del Piemonte sud, che coinvolgesse Alessandria e Asti. Libro dei sogni, e discorso ormai chiuso?
Nella vita mai dire mai. L’ipotesi era e resta affascinante: tra l’altro la Cassa di Risparmio di Asti è controllata in maniera maggioritaria dalla locale Fondazione e da soci privati locali, ma il 20% è della Banca di Legnano. E io posso dire che avevamo anche individuato alcuni imprenditori del nostro territorio seriamente interessati al progetto. Poi Banca d’Italia e Bpm hanno dettato regole diverse, inutile nascondercelo. Ma in futuro, chissà…