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La cassa (comunale) dice sempre la verità
Un incontro promosso da Alessandria Bene Comune alla camera del lavoro per parlare con dei "tecnici" in materia economico-finanziaria dei conti e dei bilanci di Palazzo Rosso
Un incontro promosso da Alessandria Bene Comune alla camera del lavoro per parlare con dei "tecnici" in materia economico-finanziaria dei conti e dei bilanci di Palazzo Rosso
“E’ la cassa comunale a dire sempre la verità”, ovvero se i soldi ci sono oppure no. Così interviene all’incontro promosso da Mauro Buzzi di Alessandria Bene Comune (Abc), Germano Marubbi, assessore al Bilancio del comune di Novi Ligure. “I bilanci di un Ente comunale non sono materia per soli addetti ai lavori, per contabili, ma sono scelte (o non scelte) politiche”. Con questa definizione della materia finanziaria, Marubbi riporta l’esempio del comune novese, che si è trovato in difficoltà nel corso del 2009 (in piena crisi economica) e che è riuscito a risollevarsi con una scelta politica e pochi conti: “una politica rigida, di rigore”. Perché allora non può fare lo stesso anche il comune di Alessandria? Una sorta di “cambio di rotta” della politica portata avanti fino ad oggi (in relazione alle varie pronunce e all’iter che vede coinvolti amministrazione e Corte dei Conti).
Di numeri parla invece un altro “esperto” della materia, il consigliere comunale, ex presidente della commissione consiliare Bilancio di Palazzo Rosso, Ezio Brusasco. Quello che viene messo in evidenza è l’evoluzione delle casse comunali dal 2007 ad oggi, con alcuni riferimenti ai “lasciti” della precedente amministrazione prima del 2007. Ciò che più colpisce dai dati presentati sono le cifre dei residui passivi, ovvero dei debiti di spesa corrente dell’Ente comunale (cioè le somme che devono essere pagate ai fornitori). 33 milioni 900 mila euro con la Giunta Francesca Calvo nel 2002 che sono saliti a 34 milioni 52 mila euro nell’amministrazione Mara Scagni: “il trend era identico a quello di 5 anni prima”. Mentre nel 2011, con la Giunta Fabbio, il trend è stato in ascesa: 92 milioni di euro di residui passivi. Grossa differenza viene riscontrata tra debiti di spesa corrente, che si ripetono di anno in anno, e debiti di spesa di investimenti: “sono due cose ben diverse”, si asserisce.
Non un quadro roseo, che era già prospettato tale dalla Sezione Controllo della Corte dei Conti, ma che purtroppo non si preannuncia in miglioramento per il futuro della città. La parola d’ordine per il futuro è “scelte drastiche” e forse la popolazione inizia ad esserne consapevole: un sondaggio di gennaio 2012, quindi di inizio anno, delineava un 20% di alessandrini che conoscevano la “vicenda bilanci” ed erano preoccupati per il futuro dell’Ente e quindi della città. Oggi il sondaggio Epoké (del mese di marzo) fa alzare questa percentuale al 58%, con un 62% che ritiene che la situazione attuale andrà ad incidere e ad influenzare il futuro della vita alessandrina.
Di numeri parla invece un altro “esperto” della materia, il consigliere comunale, ex presidente della commissione consiliare Bilancio di Palazzo Rosso, Ezio Brusasco. Quello che viene messo in evidenza è l’evoluzione delle casse comunali dal 2007 ad oggi, con alcuni riferimenti ai “lasciti” della precedente amministrazione prima del 2007. Ciò che più colpisce dai dati presentati sono le cifre dei residui passivi, ovvero dei debiti di spesa corrente dell’Ente comunale (cioè le somme che devono essere pagate ai fornitori). 33 milioni 900 mila euro con la Giunta Francesca Calvo nel 2002 che sono saliti a 34 milioni 52 mila euro nell’amministrazione Mara Scagni: “il trend era identico a quello di 5 anni prima”. Mentre nel 2011, con la Giunta Fabbio, il trend è stato in ascesa: 92 milioni di euro di residui passivi. Grossa differenza viene riscontrata tra debiti di spesa corrente, che si ripetono di anno in anno, e debiti di spesa di investimenti: “sono due cose ben diverse”, si asserisce.
Non un quadro roseo, che era già prospettato tale dalla Sezione Controllo della Corte dei Conti, ma che purtroppo non si preannuncia in miglioramento per il futuro della città. La parola d’ordine per il futuro è “scelte drastiche” e forse la popolazione inizia ad esserne consapevole: un sondaggio di gennaio 2012, quindi di inizio anno, delineava un 20% di alessandrini che conoscevano la “vicenda bilanci” ed erano preoccupati per il futuro dell’Ente e quindi della città. Oggi il sondaggio Epoké (del mese di marzo) fa alzare questa percentuale al 58%, con un 62% che ritiene che la situazione attuale andrà ad incidere e ad influenzare il futuro della vita alessandrina.