I 70 precari degli asili nido “vittime” del patto di stabilità
La commissione consigliare Politiche Culturali e Sociali si è nuovamente occupata della questione "bollente" del futuro degli asili nido comunali e dei loro lavoratori che a luglio vedranno scadere il contratto. Tante proposte sul tavolo, ma ancora "troppi se e troppi ma". Intanto i precari del settore dell'Unione sindacale di base hanno organizzato un presidio sotto Palazzo Rosso
La commissione consigliare Politiche Culturali e Sociali si è nuovamente occupata della questione "bollente" del futuro degli asili nido comunali e dei loro lavoratori che a luglio vedranno scadere il contratto. Tante proposte sul tavolo, ma ancora "troppi se e troppi ma". Intanto i precari del settore dell'Unione sindacale di base hanno organizzato un presidio sotto Palazzo Rosso
Molti i chiodi su cui battere per il futuro dei 10 asili nido comunali (di cui uno già sotto cooperativa, il Campanellino, per un totale di 360 bambini), anche se le risposte dell’avvocatura del Comune e dell’assessore sono ancora tutte al tempo “condizionale”. Ancora “troppi se e troppi ma”, ma con il tempo che stringe: infatti una soluzione, la migliore possibile, sarà da trovare entro il mese di aprile, prima di maggio quando si è in periodo elettorale e soprattutto visto che aprono già le iscrizioni agli asili nido per l’anno scolastico 2012-2013.
La proposta del capogruppo del Pd, Gianni Ivaldi, è quella di “chiedere, a livello tecnico, di vagliare l’ipotesi di una soluzione ponte che preveda la proroga fino a fine dicembre 2012 dei contratti in scadenza, visto che non hanno raggiunto il tetto massimo dei 36 mesi”. Questa soluzione “temporanea” – che porterebbe però ad un prolungamento del contratto di lavoro per quei mesi nei quali si studierebbe la situazione per trovare la soluzione migliore e più consona sia ai lavoratori che alla qualità del servizio – è sostenuta anche dal vicepresidente Mazzoni, dalla consigliera Scagni e dal capogruppo Barberis. A rispondere da “tecnico” è l’avvocato Orietta Bocchio: “da un punto di vista tecnico sarebbe una soluzione possibile, ma quello che ostacola è che questa proroga, fatta nel mese di giugno 2012, quindi nel corso dell’anno di sanzione per lo sforamento del Patto di stabilità, potrebbe essere considerata un atto elusivo, che potrebbe comportare delle sanzioni. Quindi lo sconsiglierei”. “Qui si parla sempre al condizionale, quindi con il beneficio del dubbio – replica Ivaldi – Perché non poniamo un quesito alla Corte dei Conti?Se è possibile farla o no questa proroga?“.
“Il vero dramma di questa situazione – intervine Vittoria Poggio della Lega Nord – è la mancata ricognizione finanziaria del Comune per questo servizio“. Ribadendo la posizione del gruppo del Carroccio, contro l’esternalizzazione del servizio che punirebbe solo la “qualità” raggiunta sino ad oggi, la Poggio chiede “risposte”, quelle risposte che vogliono sentirsi dare i lavoratori precari e che “è necessario trovare il prima possibile con la collaborazione e l’impegno unanime su questo fronte”.
Quindi una soluzione che resta in sospeso è quella della proroga. “E poi a gennaio 2013? – sottolinea la dirigente Carla Cattaneo – il problema resta, visto che non si può vagliare l’ipotesi di nuove assunzioni”. A questo proposito, cioè in una visione “futurista” sono due le possibilità offerte sul tavolo del confronto con l’attuale amministrazione. La prima, su proposta della consigliera Mara Scagni, va verso la cessione del servizio al Cissaca, “visto che la legislazione regionale non ha ancora dato risposte certe sul futuro di questo Consorzio e che quindi non si ha ancora la certezza materiale di un suo effettivo scioglimento a ottobre”. Appoggiando quindi la soluzione di “galleggiamento” fino a dicembre con la proroga, la Scagni chiede di lasciare aperto uno spiraglio sul Cissaca.
La seconda strada percorribile viene indicata dal vicepresidente Enrico Mazzoni, con riferimento all’articolo 25 del decreto legge sulle liberalizzazioni, cosiddetto “Cresci Italia”, passato il 21 marzo alle Camere. Il testo sembra escludere dalle limitazioni di chi ha sforato il Patto di stabilità quelle società speciali (ex municipalizzate) che danno servizi culturali, socio assistenziali ed educativi. Allora Mazzoni chiede: “perché non tenere aperta la porta di Aspal (che nella relazione del segretario generale letta dal sindaco in Consiglio comunale invece la escludeva perché è una partecipata), trasformandola entro gennaio 2013 in una ‘azienda speciale’, i cui servizi rientrino in quelli richiesti nel ddl, così che il servizio si mantenga pubblico e agli stessi livelli economici e qualitativi di oggi?“. Tutto ciò sempre considerando che per ora la strada debba essere quella della “proroga”, come soluzione intermedia.
“Come ho più volte ribadito – replica l’assessore Teresa Curino – sono al vaglio tutte le soluzioni. Ma bisogna dire con sincerità che al momento, allo stato attuale della normativa, l’unica soluzione sembrerebbe essere quella del passaggio a terzi del servizio, cioè a delle cooperative“. L’assessore ha ribadito come l’amministrazione comunale stia lavorando su questa problematica in stretta collaborazione con altri Comuni che si trovano nella medesima soluzione, come ad esempio Torino. “Qui la soluzione sta procedendo proprio verso l’affidamento a cooperative con un bando di gara” , visto che anche quella amministrazione non può puntare ad assunzioni nuove per il mancato rispetto del Patto di stabilità e per la situazione finanziaria dell’Ente. E sembrerebbe avere scartato la soluzione di “proroga”. Proprio come noi verrebbe da dire. La normativa attuale sembrerebbe porre uno “stop” ad altre soluzioni, ma anche il tempo non gioca a nostro favore.
Per ora quindi resta oscuro il futuro di questo servizio e dei suoi lavoratori precari, almeno fino a quando tra amministrazione, corte dei conti e legge non si faranno quadrare tutti i conti, tutte le soluzioni praticabili, con il solo ed unico obiettivo di “mantenere, proteggere e tutelare un servizio indispensabile e di eccellenza per la nostra società”.