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Case Atc, sale la richiesta: “100 domande per tre case”
L'applicazione della legge del 2010 introduce modifiche nei criteri per le assegnazioni delle case popolari. Più automatismi, ma non siamo ancora in grado di dire se sarà meglio o peggio. I Comuni temono esborsi maggiori per le situazioni di emergenza. più di 500 in lista di attesa
L'applicazione della legge del 2010 introduce modifiche nei criteri per le assegnazioni delle case popolari. ?Più automatismi, ma non siamo ancora in grado di dire se sarà meglio o peggio?. I Comuni temono esborsi maggiori per le situazioni di emergenza. più di 500 in lista di attesa
Almeno 500 famiglie solo in Alessandria sono in attesa di assegnazione di una casa popolare. “Il patrimonio abitativo non è assolutamente sufficiente a coprire la richiesta. Siamo ad un rapporto, a livello provinciale, di 100 richieste per 3 case“. E’ emerso nel corso di un incontro organizzato da Atc (nella foto la sede di via Milano) con i Comuni per illustrare come cambiano le regole per l’assegnazione delle case dell’agenzia territoriale per la casa. “Modifiche che rischiano di mettere in difficoltà i comuni”, è quanto sostengono gli amministratori locali.
Vengono infatti ridefinite le fasce di reddito per la determinazione dei canoni di affitto. Diciannove in tutto, calcolata sulla base della situazione economica del nucleo familiare sulla base della documentazione reddituale relativa all’anno fiscale di riferimento e non più sulla base della dichiarazione Isee. Le 19 fasce sono state raggruppate in ulteriori cinque categorie (sostegno, protezione, stabilità, sicurezza, permanenza) e il canone varia in base alla fascia, del 35% del canone base per la fascia sostegno fino al 240% della fascia di permanenza.
Viene introdotto per la prima volta il principio del canone massimo rispetto al reddito del canone minimo (480 euro all’anno). I Comuni e le Regioni dovranno intervenire in tempi rapidi per coprire eventuali difficoltà delle famiglie con il fondo sociale. Gli aggiornamenti delle situazioni critiche andranno fatte entro il 15 giugno di ogni anno. Sono proprio questi meccanismi ad essere “contestati” dai Comuni che temono un maggiore esborso anticipato, rispetto agli anni passati.
Inoltre, tra le altre novità, ci sono quell relative all’emissione dei bandi che dovranno essere rinnovati ogni quatto anni. I prossimi saranno ad Ovada ed Arquata.
“Si tratta di automatismi introdotti dalla legge – spiegano Roberto Bertelli, Maria Rosa Bottoni e il direttore Riccardo Sansebastiamo – ma non possiamo ancora valutare se tali cambiamenti saranno in meglio o in peggio”.
Resta il dato di un patrimonio abitativo che non è sufficiente a coprire la richiesta: “siamo in un rapporto di 100 domande per tre case disponibili”, dice Bertelli. In termini numerici, sono almeno 500 le domande in lista di attesa solo nel capoluogo.
La nuova normativa definisce anche la situazione di emergenza abitativa, per la quale ogni comune ha la possibilità di assegnare un 25% di alloggi eccedente la quota degli alloggi disponibili su base annua. Si considera emergenza abitativa per i nuclei che sono assoggettati a procedure di sfratto (senza distinzione tra finita locazione e morosità), per chi deve abbandonare a seguito di ordinanza di sgombero la propria abitazione, chi è profugo o rifugiato, chi risulta ospite per almeno tre mesi in dormitori publici.
Vengono infatti ridefinite le fasce di reddito per la determinazione dei canoni di affitto. Diciannove in tutto, calcolata sulla base della situazione economica del nucleo familiare sulla base della documentazione reddituale relativa all’anno fiscale di riferimento e non più sulla base della dichiarazione Isee. Le 19 fasce sono state raggruppate in ulteriori cinque categorie (sostegno, protezione, stabilità, sicurezza, permanenza) e il canone varia in base alla fascia, del 35% del canone base per la fascia sostegno fino al 240% della fascia di permanenza.
Viene introdotto per la prima volta il principio del canone massimo rispetto al reddito del canone minimo (480 euro all’anno). I Comuni e le Regioni dovranno intervenire in tempi rapidi per coprire eventuali difficoltà delle famiglie con il fondo sociale. Gli aggiornamenti delle situazioni critiche andranno fatte entro il 15 giugno di ogni anno. Sono proprio questi meccanismi ad essere “contestati” dai Comuni che temono un maggiore esborso anticipato, rispetto agli anni passati.
Inoltre, tra le altre novità, ci sono quell relative all’emissione dei bandi che dovranno essere rinnovati ogni quatto anni. I prossimi saranno ad Ovada ed Arquata.
“Si tratta di automatismi introdotti dalla legge – spiegano Roberto Bertelli, Maria Rosa Bottoni e il direttore Riccardo Sansebastiamo – ma non possiamo ancora valutare se tali cambiamenti saranno in meglio o in peggio”.
Resta il dato di un patrimonio abitativo che non è sufficiente a coprire la richiesta: “siamo in un rapporto di 100 domande per tre case disponibili”, dice Bertelli. In termini numerici, sono almeno 500 le domande in lista di attesa solo nel capoluogo.
La nuova normativa definisce anche la situazione di emergenza abitativa, per la quale ogni comune ha la possibilità di assegnare un 25% di alloggi eccedente la quota degli alloggi disponibili su base annua. Si considera emergenza abitativa per i nuclei che sono assoggettati a procedure di sfratto (senza distinzione tra finita locazione e morosità), per chi deve abbandonare a seguito di ordinanza di sgombero la propria abitazione, chi è profugo o rifugiato, chi risulta ospite per almeno tre mesi in dormitori publici.