Triste Alessandria
Buco o non buco?, Dissesto o non dissesto?, Crisi o non crisi per la città?. A pochi mesi dalle votazioni amministrative di Alessandria queste tre, interconnesse domande sono sempre più diventate centrali nel pensare il futuro della città da parte dei cittadini. Mentre nellarena della lotta elettorale ogni giorno appaiono nuovi nomi di pretendenti allufficio di Sindaco, in una rutilante giostra di nomi, individualismi e slogan elettorali, gli alessandrini sembrano porsi queste domande gu
?Buco o non buco??, ?Dissesto o non dissesto??, ?Crisi o non crisi per la città??. A pochi mesi dalle votazioni amministrative di Alessandria queste tre, interconnesse domande sono sempre più diventate centrali nel pensare il futuro della città da parte dei cittadini. Mentre nell?arena della lotta elettorale ogni giorno appaiono nuovi nomi di pretendenti all?ufficio di Sindaco, in una rutilante giostra di nomi, individualismi e slogan elettorali, gli alessandrini sembrano porsi queste domande gu
A dispetto di quello che il numero di candidati potrebbe suggerire nel senso di un entusiasmo collettivo per il momento elettorale e più in generale per la politica cittadina, dai discorsi vernacolari ascoltati a casa e nei bar, nei luoghi di lavoro e allo stadio, emerge una complessiva indifferenza verso questo appuntamento ed orizzonte di pensiero e pratiche. Un sentimento che si innesta sulla convinzione generale di declino della città. Le preoccupazioni maggiori degli alessandrini oggi appaiono legarsi al loro vissuto, del vivere quotidianamente in un territorio in cui aziende piccole e medie sono in fortissima sofferenza, in cui le grandi aziende assumono con il contagocce dopo avere utilizzato spesso a piene mani i fondi della cassa di integrazione guadagni.
A fronte dell’accrescersi di questa insicurezza, la città ha visto una veloce ritirata del “pubblico”. La Regione e la Municipalità nell’arco degli ultimi tre anni hanno tagliato fondi, servizi erogati a favore e protezione dei cittadini e in particolare delle fasce più esposte: giovani, disoccupati, anziani, malati, immigrati, per fare alcuni nomi. A fronte di questa ritirata si è visto un rallentamento della progettualità legata al territorio cittadino. Oggi si parla del nuovo Piano Regolatore, ma i dettagli di questo piano restano per lo più avvolte nel mistero per il più della cittadinanza (fatta eccezione di quando le proteste rumorose di qualche consigliere comunale portano alla luce dettagli di questa nuova progetto per Alessandria). Dei discorsi sullo sviluppo della logistica e del turismo che erano stati la base dei programmi elettorali di cinque anni fa, ben poco sembra essere stato fatto: colpa della crisi o di una mancata capacità di far di parole pratiche? Lasciamo pure i posteri giudicare, ma diventa fondamentale prendere coscienza di come questo “nulla”, così come mi è stato definito il progredire del territorio da un giovane operaio di una grande impresa chimica del territorio, sia alla base di quel disinteresse che si percepisce oggi parlano delle elezioni comunali di quest’anno. E se il passato non bastasse ad alimentare questo disincanto del mondo, le prospettive di ulteriori tagli, aumenti fiscali, misure di austerità non fanno che acuire il senso di tristezza che si vive.
Alla Politica alessandrina (“politica” nel senso più ampio di tessuto di partiti, movimenti ed associazioni che si muovono sul territorio, proponendo eventi, avocando e lavorando per un cambiamento della città) si delinea, quindi, un’emergenza che va oltre al risolvere il problema di un bilancio per ora solo ufficiosamente in dissesto: quello di ridare una prospettiva alla città, ai cittadini; indicare un nuovo, condiviso futuro per il nostro territorio, e iniziare con esso un nuovo cammino.
[da Città Futura]