Bocchio: “I rifiuti sono una risorsa”
Dalla newco tra Amiu e Iren, al percorso di privatizzazione di Aral. Passando per la raccolta differenziata (credo nel mix tra porta a porta e cassonetti) e le discariche del territorio. Colloquio senza steccati con il re della filiera alessandrina della monnezza
Dalla newco tra Amiu e Iren, al percorso di privatizzazione di Aral. Passando per la raccolta differenziata (credo nel mix tra porta a porta e cassonetti) e le discariche del territorio. Colloquio senza steccati con il re della filiera alessandrina della monnezza
attualmente direttore generale di Aral (l’azienda che si occupa di recupero e smaltimento), ma anche di Amiu, fino almeno al prossimo giugno, quando dovrebbe diventare operativa la newco con Iren. Lo abbiamo incontrato proprio nel suo ufficio in Amiu, nella sede di via Michel ad Alessandria, e ci è sembrato tutt’altro che un guerriero stanco, o un manager al capolinea (“ho due dirigenze, ma un unico stipendio: quanto guadagno però lo scopra lei. Non poco comunque, il giusto: perché io lavoro con passione, ma anche per denaro. E diffido di chi dichiara il contrario”). E, da persona schietta e capace di analisi e giudizi “taglienti”, non si è sottratto ad una conversazione senza steccati.
Direttore, lei è considerato l’eminenza grigia dei rifiuti alessandrini, e del business che gli ruota attorno. Entro fine anno riuscirà a coronare il suo progetto, di un’unica azienda capace di gestire tutto il ciclo, dalla raccolta allo smaltimento?
Io ci ho sempre creduto, e sono convinto che quello sia il futuro. Naturalmente arrivarci dipende da diversi fattori, e in particolare da come andrà la gara per la ricerca di nuovi soci di Aral, che per legge deve essere espletata entro fine 2012, anche se io confido in tempi più brevi. Va considerato che Alessandria con il 73% è socio di maggioranza, ma poi c’è Valenza con il 12%, e i comuni più piccoli con le loro quote, che vanno comunque interpellati ed ascoltati.
Non è detto che anche lì vinca Iren, insomma…
Esatto. Anche perché Aral è realtà davvero appetibile, e credo che i competitor di livello saranno diversi. Consideri che abbiamo uno degli impianti più evoluti d’Italia, e un’azienda che è un gioiello. Potenzialmente possiamo arrivare a “trattare” fino a 420 mila tonnellate di rifiuti all’anno, e il valore stimato di Aral, discariche comprese, si aggira intorno ai 50 milioni di euro. Con conti in ordine e 36 dipendenti. E pensare che quando l’ho presa in mano, nel 2008, l’azienda perdeva, a causa dell’opzione porta a porta ad Alessandria, circa 3 milioni di euro di fatturato all’anno, con un passivo di bilancio di un milione e mezzo.
Calma Bocchio: facciamo un passo indietro, e raccontiamo la storia dall’inizio. In sintesi, naturalmente.
D’accordo: ho cominciato ad occuparmi di rifiuti nel 1990, come presidente del Consorzio Smaltimento Rifiuti. Poi, alla fine della prima repubblica, ho mollato tutto, e sono tornato a fare il mio lavoro di dipendente della Centrale del Latte, di cui sono stato direttore fino al 2001. In quell’anno sono andato in pensione, ho ripreso ad interessarmi di politica locale, e nel 2002 sono entrato in consiglio comunale con il mio amico Pierangelo Taverna, e la lista Alessandria Viva, di ispirazione socialista. E mi è stata nuovamente proposta la presidenza del Consorzio, che dal 2003 con legge regionale è diventato Consorzio di Bacino. L’area di competenza è quella di 32 comuni, in cui Alessandria e Valenza sono i principali. Fin da allora il Consorzio aveva compiti di indirizzo politico strategico, gestione della tariffa e coordinamento della raccolta rifiuti (compito svolto ad Alessandria da Amiu), e Aral gestiva gli impianti.
Ma con la giunta Scagni ben presto lei è entrato in rotta di collisione, sul fronte raccolta differenziata e porta a porta. E’ così?
Diciamo che, da sempre, io sono contrario al porta a porta “spinto”. Credo invece che la strada più efficace per raggiungere traguardi importanti sul fronte della raccolta differenziata sia un mix tra porta a porta (che va bene per organico e indifferenziato) e cassonetti in strada (per carta, vetro e plastica). Quindi sicuramente ho disapprovato la scelta dell’amministrazione di centro sinistra, anche perché in quegli anni il porta a porta “spinto” fu adottato in maniera semplicistica, senza guardare all’intera filiera: la mano destra non sapeva quel che faceva la sinistra. Per cui, come ho già accennato, è vero che il porta a porta fece lievitare la percentuale di differenziata, ma al contempo crollò la quantità di rifiuti conferiti in Aral, e conseguentemente il fatturato di quest’ultima. Io, nel 2008, potevo compensare a questo squilibrio aumentando le tariffe di conferimento ai 32 comuni (e li avrei penalizzati tutti, per rimediare ad una scelta del comune di Alessandria), oppure investire sugli impianti, e andare a cercare i rifiuti fuori provincia e fuori regione. Ovunque, naturalmente nel rispetto di tutti i crismi, le modalità e i regolamenti. Ho seguito questa seconda strada, e i risultati sono rapidamente arrivati. Oggi Aral è una struttura di eccellenza.
Però nel frattempo Alessandria è tornata ai cassonetti in strada, e la raccolta differenziata è crollata: oggi siamo al 48% scarso…
Ma infatti io non sono stato d’accordo neppure con la scelta dell’amministrazione Fabbio di abolire completamente il porta a porta (tranne che in centro e in parte del Cristo). Vede, se guardiamo agli altri comuni del Consorzio che applicano la mia ricetta “mista”, la percentuale di differenziata supera il 60% in 28 realtà su 30, con punte sopra il 65%. E gli altri due comuni sono poco sotto il 60%. Quando anche Alessandria si deciderà, i risultati verranno. Del resto il passaggio al porta a porta costò diversi milioni di euro, e con il ritorno ai cassonetti sono stati spesi altri 3 milioni e mezzo. Non è che si può cambiare strada ad ogni cambio di amministrazione, questo è evidente..
Ma il problema ormai riguarderà la newco (Amiu 51%, Iren 49%) che si è aggiudicata la raccolta e il trasporto per Alessandria e altri 24 comuni associati. E’ così?
Esattamente. Spero che sia operativa dal 1 giugno. E’ un’operazione importante, che credo possa essere virtuosa per tutti, e ha un respiro per ora ventennale. Iren è un grande protagonista del mercato, e porterà indubbiamente risorse finanziarie che erano indispensabili, e il peso di una grande esperienza. Amiu ci mette il personale (trasferito “in continuità”, ossia senza essere licenziato e riassunto), macchinari e sede (concessa in uso ventennale, ma sempre di proprietà di Amiu Spa).
Nessun rischio che le bollette “lievitino”?
No, il contratto di servizio avrà gli stessi costi degli anni precedenti. L’unica novità sarà che la newco potrà riscuotere direttamente la Tia, la tariffa igiene ambientale che fino al 2012 è stata riscossa direttamente dal Comune di Alessandria, tramite Equitalia.
Qui arrivano le dolenti noti direttore: i crediti di Amiu verso Palazzo Rosso…
(nel frattempo, durante l’intervista, arriva a Bocchio sul cellulare l’eloquente telefonata di un fornitore, ndr) Purtroppo è così, la telefonata di poco fa l’ha sentita anche lei in diretta, ed un continuo durante la giornata. Ci devono una ventina di milioni di euro, forse di più. Ma se non incassiamo, non possiamo pagare i fornitori, è evidente. Mentre per Aral la situazione è migliore: il credito con il Comune di Alessandria è di 7/8 milioni, ma incide meno sul bilancio, perché per fortuna in questi anni abbiamo diversificato molto, e su un fatturato di circa 22 milioni di euro, solo il 25% arriva da comuni del nostro territorio.
Sul fronte Amiu, poi, c’è la questione dipendenti: si dice che siano troppi, e pure con una salute mediamente assai cagionevole: conferma?
Che siano tanti è indubbio: con la giunta di centro sinistra e il porta a porta passammo da 162 a 207, più le cooperative esterne. Io ho cercato di garantire il lavoro a tutti, e da quando abbiamo ridotto il porta a porta una parte del personale gira con i tricicli per la città: che in effetti è assai più pulita di prima. Dopo di che, la newco che per accordo assorbirà il 100% dei dipendenti Amiu farà naturalmente le valutazioni del caso. Quanto al tasso di assenteismo: siamo passati in un anno dal 25% al 18%: è bastato un dialogo trasparente con lavoratori e sindacati. E penso si possa migliorare ancora.
Poi ci sono le discariche direttore: in ordine cronologico ospitarle è toccato a Castelceriolo, Bassignana, e tra pochi mesi aprirà il nuovo insediamento in località Calogna, tra Solero e Quargnento. Quindi le discariche servono ancora, come anello finale della filiera?
Certo che servono: anche se un tempo c’erano tanti rifiuti, e poche discariche, e oggi è il contrario. E poi grazie ai nostri impianti di nuova generazione il 75% dei rifiuti che arrivano ad Aral si trasforma in cdr (combustibile da rifiuto), e solo il 25% va in discarica.
Però portare i rifiuti altrove (come stiamo facendo dal 2010, esaurita la piccola discarica di Mugarone di Bassignana, durata appena 7 anni) costa, e il progetto di località Calogna è davvero innovativo, da tutti i punti di vista. Un percorso gestito con vera competenza e intelligenza, soprattutto grazie al ruolo dei due sindaci di Solero e Quargento, Maria Teresa Guaschino e Luigi Benzi. Complessivamente il territorio che è stato più penalizzato nel tempo è senz’altro Castelceriolo, e direi tutta la Fraschetta. Sarebbe lungo ricostruire le motivazioni, che partono da fine anni Ottanta, e hanno una svolta in negativo con l’alluvione del ’94. Bisognava, pur nell’emergenza, scavare una buca apposita per tutto il materiale (parliamo di oltre un milione di tonnellate di detriti di ogni tipo) in arrivo dalle zone alluvionate, ma così non fu. E poi c’è il fatto che Castelceriolo, in quanto sobborgo del Comune di Alessandria, ha sempre avuto forme di compensazione pressoché nulle.
Ma lei Bocchio, che conosce questo comparto come forse nessun altro ad Alessandria, davvero si sente pronto alla pensione?
Sinceramente: il ruolo di amministratore delegato della newco (che probabilmente continuerà a chiamarsi Amiu) spetterà ad un manager Iren. E io mi auguro che si vada in tempi brevi verso l’integrazione societaria di tutta la filiera. Se qualcuno mi proporrà un ruolo diverso, di rappresentanza istituzionale, ne parliamo. Ma di stare in trincea 12 ore al giorno sono un po’ stanco, lo confesso….