“A Castelceriolo vent’anni di disagi: e adesso?”
La discarica del sobborgo alessandrino è oggi una montagnola, ricoperta da un impianto fotovoltaico. Ma dallimpianto di compostaggio tuttora in attività arrivano miasmi sempre più intensi. Insomma il progetto, secondo il presidente del locale Comitato, negli anni ha regalato al territorio soltanto problemi. Fino alla cambiale da 17 milioni di euro per il Comune di Alessandria
La discarica del sobborgo alessandrino è oggi una ?montagnola?, ricoperta da un impianto fotovoltaico. Ma dall?impianto di compostaggio tuttora in attività ?arrivano miasmi sempre più intensi?. Insomma il progetto, secondo il presidente del locale Comitato, negli anni ha regalato al territorio soltanto problemi. Fino alla cambiale da 17 milioni di euro per il Comune di Alessandria
Forse, quando il sindaco Fabbio, in ‘ottimistico’ tour pre elettorale nel sobborgo della Fraschetta, ha risposto con una ‘battutaccia’ alla provocatoria richiesta di risarcimento avanzata da alcuni esponenti del locale storico Comitato anti-discarica, lo ha fatto solo per allentare la tensione, che chi era presente assicura essere stata ‘palpabile’. Certamente però ha ottenuto l’effetto contrario, ossia quello di ridare fiato e vigore ad una protesta che, negli ultimi tempi, si era parecchio affievolita. E invece, da allora, tutto è ripartito: anche perché nel frattempo le “puzze” a Castelceriolo e nei paesi circostanti si sarebbero fatte nuovamente intense e fastidiose (“fuoriescono quando aprono le porte dei capannoni, per far entrare i camion che portano i rifiuti per la lavorazione”, afferma un abitante del paese). La discarica appare ora agli occhi dei passanti come una caratteristica ‘montagnola’, nel cuore di una campagna piatta, che più piatta non si può. Con un moderno impianto fotovoltaico che produce sì energia, ma senza un minimo gesto di gratitudine (leggesi: fornitura gratuita di energia elettrica) per le famiglie del paese, e dei dintorni.
E mentre Piercarlo Bocchio, direttore generale di Aral e Amiu, annuncia la prossima apertura all’interno della discarica della nuova “isola ecologica” per la raccolta differenziata, il Comitato che da tanti anni cerca di sensibilizzare Palazzo Rosso sulla situazione in cui si trova questo lembo di Fraschetta torna sul piede di guerra, o quasi.
La grande ‘sfortuna’ di Castelceriolo (e di altri sobborghi circostanti) in fondo è sempre stata questa: essere periferia di un Comune, come Alessandria, che ha costantemente utilizzato il territorio ‘oltre Bormida’ come un’appendice con pari e più doveri, e diritti un po’ ridotti. Figli di una circoscrizione minore? Così almeno viene vissuta l’esperienza della discarica da tanti abitanti del paese. Con un’aggravante storica: quando l’idea fu sviluppata, e concretizzata, a comandare ad Alessandria erano quelle giunte di sinistra (socialisti più comunisti) che in Fraschetta hanno sempre attinto voti a piene mani. E ‘fraschettari’ furono numerosi sindaci socialisti, da Felice Borgoglio a Francesco Barrera, fino a Giuseppe Mirabelli. Oltre allo stesso Piercarlo Bocchio, deus ex machina della filiera dei rifiuti, che con sincerità ammette: “gli abitanti della Fraschetta hanno tutte le ragioni dalla loro”.
Un simbolo di modernità?
“La discarica la aprirono mi pare nell’84 – ricorda Luigi Timo, presidente del Comitato anti-discarica – e ci fu spacciata come scelta di modernità, che avrebbe portato al territorio anche numerosi vantaggi, naturalmente tutti disattesi. Il bilancio finale parla solo di peggioramento della qualità del territorio, con conseguente deprezzamento dei terreni e degli immobili. Unico beneficio, davvero modesto, una riduzione della quota Ici. Castelceriolo è un paese davvero maltrattato dal Comune di Alessandria, e le recenti ironie del sindaco Fabbio sono state la ciliegina sulla torta”.
Ma facciamo un passo indietro. In principio ci furono le ruspe, che scavarono terra ‘rossa’ per cinque metri in profondità (“ma ben presto divennero 8, ai limiti della nostra falda acquifera”, precisa Timo), in questi terreni tra Castelceriolo e Spinetta Marengo, non lontano dallo stabilimento Michelin, e cominciarono a riempirli con rifiuti urbani. Sul fondo fu collocato un telo di protezione, che doveva fungere da filtro tra il materiale depositato e il fondo sottostante. “Si proseguì così per una decina d’anni – sottolinea il presidente del Comitato – finché dopo l’alluvione del novembre 1993, con decreto d’urgenza, arrivò oltre un milione di tonnellate di rifiuti di materiale non selezionato, a seguito naturalmente dell’emergenza alessandrina. I metri in altezza dai 7 previsti divennero 15.”.
Si aprì in quegli anni Novanta una fase complicata: “da un lato – continua Timo – la fase di fermentazione delle sostanze via via sotterrate generò gas metano assolutamente non previsto, almeno in quella quantità. Per cui in fretta e furia furono aperti piccoli pozzi per il prelievo del gas, anche per scongiurare possibili esplosioni. A regime, i pozzi erano circa quaranta. D’altro lato ci si accorse (e pure questo forse doveva essere messo in conto) che il velo di protezione disteso sul fondo dei terreni era diventato un colabrodo, con conseguente dimostrato inquinamento batterico delle falde. Per cui fu consigliato di utilizzare l’acqua per l’irrigazione, ma di non darla da bere agli animali”. E’ in quel contesto che la popolazione di Castelceriolo (ma in parte anche di Spinetta e San Giuliano Nuovo) avverte la necessità di auto rappresentarsi, e nasce nel 1999 il Comitato anti discarica. Che lega la propria battaglia, soprattutto sui tavoli della Regione Piemonte, a quella di Lega Ambiente e Medicina Democratica. “Alla fine del 2002 siamo riusciti – sottolinea il presidente del Comitato – se non altro a stoppare il progetto di centrale termoelettrica Ansaldo che sarebbe dovuta sorgere in località Ventolina, tra Castelceriolo e S. Giuliano Nuovo. E lì, va riconosciuto, decisivo fu l’apporto in regione dell’allora assessore Ugo Cavallera”.
Finalmente il porta a porta: ma per poco…
Vennero poi gli anni della giunta di centro sinistra a guida del sindaco Mara Scagni, durante i quali nel 2004 il Consorzio Smaltimento Rifiuti aprì la discarica di Precetto-Mugarone, mentre nel 2006 fu avviato il nuovo impianto di compostaggio sempre a Castelceriolo, in Regione Trono, per un costo di circa 5,5 milioni di euro. “Intanto – ricorda Timo – nel 2007 partiva la raccolta porta a porta, che fu credo uno dei grandi meriti della giunta Scagni, con eliminazione dei cassonetti di strada. Da noi in Fraschetta, in particolare, la percentuale di raccolta differenziata raggiunse rapidamente il 70%, contro il 50% circa della città. Quando l’attuale giunta Fabbio decise di cancellare il ‘porta a porta’ (in maniera assai costosa peraltro, con riacquisto di nuovi camion per la raccolta e di altri cassonetti stradali), noi realizzammo un accurato sondaggio tra gli abitanti del nostro territorio, da cui emerse in maniera plebiscitaria la contrarietà della popolazione rispetto alle decisioni di Palazzo Rosso.
Ma, si sa, non è che l’opinione dei cittadini, e soprattutto di quelli della Fraschetta, abbia mai contato gran che..”. C’è un ultimo punto su cui Luigi Timo invita a riflettere: “noi del Comitato, in collaborazione con i volontari del Wwf, abbiamo individuato e documentato (con materiale fotografico e video) l’esistenza sul nostro territorio di ben 32 discariche abusive, per lo più frutto del ‘riempimento’, da parte di privati e non solo, di ‘buchi’ scavati per prelevare la ghiaia per la costruzione dell’autostrada. C’era di tutto, comprese in qualche caso sostanze di origine non chiarita, provette medicinali, rifiuti farmaceutici. Insomma, in Fraschetta non ci siamo fatti mai mancare nulla. Vedremo cosa ci riserva il futuro: a tutti i candidati sindaco di Alessandria noi chiediamo di venirci a trovare, a Castelceriolo, e di sottoscrivere impegni precisi. Non è più tempo di ideologie, ma di impegni concreti e trasparenti”.