Il parere di Mara
Le ragioni dell'addio di Mara Scagni al Pd, annunciato nell'ultima seduta del Consiglio comunale: "Mi sono sentita sgretolare i fondamentali della mia adesione ad una forza politica a cui affidavo ideali, valori resistenziali, morali e spirito di servizio"
Le ragioni dell'addio di Mara Scagni al Pd, annunciato nell'ultima seduta del Consiglio comunale: "Mi sono sentita sgretolare i fondamentali della mia adesione ad una forza politica a cui affidavo ideali, valori resistenziali, morali e spirito di servizio"
Non è facile recidere un legame, specie se importante e vissuto con lunga e profonda adesione; volevo evitare di assumere decisioni motivate da risentimenti personali. Chiunque faccia politica deve pensare agli interessi generali, mai al proprio tornaconto personale. Dal 2007, anno dell’elezione del Consiglio in carica, ho offerto disponibilità ed ho sperato di riceverne, per condividere giudizi e valutazioni sui risultati della nostra Amministrazione; ritenevo utile delineare un giudizio più sereno e condiviso sui meriti e sulle responsabilità. Non certo per una rimozione dell’unica esperienza che il Pd (allora Ds e Margherita) sia riuscito ad esprimere ai vertici della città. In preparazione del prossimo rinnovo amministrativo ho offerto con spirito di servizio la mia esperienza ed il mio amore per la città e la mia gente. Il Pd, senza opporre alcuna ragione politica, mi ha fatto sapere di ritenere non più utile un percorso comune. Ho servito con lealtà e onestà il partito che sino ad oggi, mi ha espressa. Oggi lo lascio.
E’ un addio con rancore?
No, assolutamente; certo con grande rammarico. Ed anche con riconoscenza per tutto ciò che quella appartenenza mi ha permesso di offrire alla comunità provinciale e comunale. La decisione è maturata oggi, ma proviene da un percorso ragionato e non è legata ad un problema personale. Gli ultimi cinque anni sono stati una progressiva e crescente sofferenza per l’inadeguatezza di risposte che tutta la politica, sia nazionale che locale (io penso soprattutto alla mia parte) ha saputo dare ai problemi sul tappeto. Mi sono sentita sgretolare i fondamentali della mia adesione ad una forza politica a cui affidavo ideali, valori resistenziali, morali e spirito di servizio. In particolare si è anche affievolita la speranza di un terreno di ricerca e sintesi su quanto la migliore tradizione di servizio, trasversale a laici e cattolici, potesse esprimere. Ho portato con orgoglio il peso e l’onore di essere stata la prima cittadina, il primo servitore di questa città ed in questo senso di avere stretto un patto inscindibile con le forze politiche con cui mi sono presentata alle urne. Per questo solo oggi, a fine mandato, mi prendo la libertà di una decisione difficile e, ribadisco, sofferta.
E sul futuro Pd?
Il sentimento diffuso di antipolitica giustamente ha espresso ed esprime un bisogno di rinnovamento radicale di idee, metodi e logiche che abbandonino gli accordi delle nomenclature politiche. Al Pd auguro di interpretare meglio i cambiamenti epocali che viviamo e che richiedono approcci diversi: meno proclami e più risposte ai bisogni concreti. Il governo Monti non sarà una parentesi, finita la quale riprenderà la vecchia partita a scacchi. Ci vorranno nuovi metodi, nuove logiche, nuovi modi per coniugare sogni e bisogni. Solo la politica può costruire le regole del vivere insieme; ma una politica rivisitata, rinnovata, rinvigorita per donne e uomini che non vogliono annullarsi nei suoi rituali, ma offrire voce da ascoltare e condurre a sintesi. Lo scenario partitico attuale dovrà e potrà essere genesi di nuove forme di aggregazione e di espressione e stimolare nuovi approdi di rappresentanza collettiva. La scommessa è intrigante: temo che il Pd non ne sia all’altezza.
[dal blog Appunti Alessandrini]