Consiglio comunale: Mara Scagni lascia il Pd e si blocca la cessione delle quote Aristor
Una lunga seduta di Consiglio comunale ieri sera che ha lasciato il posto ad alcune rivelazioni: l'ex sindaco di Alessandria, Mara Scagni, ha annunciato la propria uscita dal Partito Democratico e il provvedimento di cessione delle quote Aristor è stato fermato dall'emendamento proposto da Malagrino. A fare da padrone, la protesta: in aula da parte della minoranza e sul loggione da parte di lavoratori dei Aristor e asili nido
Una lunga seduta di Consiglio comunale ieri sera che ha lasciato il posto ad alcune rivelazioni: l'ex sindaco di Alessandria, Mara Scagni, ha annunciato la propria uscita dal Partito Democratico e il provvedimento di cessione delle quote Aristor è stato fermato dall'emendamento proposto da Malagrino. A fare da padrone, la protesta: in aula da parte della minoranza e sul loggione da parte di lavoratori dei Aristor e asili nido
Ma i lavori di ordinaria amministrazione della seduta di ieri sera erano comunque numerosi e di una certa importanza sociale. A dimostrarlo è stata la presenza sul loggione di Palazzo Rosso di oltre 70 cittadini, tra dipendenti Aristor e educatrici degli asili nido della città, che in più occasioni hanno fatto sentire la propria voce con applausi e grida.
Ancora una volta il Consiglio comunale è iniziato con una forma di protesta della minoranza: nastro viola al braccio, segno di lutto nei confronti di un Comune quasi in dissesto, e striscioni di “attacco” contro il primo cittadino e contro alcune delle scelte che sta portando avanti con la propria amministrazione. Dai banchi della maggioranza la risposta arriva dal consigliere Mario Bocchio, che si alza in piedi e seguendo la scia dell’opposizione mostra un cartello di risposta: “Un milione e mezzo di denaro fuori bilancio. Avete preso ai poveri per dare al solito ricco!”.
Ma il colpo di scena, che era nell’aria da giorni ormai, è stato l’annuncio dell’ex sindaco Mara Scagni, dai banchi della minoranza, di uscita dal Partito Democratico. In pochi secondi è calato il silenzio e l’attenzione si è concentrata tutta sul discorso dell’ex primo cittadino. “E’ con sofferenza e dispiacere che ho fatto la scelta di recidere un legame, quello che da tempo mi lega al Pd”.
Tra dispiacere e commozione, la Scagni sembra ringraziare i colleghi di partito e non sembra rimpiangere nulla del “passato”, ma allo stesso tempo descrive una situazione nella vita della società che “necessita di un cambiamento, visto il sentimento di antipolitica che si è creato”. Poi parla di “sgretolamento” di una politica e di un partito “cui avevo affidato il mio impegno e i miei ideali” e che soprattutto sembra non “ritenere più utile una collaborazione insieme”. Dalle parole di Mara Scagni e dalla sua “voglia ancora di fare” si preannuncia la possibilità di un “rientro” in politica, magari proprio in vista delle prossime amministrative, ma fuori dal suo partito d’origine.
Altro “scoop” è stata la votazione sulla questione Aristor. La commissione Bilancio aveva approvato con parere favorevole, grazie al voto di Raica che si è aggiunto ai tre della maggioranza, il provvedimento di cessione del 15% delle quote dell’azienda che si occupa del servizio pasti delle mense cittadine, ancora in mano al Comune. Ma nella seduta del Consiglio la delibera è stata frenata dal capogruppo dei Moderati Diego Malagrino che ha presentato un emendamento, insieme ad una mozione, proprio per evitare questa privatizzazione. Si prevede la possibilità di indire l’assemblea dei soci dell’azienda affinché si apportino delle modifiche allo Statuto della società e si eviti la cessione della parte pubblica.
L’emendamento, messo in votazione, trova il sostegno della Lega Nord e del consigliere Giuseppe Bianchini: 33 presenti, 18 voti favorevoli, 15 (cioè la maggioranza) contrari. Così il provvedimento di recesso da Aristor viene bloccato e il sindaco Fabbio decide per il “ritiro” del provvedimento. A fine Consiglio l’assessore Franco Trussi non esita a esprimere il proprio parere, mezzo comunicato stampa: “L’approvato emendamento Malagrino (Moderati) sulla delibera Aristor ha come unico effetto la perdita di 25mila euro e non evita l’uscita dalla proprietà dell’azienda. “Il Comune non può rimanere socio, non potendo acquisire il 5% di Valenza come previsto dalla Dl 78/2010 (le amministrazioni non possono effettuare aumenti di capitali in società con perdite consecutive di tre anni): per statuto il socio pubblico dovrebbe avere, infatti, almeno il 20% delle quote, altrimenti decade dalla qualifica”. “Quindi conclude l’assessore Trussi – alla prossima assemblea di Aristor il Comune, in assenza di delibera del consiglio, decadrà dalla qualifica di socio, senza poter neppure ricavare i 25mila euro, grazie all’azione promossa dal consigliere Malagrino”.
Questa è stata la risposta dell’amministrazione, senza però contare che in una occasione, ovvero su un noto quotidiano, il direttore commerciale di Compass, Roberto Limentani, ha dichiarato che il bilancio di Aristor del 2011 non è in passivo. Comunque per ora resta tutto fermo, in attesa di vedere i “veri” sviluppi della vicenda. In realtà, a seguito delle affermazioni del consigliere Bellotti nei confronti del primo cittadino di “voler vendere tutto prima di andare via”, il sindaco Fabbio ha portato all’attenzione dell’aula la “motivazione politica” della questione Aristor. “Oltre all’aspetto normativo e quindi tecnico, c’era comunque un precedente che avrebbe potuto indirizzare la Giunta in questa direzione, cioè verso questa scelta di cessione delle nostre quote”. Il fatto sembra riguardare una “polemica”, un “equivoco”, scoppiato tra l’Ente comunale e alcuni genitori, a seguito della richiesta di maggiore controllo della qualità dei pasti e del servizio. “Ai genitori è apparsa ibrida la nostra posizione sul tema, ovvero sembrava che noi – spiega Fabbio – non volessimo effettuare i controlli perché parte in causa del servizio. Insomma un “equivoco conflitto di interessi”, che in realtà non c’è e non esiste”.
Dopo tutta una serata di attesa dal loggione, il presidente Cuttica di Revigliasco, nonostante la tarda ora, non ha voluto lasciare andare a casa senza nemmeno una parola le educatrici degli asili nido. Alle quali, purtroppo per ora, però, non è stato detto “nulla di più e nulla di meno” su quelle che sono le prospettive future della loro situazione lavorativa. “Non ho aggiornamenti o novità – ha spiegato l’assessore Curino – Niente di nuovo rispetto a quello già detto alle Rsu. Gli uffici stanno lavorando per vedere quali sono le strade percorribili”. Ma una cosa sembra essere “certezza” dalle parole dell’assessore: “La nostra volontà è mantenere i servizi educativi. Ovviamente con le modalità che ci sono consentite!”. La discussione è nata dall’interpellanza della consigliera leghista, Vittoria Poggio, che al termine dell’audizione della Curino, insieme a molti volti di ragazze dal loggione, ha commentato “non ho capito molto, ma speriamo che si lavori in questa direzione”. Anche per loro, quindi, per ora resta tutto fermo, tutto uguale.