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Addio a Mimmo Marchegiani, figura di spicco del sindacato alessandrino
Giovedì mattina la camera ardente presso la Camera del Lavoro. Il funerale alle 16 nella parrocchia di San Paolo
Giovedì mattina la camera ardente presso la Camera del Lavoro. Il funerale alle 16 nella parrocchia di San Paolo
E’ mancato ieri, al Policlinico San Matteo di Pavia, Domenico Marchegiani, punto di riferimento storico per le lotte sindacali e politiche alessandrine e non solo. All’età di 77 anni lascia la moglie, i suoi 3 figli, 7 nipoti e tanti amici e colleghi che di lui non dimenticheranno mai la fermezza nei valori, la generosità e la grande competenza. Nato in Abruzzo ma giunto ad Alessandria, responsabile del sindacato ferrovieri della Cgil prima e politico dopo, impegnato come assessore al lavoro nella Giunta Mirabelli, amministratore con incarichi nell’Usl 70 e nel Cissaca, nel 2009 aveva completato il libro Percorsi. Tracce, linee, passaggi tra vissuto personale e impegno sociale dove ripercorreva la sue esperienza di vita. Negli ultimi anni impegnato con Sinistra Ecologia Libertà, come ricordano i compagni di partito: “Mimmo ci ha onorato del suo aiuto a costruire il nostro percorso politico in Alessandria, pazientemente, insegnandoci a non perderci mai d’animo di fronte alle difficoltà quotidiane e alla sfida, davvero difficile e ancora non compiuta, di ricostruire nel nostro Paese una sinistra di popolo e credibile nelle sua capacità di rappresentanza. Lascerà una traccia indelebile del suo passaggio, preciso e documentato nei suggerimenti, sempre misurato nelle valutazioni, anche rispetto agli avversari”.
Giovedì mattina, a partire dalle 11.30, verrà allestita la camera ardente presso la Camera del Lavoro, in via Cavour, così da consentire a chi lo desiderasse di portargli l’estremo saluto. Dalle 14.30 si terrà l’orazione funebre a cura di Cesare Ponzano, responsabile Spi, insieme con un intervento del Segretario provinciale Cgil Silvana Tiberti. Alle 16 verrà poi celebrato il funerale nella parrocchia di San Paolo in via De Gasperi ad Alessandria.
Giovedì mattina, a partire dalle 11.30, verrà allestita la camera ardente presso la Camera del Lavoro, in via Cavour, così da consentire a chi lo desiderasse di portargli l’estremo saluto. Dalle 14.30 si terrà l’orazione funebre a cura di Cesare Ponzano, responsabile Spi, insieme con un intervento del Segretario provinciale Cgil Silvana Tiberti. Alle 16 verrà poi celebrato il funerale nella parrocchia di San Paolo in via De Gasperi ad Alessandria.
Sono passati pochi anni dalla pubblicazione del libro Percorsi di Domenico Marchegiani, per tutti noi Mimmo; per me, sua nipote, Zio Mimmo. Ho davanti agli occhi la copertina, con l’immagine di lui – allora giovane e valente macchinista delle Ferrovie dello Stato– che sbuca dal finestrino di un treno. I lineamenti sereni e buoni del volto gli sarebbero rimasti quelli…tutta la vita. E così è stato fino ad ieri, quando ci ha lasciati, mi ha lasciata.
Desidero sottolineare quanto io sia in prima persona smarrita: mi ha lasciata. Sì, perché ciò che ha rappresentato per me, sin da bambina, è tutto ciò che può mancare ad una comunità – e mai come in questo periodo lo avrei voluto vicino – che si fondi sui valori veri della democrazia e della continua costruzione della democrazia. Valori infatti che non sono mai scontati e che necessitano di sguardi nuovi e di dialogo volto alla riconquista giornaliera. Questo lo Zio Mimmo non solo l’aveva capito bene, ma l’ha perseguito in tutto l’arco del suo visuto di uomo pubblico, di rappresentante di Partito e di Sindacato, nei suoi più alti e difficili incarichi quale quello di Presidente dell’U.S.S.L 70. Una mente e, soprattutto una voce aperta, con la vocazione per l’altro da sé, per l’uomo in quanto essere da preservare nella sua migliore identità e nella sua migliore collocazione nella collettività.
A cominciare da un ambito che oggi tanti pensano essere tramontato: la famiglia.
Eppure, lo posso garantire, la sua famiglia, la nostra famiglia Marchegiani – e mio papà Angelo l’aveva così ben assimilato – ha incarnato ed incarna ancora – per chi è rimasto – la famiglia non con il colore bello della facciata, ma con il giardino interno fiorito.
Luogo dell’affetto profondo e del confronto, della protezione e dell’esortazione ad uscire, a far sentire la propria voce. Luogo del rispetto e della libertà. La stessa mediazione tra i punti di vista diversi per concentrarsi sulle distanze, usando parole dello zio.
Ciò che fu alla base del suo principio di autonomia sindacale e che lo guidò in ogni decisione e ruolo – pensiamo all’Assessorato al Lavoro negli anni ottanta – senza esitazioni, rafforzando ed ampliando il suo rapporto personale con i cittadini.
Torno al libro, a quel condensato di vita che sta nel sottotitolo Tracce, Linee, Passaggi tra vissuto personale e impegno sociale: lì gli scrissi una breve lettera. Gli dissi che aveva il vizio della politica, intesa come democrazia ed indefesso impegno sociale. Gli dissi che aveva il vizio della virtù. Glielo riconfermo oggi. Un messaggio al di là della politica e dell’antipolitica. Un messaggio per lui. Un messaggio di solo grazie.
GRAZIE ZIO MIMMO.
Rita
Desidero sottolineare quanto io sia in prima persona smarrita: mi ha lasciata. Sì, perché ciò che ha rappresentato per me, sin da bambina, è tutto ciò che può mancare ad una comunità – e mai come in questo periodo lo avrei voluto vicino – che si fondi sui valori veri della democrazia e della continua costruzione della democrazia. Valori infatti che non sono mai scontati e che necessitano di sguardi nuovi e di dialogo volto alla riconquista giornaliera. Questo lo Zio Mimmo non solo l’aveva capito bene, ma l’ha perseguito in tutto l’arco del suo visuto di uomo pubblico, di rappresentante di Partito e di Sindacato, nei suoi più alti e difficili incarichi quale quello di Presidente dell’U.S.S.L 70. Una mente e, soprattutto una voce aperta, con la vocazione per l’altro da sé, per l’uomo in quanto essere da preservare nella sua migliore identità e nella sua migliore collocazione nella collettività.
A cominciare da un ambito che oggi tanti pensano essere tramontato: la famiglia.
Eppure, lo posso garantire, la sua famiglia, la nostra famiglia Marchegiani – e mio papà Angelo l’aveva così ben assimilato – ha incarnato ed incarna ancora – per chi è rimasto – la famiglia non con il colore bello della facciata, ma con il giardino interno fiorito.
Luogo dell’affetto profondo e del confronto, della protezione e dell’esortazione ad uscire, a far sentire la propria voce. Luogo del rispetto e della libertà. La stessa mediazione tra i punti di vista diversi per concentrarsi sulle distanze, usando parole dello zio.
Ciò che fu alla base del suo principio di autonomia sindacale e che lo guidò in ogni decisione e ruolo – pensiamo all’Assessorato al Lavoro negli anni ottanta – senza esitazioni, rafforzando ed ampliando il suo rapporto personale con i cittadini.
Torno al libro, a quel condensato di vita che sta nel sottotitolo Tracce, Linee, Passaggi tra vissuto personale e impegno sociale: lì gli scrissi una breve lettera. Gli dissi che aveva il vizio della politica, intesa come democrazia ed indefesso impegno sociale. Gli dissi che aveva il vizio della virtù. Glielo riconfermo oggi. Un messaggio al di là della politica e dell’antipolitica. Un messaggio per lui. Un messaggio di solo grazie.
GRAZIE ZIO MIMMO.
Rita
Rita Rossa