Nidi per l’infanzia: rischio privatizzazione?
Lallarme non sembra infondato: la possibile privatizzazione dei servizi alessandrini per linfanzia e la formazione dei bambini inferiori ai sei anni si presenta, a quanto pare, come qualcosa in più di unidea. Con le finanze dellente comunale, di fatto al dissesto, il problema assume connotati di rilevanza oggettiva
L?allarme non sembra infondato: la possibile privatizzazione dei servizi alessandrini per l?infanzia e la formazione dei bambini inferiori ai sei anni si presenta, a quanto pare, come qualcosa in più di un?idea. Con le finanze dell?ente comunale, di fatto al dissesto, il problema assume connotati di rilevanza oggettiva
Una prima osservazione riguarda le “gioie” del precariato: questi risultati sono anche la conseguenza di una politica del lavoro e dell’occupazione del tutto distorta, soprattutto, come in questo caso, quando la si prospetti e la si promuova sulla pelle dei bambini ed in disprezzo di un servizio che dovrebbe fondare la vita del cittadino di domani. E, sia chiaro, non senza responsabilità complessive che sarebbe ingeneroso addossare solo alle amministrazioni comunali soprattutto di oggi, ma anche di ieri. La cultura e la formazione hanno sempre costituito il bacino di “taglio” preferito per la salvaguardia delle finanze dello Stato.
Ma veniamo al caso nostro con poche schematiche osservazioni. In linea teorica non sarebbe scandalosa una parziale privatizzazione; meglio un concorso del privato al servizio formativo. Tanto più che, cifre alla mano, non manca chi ha constatato che non sempre i costi del privato sono superiori a quelle del pubblico; magari, (perchè no?) soprattutto alle politiche ed alle scelte dell’attuale amministrazione.
Qui però il problema dei costi pur importante non è il solo da considerare, e forse neppure il più preoccupante. In effetti si rischia di scardinare un sistema formativo, riconosciuto da quasi tutti per la sua alta qualità ed apprezzato per i suoi risultati. Purtroppo, anche nella mentalità generalizzata e nella domanda dei “clienti” del servizio, “i nidi” in particolare”, ma molto spesso anche le scuole dell’infanzia vengono intesi come luogo di parcheggio, indispensabili soprattutto per i genitori che lavorano. Opinione distorta, ma radicata e conseguente alcune ben note condizioni di necessità: per cui qualunque struttura risponda a questa esigenza, viene considerata adeguata. Sfugge la necessità di un percorso formativo che passa attraverso le tappe indispensabili di un’acquisizione di autonomia che non può essere lasciata al caso: nessun bambino può essere buttato nell’acqua sfidando le sue capacità di nuotare senza accompagnamento. L’autonomia ed i processi relativi alla sua acquisizione si imparano con ragionevolezza o si impongono con inevitabili cadute di percorso che si portano dietro per una vita. Allo stesso modo i primi linguaggi espressivi hanno una loro logica che cresce se orientata. Proprio ciò che nei “nidi” comunali e nelle successive scuole dell’infanzia (basta un minimo di conoscenza e di informazione), il personale è capace di porre in atto. Ora concludiamo con un interrogativo: affidando il servizio ai privati si sarà in grado di controllare che le caratteristiche di tale formazione non ne soffrano; si sarà capaci di offrire qualcosa in più di un pure indispensabile, ma assolutamente inadeguato “parcheggio” dei bambini.
Che sperare? Auguri al prossimo sindaco!
[tratto da Appunti Alessandrini]