Un appello per l’Avogadro
Tempi difficili per lUniversità ad Alessandria? Gli studenti e laureati delle Facoltà alessandrine si sentono di reagire di fronte alle ombre che si scorgono allorizzonte anche se precisano: "studiare all'Avogadro: un'esperienza che ha molte luci"
Tempi difficili per l?Università ad Alessandria? Gli studenti e laureati delle Facoltà alessandrine si sentono di reagire di fronte alle ombre che si scorgono all?orizzonte anche se precisano: "studiare all'Avogadro: un'esperienza che ha molte luci"
“All’inizio del nostro percorso di studi abbiamo scelto l’Avogadro per molte ragioni, più o meno quelle che ogni neodiplomato di questo territorio può avere al termine della scuola superiore, una volta selezionato il settore in cui intende laurearsi: il posizionamento del Piemonte orientale nelle diverse classifiche nazionali (spesso ottimo, talora buono, mai di retroguardia), i vantaggi del piccolo Ateneo in termini di ridotta dispersività dell’ambiente formativo, di prossimità delle strutture, di maggior facilità di relazioni con i docenti e gli uffici, nonché il dinamismo e la vitalità di ogni giovane Ateneo, che ha tutto da costruire piuttosto che qualcosa da conservare. Stiamo constatando o abbiamo ormai constatato che a molte di queste attese l’Avogadro dà risposta positiva. In particolare, chi di noi ha concluso il suo percorso di studi, anche ottenendo elevati risultati, può testimoniare che non esistono particolari deficit nella formazione offerta dal nostro Ateneo. Anzi, possiamo affermare di aver verificato nei fatti il livello di preparazione acquisito, visti i riscontri positivi avuti nel prosieguo del nostro percorso, sia esso lavorativo o di alta formazione o di entrambe le specie. L’attenzione alla didattica è diffusa e tangibile; la qualità dei docenti e della ricerca è verificabile facendo scorrere curricula e bibliografie; le iniziative di riflessione scientifica e culturale sono numerose ed assumono talora rilievo nazionale o internazionale; le procedure amministrative sono più facilmente gestibili in confronto ai grandi Atenei, così come le occasioni di confronto con i docenti, specie nel momento essenziale della tesi di laurea.”
Ci sono, tuttavia, questioni problematiche all’interno del polo universitario, le quali (sicuramente in parte) possono essere alla base di questo momento di difficoltà:
“Ad esempio, non sfuggono a chi di noi frequenta Palazzo Borsalino e, quindi, le (ormai ex) Facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche le carenze delle strutture in termini di spazi per lo studio e la ricerca. Le sale di lettura e consultazione delle biblioteche sono sottodimensionate e gli spazi per lo studio inadeguati. Soprattutto, e ciò riguarda tanto Palazzo Borsalino quanto la bella e funzionale sede di Scienze MFN, non vi sono strutture di supporto all’Università, in particolare per gli studenti fuori sede. Questo limite non deve assolutamente essere sottovalutato o relegato al novero del superfluo, come se “piccolo Ateneo” fosse sinonimo di “Ateneo di provincia” nel senso deteriore dell’espressione. Si tratta di una carenza che limita l’espansione del bacino di utenza dei nostri corsi di laurea e impedisce l’arrivo di studenti da altre regioni e da altri Paesi, frustrando, sotto quest’ultimo profilo, gli sforzi che pure si compiono nella direzione dell’internazionalizzazione dell’Ateneo, i quali danno ottimi risultati sul piano della ricerca e stentano invece su quello della didattica. E in più il trasporto pubblico locale non avvantaggia neppure la mobilità interna allo stesso Piemonte orientale. Le vicende della sede di Giurisprudenza, ad esempio, mostrano la difficoltà di questo territorio a prendersi cura dell’Università, considerandola una risorsa strategica e non soltanto una “scuola” in più o, peggio, una preoccupazione in più. Ad aggravare questi limiti “originari” del polo universitario alessandrino è arrivata negli ultimi anni la scarsità di risorse.”
Così nasce un appello aperto a chi condivide i convincimenti di studenti e laureati – ai tanti attori del territorio della provincia, dai singoli cittadini, alle associazioni, agli ordini professionali, alle fondazioni, alle imprese, alle istituzioni locali – a sostenere il polo universitario.
L’obiettivo è, dunque, quello di richiamare la città e il territorio a considerare le sedi alessandrine dell’Avogadro una risorsa, un bene comune di cui prendersi cura, a verificare il valore della formazione e della ricerca.
“È chiaro, si tratta in grande parte di fattori critici che investono non solo l’Università (o esclusivamente la nostra), né, conseguentemente, vogliamo dar vita un cahier de doléance che pretenda ex ante una sua speciale considerazione. Ma è altrettanto evidente che sia questo il momento di scegliere quali beni comuni proteggere e quali no, discriminando tra necessità e volontà. Un passo in avanti è stato compiuto, indubbiamente, con l’importante accordo di programma dello scorso anno. Tuttavia, una certa preoccupazione a riguardo può essere alimentata da due incognite degli ultimi mesi: le difficoltà finanziarie del Comune e il destino istituzionale incerto della Provincia, che di quell’accordo sono parti.”
“Non stupiamoci che altre città e territori – amici novaresi in testa – corteggino i nostri corsi di laurea: è probabile che quelle esperienze di decisa e tangibile promozione dell’Università qualche ottimo frutto (anche in termini di indotto e in periodo di crisi) abbiano saputo generarlo. È nostra convinzione che la “capacità polmonare” del polo universitario alessandrino sia ampia: è questione di non negargli l’aria da respirare.”