Cgil sugli asili nido: “prorogare i contratti e riorganizzare il sistema”
Si chiude in queste ore la due giorni di formazione sui servizi educativi promossa da Cgil, che rilancia la trattativa con lamministrazione comunale: incontro entro 15 giorni, e se cè la volontà politica di farlo i contratti dei precari possono essere prorogati di altri 6 mesi
Si chiude in queste ore la due giorni di formazione sui servizi educativi promossa da Cgil, che rilancia la trattativa con l?amministrazione comunale: ?incontro entro 15 giorni, e se c?è la volontà politica di farlo i contratti dei precari possono essere prorogati di altri 6 mesi?
Sabato 25 invece, dalle 9 alle 12, sempre presso la Camera del Lavoro, è in programma un convegno sulla situazione dei servizi educativi, a partire dalla riflessione sulle criticità della gestione fondata su operatori precari e sulla situazione dei servizi alla prima infanzia in ambito regionale.
Spiega Silvana Tiberti, segretario provinciale Cgil: “quello che verrà presentato è il culmine di un lavoro cominciato un anno fa grazie all’impegno volontario di diversi insegnati, che hanno offerto la propria professionalità e il proprio tempo a titolo gratuito, e del ruolo importante giocato dalla provincia e in particolare dall’assessore Rita Rossa. Lo studio di Fortunati che verrà presentato in questa due giorni di formazione mette bene in luce come vi sia una squilibrio molto evidente fra i costi del servizio per bambino ad Alessandria (tra i 950 e i 1800 euro mensili circa la quota che il Comune deve integrare) rispetto alla maggior parte delle altre città italiane. Vista la crisi in atto, i servizi possono sostenersi solamente se vengono riorganizzati e dimostrano di essere efficienti e in grado di rispondere davvero alle esigenze del territorio. L’attuale amministrazione comunale dà invece segnali sempre più preoccupanti di voler dismettere anche questo servizio, provocando così uno stato di fibrillazione in tutto l’ambiente con ripercussioni negative tanto nell’immediato quanto nel lungo periodo”.
Fra i dati presentati a corredo dell’analisi, spicca il paradosso sulla frequenza dei bambini al nido: se da un lato il numero dei nati sul nostro territorio è in aumento (con un saldo positivo di 1047 bambini), cala invece il numero di iscritti e di coloro che frequentano, al momento attestato a circa 300 sui 360 posti disponibili. Le ragioni, secondo i rappresentanti sindacali, sono da individuare in una serie di concause: “rispetto ad altre realtà sul nostro territorio le tariffe hanno subito un aumento, proprio in concomitanza con la stretta economica provocata dalla crisi. Nell’alessandrino l’occupazione femminile si trova solo al 36%, e si tratta di un circolo vizioso, perché non avendo la possibilità di pagare una retta è impensabile trovare lavoro, ma senza un lavoro stabile le fasce medie difficilmente si possono permettere l’asilo, tanto è vero che rispetto al passato ora a frequentare gli asili sono soprattutto i figli di chi è molto ricco o con un reddito così basso da avere l’esenzione assoluta o quasi dal pagamento della retta”.
Per i sindacati la risposta da offrire al problema degli asili deve dunque essere strutturale, passando da una riorganizzazione del servizio che ponga fine al regime di precarietà entro il quale attualmente viene erogato (ben 70 operatori sono precari, e solamente 97 hanno invece un contratto a tempo indeterminato, quindi quasi il 50% degli operatori). Anche perché, spiega Tiberti: “a marzo e aprile riapriranno le iscrizioni alle scuole materne e agli asili. Gestire i servizi con tanti operatori precari vuol dire offrire sempre meno punti di riferimento e certezze alle famiglie, ma questo quando si parla di bambini è quantomai deleterio e finisce inevitabilmente per incidere anche sulla qualità complessiva dei servizi offerti”.
Quale dunque la situazione proposta dai sindacati?
Secondo Tiberti una soluzione temporanea esiste, utile per prendere tempo, rifiatare, e consentire di ragionare a una razionalizzazione completa del sistema. “Se ci fosse la volontà politica di farlo, sarebbe possibile prorogare i contratti di tutti i precari impiegati nei servizi educativi per altri 6 mesi, perché il periodo massimo per questo genere di contratti è di 36 mesi e finora ne sono stati utilizzati solamente 30”. Altre risposte potrebbero poi giungere da scelte prese a livello nazionale, spiega Nuccio Puleio, uno dei responsabili dello studio svolto nell’ultimo anno: “una soluzione sarebbe quella di eliminare la voce relativa ai servizi educativi dal patto di stabilità, magari già all’interno del decreto ‘mille proroghe’. Anche a livello nazionale servono interventi di razionalizzazione, come quello che mette ordine ai contratti, visto che a oggi è possibile svolgere le stesse mansioni percependo livelli di retribuzione anche molto diversi e poi inquadrando come merita lo stesso ambito degli asili nido, finora assimilato alle voci di Welfare. Si tratta invece di un vero e proprio servizi educativo, e prestigiosi studi hanno ormai da tempo dimostrato come si tratti in realtà di uno degli investimenti più proficui e lungimiranti che una società possa fare. Puntare sui processi educativi dei bambini è quanto di meglio degli amministratori possano scegliere. Non capire questo, o prendere provvedimenti differenti, è un atto colpevole e scellerato”.