Consultori: “Sconcertate dalla sentenza del Tar”
La sentenza emessa sul ricorso contro la deliberazione della Giunta Cota, sostiene che le giovani donne non hanno interesse a ricorrere in quanto non sono nè gravide nè già madri. il Tar ha completamente trascurato il diritto delle associazioni portatrici dei cosiddetti interessi diffusi a rappresentare le violazioni di tali interessi avanti lAutorità Giudiziaria"
La sentenza emessa sul ricorso contro la deliberazione della Giunta Cota, sostiene che le giovani donne non hanno interesse a ricorrere in quanto non sono nè gravide nè già madri. ?il Tar ha completamente trascurato il diritto delle associazioni portatrici dei cosiddetti interessi diffusi a rappresentare le violazioni di tali interessi avanti l?Autorità Giudiziaria"
La sentenza – emessa nella giornata di venerdì 10 febbraio – sostiene che le giovani donne non hanno interesse a ricorrere, in quanto non sono nè gravide nè già madri.
Il Tar, dunque, non si esprime in merito in merito alla reintroduzione, nella nuova delibera, del requisito della tutela della vita sin dal concepimento, già dichiarato illegittimo e discriminatorio nella prima sentenza. Così come non dice nulla relativamente all’ulteriore empasse per le associazioni che non abbiano tale requisito, consistente nella necessità di dimostrare un’esperienza e un’attività di almeno due anni. Il verdetto espresso dal tribunale si concentra, piuttosto, sul significato grammaticale della “particella ‘e’, frapposta nel testo tra ‘alle donne’ e ‘alla famiglia’. La congiunzione “e” esprime, infatti, nelle reali intenzioni della Giunta regionale, una relazione disgiuntiva inclusiva, con la conseguenza che l’esperienza biennale richiesta per l’inclusione negli elenchi in questione, può essere posseduta anche in uno solo dei due ambiti di riferimento contemplati.”
La Casa delle donne – così come molte altre associazioni – è ammessa, dunque, a pieno titolo al convenzionamento con le ASL all’interno del Protocollo di attuazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, in dipendenza della sua trentennale esperienza a tutela delle donne.
“Peccato che la ragione che ci ha spinto ad opporci alla Delibera – spiegano dalla Casa delle Donne di Torino -, anche attraverso la strada dei ricorsi, fosse quella di evitare che le donne della nostra Regione, soprattutto nel delicato momento di decidere se diventare madri o meno, siano sottoposte a pressioni di qualsivoglia ideologia. La motivazione che ravvisa un interesse a ricorrere solo nelle donne gravide e nelle donne già madri, è del tutto illogica, posto che, ai fini del ricorso, non si vede quale sia la differenza tra le donne già madri e le donne non gravide, quali erano le ricorrenti. Inoltre, ci pare che un’interpretazione di questo genere abbia la conseguenza di rendere, di fatto, la deliberazione della Giunta Regionale non impugnabile; è evidente che i tempi previsti per l’interruzione della gravidanza sono incompatibili con quelli di impugnazione di un atto amministrativo.”
Continuano le donne torinesi: “Il Tar ha omesso (per la seconda volta) di pronunziarsi proprio su quelle censure che evidenziavano la radicale illegittimità dell’ingerenza di chiunque nel percorso di IVG e nelle strutture pubbliche. Siamo fermamente convinte che, su questo punto, la Delibera violi sia la legge 194, sia quelle sui consultori. Rileviamo che il Tar ha completamente trascurato l’esistenza, nel nostro ordinamento, del diritto delle associazioni portatrici dei cosiddetti interessi diffusi (quale certamente è la Casa delle donne) a rappresentare le violazioni di tali interessi avanti l’Autorità Giudiziaria.
A nostro parere, la Casa delle donne di Torino aveva diritto ad ottenere l’annullamento di un atto che viola i diritti delle donne o, comunque, per lo meno, a vedere esaminati tutti gli argomenti proposti.”
Le donne di Torino per l’autodeterminazione, il comitato Se non ora quando “Alessandria e dintorni”, tutti le singole, i gruppi e le associazioni di donne della Regione che si sono mobilitati contro la Delibera, le consigliere Regionali e i gruppi di opposizione, intendono continuare la loro battaglia per difendere le Istituzioni, i Presidi Sanitari e i Consultori dal rischio che diventino palestre di ideologia.