Polveri sottili: Alessandria tra le città peggiori
Secondo il dossier Mal'Aria di Legambiente il capoluogo è in quarta posizione in Italia con 125 superamenti annui dei limiti. Per legge ne sono consentiti 35
Secondo il dossier Mal'Aria di Legambiente il capoluogo è in quarta posizione in Italia con 125 superamenti annui dei limiti. Per legge ne sono consentiti 35
Secondo i dati dell’Arpa Piemonte e del Comune di Alessandria all’8 febbraio (39 giorni dall’inizio dell’anno) i superamenti sono stati 23, con le concentrazioni di pm 10 che sono risalite dopo i giorni di tregua dovuta alla neve e al vento.
Per quanto riguarda gli altri capoluoghi piemontesi Asti è al sesto posto con 117 superamenti annui, Vercelli al 22esimo con 90, Novara al 25esimo con 84, Biella al 27esimo con 77 e Cuneo al 55esimo con 36; Verbania è l’unico capoluogo a non sforare.
Crescono, inoltre, le dimensioni degli sforamenti. Ed è una vera e propria emergenza, perché il particolato emesso dagli scarichi delle autovetture, dagli impianti di riscaldamento e dai processi industriali sono sostanze altamente dannose per la salute umana.
Nel 2011, secondo la classifica di Legambiente Pm10 ti tengo d’occhio, sulle 82 città monitorate, 55 hanno esaurito i 35 superamenti all’anno del limite di legge giornaliero per la protezione umana del pm10 (50 µg/m3). In particolare l’area della Pianura Padana rimane la zona più critica.
Se, per ipotesi, si potessero esaurire in anticipo i 35 superamenti consentiti ogni anno, Alessandria lo avrebbe già fatto per i prossimi 2 anni e mezzo.
Le cause dell’inquinamento atmosferico sono conosciute: il contributo del traffico veicolare è rilevante per le polveri fini e ancora di più per gli ossidi di azoto. Un’altra fonte sempre più influente in città è quella dei riscaldamenti. Scendendo nel dettaglio delle emissioni che provengono dalle diverse categorie di veicoli, sono sempre le automobili le peggiori “inquinatrici”, e sebbene sul mercato compaiano modelli di auto sempre più efficienti e alcuni progressi siano stati fatti sulla riduzione degli inquinanti che escono dai tubi di scappamento, non vanno sottovalutate quelle 9mila tonnellate di polveri a livello nazionale che derivano dall’usura degli pneumatici, dei freni e del manto stradale, che in buona parte finiscono nei nostri polmoni.
“Al traffico – commenta Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – si risponde troppo spesso con interventi occasionali di emergenza, come blocchi del traffico o targhe alterne, che possono servire a qualcosa solo se programmati in modo continuo nel tempo e associati a provvedimenti quali il pedaggio urbano. Il tutto, poi, va coordinato a livello nazionale da un Piano di risanamento della qualità dell’aria, che ancora si fa attendere, e al quale si devono associare altre misure come quelle sul riscaldamento che in molte città contribuisce in maniera sostanziale all’aumento dell’inquinamento dell’aria. La soluzione è possibile, richiede però più coraggio da parte degli amministratori e più responsabilità da parte dei cittadini”.
Oltre al pm10, con l’entrata in vigore del Decreto legislativo 155/2010 le città sono obbligate a monitorare anche la frazione più leggera e più pericolosa delle polveri sottili, ovvero il pm2,5, seppure per ora con l’obbligo di rispettare un limite annuale fissato a 25 μg/mc.
Altri inquinanti da considerare sono il biossido di azoto che si forma principalmente dai processi di combustione che avvengono ad alta temperatura e che a elevate concentrazioni può essere molto corrosivo e irritante e l’ozono troposferico, un inquinante secondario dovuto all’azione della radiazione solare sull’inquinamento già presente nell’aria, che caratterizza soprattutto i mesi estivi, irritante e con conseguenze anche gravi sulle vie respiratorie.
L’Arpa Piemonte ha recentemente pubblicato la quantità di emissioni di pm10 derivanti dal trasporto stradale. Il comparto contribuisce per oltre il 40% alle emissioni di particolato primario presenti a livello regionale. I livelli emissivi maggiormente critici si concentrano principalmente nelle aree urbane, caratterizzate da elevati volumi di traffico, con emissioni veicolari anche superiori all’80%.
Secondo l’Arpa Piemonte “la scarsa efficacia di azioni che promuovono l’uso di mezzi pubblici e/o ecologici quali la bicicletta favorisce l’utilizzo dei veicoli privati e pertanto il congestionamento del traffico nelle aree urbane. Le statistiche Aci confermano un parco auto in continuo aumento caratterizzato dall’incremento dei veicoli diesel, contraddistinti da fattori emissivi di pm10 più elevati”.
Se da una parte l’evoluzione tecnologica e la maggiore diffusione di combustibili più ecologici, quali metano e gpl, tendono a ridurre le quantità di particolato primario emesso, dall’altra l’incremento dei veicoli circolanti, in particolare quelli alimentati a diesel, provoca l’aumento dei volumi emissivi.
Le emissioni di particolato primario sono concentrate nei principali centri abitati, poiché sono legate non solo alle emissioni veicolari dirette dei gas di scarico dei motori, ma anche alle polveri derivanti dall’usura di freni e pneumatici, nonché alla risospensione delle polveri depositate sul manto stradale.