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I mille volti della religione all’italiana
Le nuove sfide della fede nostrana nellindagine del sociologo Franco Garelli, ospite martedì scorso allAcsal
Le nuove sfide della fede nostrana nell?indagine del sociologo Franco Garelli, ospite martedì scorso all?Acsal
Studiare l’atteggiamento di noi italiani nei confronti della religione e della spiritualità può davvero significare mettere a nudo l’anima dell’intero Paese. Martedì scorso, 7 febbraio, il sociologo Franco Garelli, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Torino, ha presentato all’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria il suo recente volume La religione all’italiana, edito da Il Mulino.
Il libro raccoglie e commenta i dati sviluppati nell’ambito di una grande ricerca su scala nazionale compiuta dall’Istituto Demoscopico Eurisko di Milano, svolta su un campione di più di 3200 soggetti fra i 16 e i 74 anni.
Ciò che scaturisce dall’indagine, spiega il sociologo, è che, nonostante sia sempre in atto un processo di secolarizzazione, l’Italia rimanga comunque un Paese in cui il sentimento religioso è particolarmente diffuso. Ben l’80% degli italiani si dichiara cattolico, ma si tratta di un gruppo in cui convogliano sensibilità molto diverse fra di loro. A fianco a uno zoccolo duro di cattolici convinti e praticanti, troviamo coloro che si definiscono tali solo per tradizione familiare e cultura e ancora una parte che vive la propria identità cattolica solo nei momenti di passaggio, nonché in determinate situazioni dell’esistenza.
Il dato più interessante e caratteristico di questa “religione all’italiana” lo si ritrova, tuttavia, nell’incongruenza fra un 70% degli intervistati che ritiene di poter essere buoni cattolici pur senza seguire le indicazioni della Chiesa riguardo la morale sessuale e familiare, e un 76% che chiede invece agli ambienti ecclesiali di non cedere sulla conservazione di quei principi che la mentalità comune vorrebbe abbattere.
Secondo il professor Garelli, tali dati dimostrano che la fede degli italiani è cambiata: da baluardo incrollabile, è diventata una condizione costellata da dubbi e incertezze, a seconda dei momenti della vita di ognuno. Se il tratto caratteristico della moderna società è la sua estrema fluidità, anche la spiritualità, che ne rappresenta uno dei tasselli, si fa elastica e mutevole.
La religione si piega in un certo senso alle esigenze della sensibilità contemporanea, modellandosi a seconda delle diverse domande di significato e di un necessario recupero delle proprie radici all’interno di un mondo globalizzato, che vive sempre più l’esperienza della pluralità culturale.
La serata è stata anche pretesto per commentare i risultati di un’indagine compiuta da alcuni parroci di Alessandria, fra cui don Silvano Sirboni, nelle chiese cittadine. Dai più di quattrocento questionari compilati ed esaminati emergono dati interessanti, in molti punti coincidenti con le dinamiche a livello nazionale. Il bisogno di religione come chiave di significato della propria esistenza si accompagna alla più concreta richiesta di una Chiesa impegnata nel sociale, a favore dei più deboli e meno fortunati, e meno commista al potere.
Il libro raccoglie e commenta i dati sviluppati nell’ambito di una grande ricerca su scala nazionale compiuta dall’Istituto Demoscopico Eurisko di Milano, svolta su un campione di più di 3200 soggetti fra i 16 e i 74 anni.
Ciò che scaturisce dall’indagine, spiega il sociologo, è che, nonostante sia sempre in atto un processo di secolarizzazione, l’Italia rimanga comunque un Paese in cui il sentimento religioso è particolarmente diffuso. Ben l’80% degli italiani si dichiara cattolico, ma si tratta di un gruppo in cui convogliano sensibilità molto diverse fra di loro. A fianco a uno zoccolo duro di cattolici convinti e praticanti, troviamo coloro che si definiscono tali solo per tradizione familiare e cultura e ancora una parte che vive la propria identità cattolica solo nei momenti di passaggio, nonché in determinate situazioni dell’esistenza.
Il dato più interessante e caratteristico di questa “religione all’italiana” lo si ritrova, tuttavia, nell’incongruenza fra un 70% degli intervistati che ritiene di poter essere buoni cattolici pur senza seguire le indicazioni della Chiesa riguardo la morale sessuale e familiare, e un 76% che chiede invece agli ambienti ecclesiali di non cedere sulla conservazione di quei principi che la mentalità comune vorrebbe abbattere.
Secondo il professor Garelli, tali dati dimostrano che la fede degli italiani è cambiata: da baluardo incrollabile, è diventata una condizione costellata da dubbi e incertezze, a seconda dei momenti della vita di ognuno. Se il tratto caratteristico della moderna società è la sua estrema fluidità, anche la spiritualità, che ne rappresenta uno dei tasselli, si fa elastica e mutevole.
La religione si piega in un certo senso alle esigenze della sensibilità contemporanea, modellandosi a seconda delle diverse domande di significato e di un necessario recupero delle proprie radici all’interno di un mondo globalizzato, che vive sempre più l’esperienza della pluralità culturale.
La serata è stata anche pretesto per commentare i risultati di un’indagine compiuta da alcuni parroci di Alessandria, fra cui don Silvano Sirboni, nelle chiese cittadine. Dai più di quattrocento questionari compilati ed esaminati emergono dati interessanti, in molti punti coincidenti con le dinamiche a livello nazionale. Il bisogno di religione come chiave di significato della propria esistenza si accompagna alla più concreta richiesta di una Chiesa impegnata nel sociale, a favore dei più deboli e meno fortunati, e meno commista al potere.