Addio ai Borsalino e ai loro tempi
L'altro giorno è morta l'ultima erede della dinastia Borsalino. Tanti media, locali e non, hanno dedicato articoli a questa signora perbene, intelligente e sensibile. Proponiamo una riflessione a margine di Fabrizio Ferrari
L'altro giorno è morta l'ultima erede della dinastia Borsalino. Tanti media, locali e non, hanno dedicato articoli a questa signora perbene, intelligente e sensibile. Proponiamo una riflessione a margine di Fabrizio Ferrari
Un articolo mi ha colpito in maniera perticolare: nel raccontare la storia della dinastia, ricordava come a inizio Novecento la famiglia Borsalino abbia donato alla città l’acquedotto, il sanatorio e la casa di riposo.
Ecco, credo di aver capito che questo successe in varie città d’Italia, dove gli imprenditori, consci delle necessità delle realtà in cui operavano, investirono per realizzare opere e infrastrutture pubbliche.
E oggi?
La casa di riposo ce la siamo appena venduta a una cordata di cooperative. Si tratta di imprenditori? Usano la nobile istituzione della cooperativa (come intesa inizialmente) per assai meno nobili fini (contratti capestro, facilitazioni fiscale, ecc.)?
E il Sanatorio? Recuperato dall’abbandono pochi anni or sono, oggi pare sia in vendita. Ha sempre stentato a decollare, e la giunta regionale che sta tagliando la sanità presto potrebbe far calare la scure anche qui. Come finirà? Uno speculatore si acquisterà l’immobile, e il centro di ribilitazione finirà nelle mani di qualche fondazione (altra nobile istituzione, in principio) ospedaliera privata (magari legata alla Chiesa, o alla criminalità organizzata).
Cosa rimane?
L’acquedotto. Bè, un referendum dovrebbe averlo blindato, almeno per ora.
Un’altra cosa, rimane.
Rimane il rimpianto per gli Imprenditori, quelli veri.