Blockbuster: “un grosso punto interrogativo”
780 dipendenti in Italia e una ventina in provincia in attesa di sapere che ne sarà del loro lavoro. Non ricevono gli stipendi né informazioni in merito alla chiusura dei punti vendita. Una situazione allarmante a livello nazionale, noi abbiamo parlato con le colonne portanti dello store di Alessandria
780 dipendenti in Italia e una ventina in provincia in attesa di sapere che ne sarà del loro lavoro. Non ricevono gli stipendi né informazioni in merito alla chiusura dei punti vendita. Una situazione allarmante a livello nazionale, noi abbiamo parlato con le ?colonne portanti? dello store di Alessandria
Sanno che il punto vendita – come altri 80 su 118 in tutta Italia – sarà acquisito da Essere e Benessere spa (servizi farmaceutici e parafarmaceutici), che l’azienda è in liquidazione, che i dipendenti che non perderanno il lavoro saranno 1 su 7 – un centinaio su tutto il territorio nazionale.
Restano ignoti – ai dipendenti di Alessandria così come a quelli del punto vendita casalese – le tempistiche con cui verrà cessata l’attività, le date di chiusura del negozio, i termini con cui verrà aperto il nuovo punto vendita, i criteri di selezione del dipendente che potrà continuare a lavorare e la tipologia di contratto che verrà stipulato con la società.
Ai dipendenti spetterà sicuramente un periodo di cassa integrazione e mobilità ma loro chiedono soprattutto chiarezza in merito al loro destino.
“Qui siamo in 6 – ci spiega Silvia Marcolin, responsabile del punto vendita alessandrino -, non stiamo recependo lo stipendio (abbiamo ricevuto solo un acconto su quello di dicembre), non sappiamo cosa ci attende. Da quando siamo in liquidazione (giugno), abbiamo sempre appreso le notizie da internet, solo dopo l’azienda ha mandato conferme e comunicazioni ufficiali. Avremmo dovuto ricevere lo stipendio il 10 di gennaio e il 12 hanno mandato l’avviso di sospensione dei pagamenti.”
Ecco la comunicazione ricevuta dall’azienda il 12 gennaio:
“La situazione di Casale è peggio della nostra – prosegue Silvia – Lì i dipendenti sono già in cassa integrazione perché gli orari del negozio sono già stati ridotti.”
“Sono stati organizzati degli scioperi – racconta Raffaella della Penna, dipendente – ma noi non abbiamo partecipato perché non ci è sembrata un’iniziativa strutturata seriamente. Ci vorrebbe una manifestazione a livello nazionale e più attenzione da parte dei media visto che è un disagio che coinvolge quasi 800 persone.
Io lavoro qui da 10 anni e lei – riferendosi alla responsabile Silvia – da 14. Da un giorno all’altro potrebbero chiudere il negozio senza dare nessuna spiegazione. Ad Alba hanno fatto così: il 27 dicembre hanno comunicato la chiusura del punto vendita a partire dal 28. Qui mercoledì 25 e hanno oscurato l’insegna.”