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Pronto il turboespansore e presto avrà un gemello
Il 30 gennaio sarà inaugurato in zona Aulara il primo turboespansore cogenerativo d'Italia, in grado di produrre energia per il fabbisogno di 1000 famiglie usando olio di girasole, mais o colza. "Entro marzo sarà progettato un impianto gemello a Lobbi"
Il 30 gennaio sarà inaugurato in zona Aulara il primo turboespansore cogenerativo d'Italia, in grado di produrre energia per il fabbisogno di 1000 famiglie usando olio di girasole, mais o colza. "Entro marzo sarà progettato un impianto gemello a Lobbi"
E’ tutto alessandrino il primo impianto di turboespansione cogenerativa che sarà inaugurato da Amag il 30 gennaio, in zona Aulara. “Un momento molto importante per l’azienda”, ha detto il presidente Amag Lorenzo Repetto nel corso della presentazione alla stampa. Amag, a motore ancora fermo, si dice già pronto a raddoppiare: entro il mese di marzo sarà pronto il progetto per un impianto gemello a Litta. “E ci sono già importanti contatti per portare il progetto fuori Amag.”, si lascia scappare Repetto. La Toscana potrebbe essere infatti interessata ad utilizzare la tecnologia sviluppata dalla azienda partecipata alessandrina.
Un dato è certo, si parte, e questa volta davvero, il 30. “In questi giorni abbiamo prodotto i primi 16 mila chilowatt ora – annuncia Repetto – e pensare che un anno e mezzo non nascondo che eravamo preoccupati”.
Il primo annuncio sull’imminente partenza dell’impianto di produzione di energia fu fatto ad ottobre 2011.
Al taglio del nastro avrebbe dovuto esserci anche il ministro Romani. Ai tempi del governo Monti, non ci sarà nessun ministro, ma hanno garantito la presenza il segretario nazionale Cisl Raffaele Bonanni e il commissario europeo Antonio Tajani.
Il turboespansore cogenerativo è un impianto in grado di unire due diverse tecnologie che fino ad oggi viaggiavano separatamente. Concretamente, permette di produrre energia elettrica grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili, cioè olio vegetale come mais, girasole, colza, il cui residuo, ovvero i “fumi” vengono riutilizzati per produrre calore. Un modello che permette un risparmio energetico grazie alla produzione combinata di energia e calore e “sintetizza il nostro impegno verso il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente”.
“Permetterà di ridurre di 1000 tonnellate annue le emissioni di Co2 in atmosfera”. Ma secondo il sindaco Piercarlo Fabbio potrebbero essere anche di più.
A regime, ci si attende che produca 4 milioni 500 mila Kwh elettrici all’anno, pari al consumo di 1000 famiglie. Per alimentare l’impianto, occorrono 700 tonnellate di olio vegetale, equivalente a 2000 ettari di terreno. Obiettivo di Amag e del comune di Alessandria è quello di reperire il prodotto in zona, utilizzando la filiera corta, proponendo un accordo a 15 anni con le associazioni agricole della zona per la fornitura. Il primo “carico” è made in Bergamo, “ma il secondo potrebbe essere alessandrino”.
Il sindaco Piercarlo Fabbio prova a fare a spanne due conti: “in linea teorica, basterebbe la superficie agricola del solo comune di Alessandria, ma è ovvio che ci allargheremo al vicinato. Siamo consapevoli e convinti infatti che il fine primario dell’agricoltura della essere quello della produzione di alimenti. Quello per l’energia deve essere residuale”.
In termini economici, il costo del progetto è di 1 milione 500 mila euro che, secondo Repetto, sono recuperabili in tre anni e che se fosse esportato potrebbe portare un 30% in più dell’investimento iniziale.
Un dato è certo, si parte, e questa volta davvero, il 30. “In questi giorni abbiamo prodotto i primi 16 mila chilowatt ora – annuncia Repetto – e pensare che un anno e mezzo non nascondo che eravamo preoccupati”.
Il primo annuncio sull’imminente partenza dell’impianto di produzione di energia fu fatto ad ottobre 2011.
Al taglio del nastro avrebbe dovuto esserci anche il ministro Romani. Ai tempi del governo Monti, non ci sarà nessun ministro, ma hanno garantito la presenza il segretario nazionale Cisl Raffaele Bonanni e il commissario europeo Antonio Tajani.
Il turboespansore cogenerativo è un impianto in grado di unire due diverse tecnologie che fino ad oggi viaggiavano separatamente. Concretamente, permette di produrre energia elettrica grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili, cioè olio vegetale come mais, girasole, colza, il cui residuo, ovvero i “fumi” vengono riutilizzati per produrre calore. Un modello che permette un risparmio energetico grazie alla produzione combinata di energia e calore e “sintetizza il nostro impegno verso il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente”.
“Permetterà di ridurre di 1000 tonnellate annue le emissioni di Co2 in atmosfera”. Ma secondo il sindaco Piercarlo Fabbio potrebbero essere anche di più.
A regime, ci si attende che produca 4 milioni 500 mila Kwh elettrici all’anno, pari al consumo di 1000 famiglie. Per alimentare l’impianto, occorrono 700 tonnellate di olio vegetale, equivalente a 2000 ettari di terreno. Obiettivo di Amag e del comune di Alessandria è quello di reperire il prodotto in zona, utilizzando la filiera corta, proponendo un accordo a 15 anni con le associazioni agricole della zona per la fornitura. Il primo “carico” è made in Bergamo, “ma il secondo potrebbe essere alessandrino”.
Il sindaco Piercarlo Fabbio prova a fare a spanne due conti: “in linea teorica, basterebbe la superficie agricola del solo comune di Alessandria, ma è ovvio che ci allargheremo al vicinato. Siamo consapevoli e convinti infatti che il fine primario dell’agricoltura della essere quello della produzione di alimenti. Quello per l’energia deve essere residuale”.
In termini economici, il costo del progetto è di 1 milione 500 mila euro che, secondo Repetto, sono recuperabili in tre anni e che se fosse esportato potrebbe portare un 30% in più dell’investimento iniziale.