Un “nuovo” Comunale?
In una conferenza-stampa Sindaco e ASL hanno annunciato lavvio della bonifica del Comunale. La correttezza e lefficacia del progetto sono state valutate dal Servizio Spresal. A cantieri conclusi, se verrà concessa dallautorità sanitaria la restituibilità dei locali, gli alessandrini potranno stare tranquilli?
In una conferenza-stampa Sindaco e ASL hanno annunciato l?avvio della bonifica del Comunale. La correttezza e l?efficacia del progetto sono state valutate dal Servizio Spresal. A cantieri conclusi, se verrà concessa dall?autorità sanitaria la restituibilità dei locali, gli alessandrini potranno stare tranquilli?
Pertanto l’ormai celebre “Switch 1988” questa volta dovrà operare bene. Già, perché da tempo tutti -tranne il Comune- sanno che la tragedia è successa per un errore certamente involontario da parte della ditta incaricata di rimuovere pannelli contenenti amianto da un locale dove si presentavano fissi, protetti e monitorati. Qualcuno ha tentato di trovare nell’edificio altri punti da cui potesse provenire amianto, al di là del cantiere Switch, ma invano; Aspal e Spresal avevano fatto un ottimo lavoro di controllo e di sistemazione. Insomma, senza la minima intenzionalità ma probabilmente con una qualche imperizia, la Switch ha sbagliato. Infatti dovrà subire un’ammenda da parte del Tribunale. Talvolta ci sanzionano ingiustamente, ma spesso, se ci fanno una multa, vuol dire che almeno un minimo di colpa ce l’abbiamo. Inoltre una ditta che di questi tempi accetta di fare gratuitamente un secondo, molto oneroso intervento e di rinunciare (non lo so, ma mi sembra ovvio) alle spettanze del primo, o è borderline irreversibile o sa di avere torto.
Diversamente giudicabili gli altri aspetti della conferenza-stampa. A cominciare dai tempi; ai primi di dicembre la presidentessa del Tra aveva proclamato l’inizio dei lavori e annunciato la riapertura ad aprile; oggi Fabbio parla di giugno. Alle esternazioni di Mancuso -si sa- non crederebbe neanche la sua mamma, ma il problema è un altro. A me sembra, da quanto leggo, che dopo cento giorni lavorativi (che, mal contati, fanno cinque mesi) finirà la bonifica, i cui esiti dovranno essere certificati dallo Spresal; “poi” cominceranno gli interventi strutturali: muratura, riscaldamento, etc; tutti piuttosto complessi. Insomma, ho l’impressione che Fabbio inaugurerà il “nuovo” teatro con la fascia tricolore solo se rieletto (quindi, se ricandidato).
Si badi: il Comunale sarà “nuovo” non perché cambiato fisicamente, ma perché rivoluzionato nelle funzioni. Per rafforzare il concetto Fabbio ha ripetuto una volta di più che, prima, il Comunale apriva soltanto “trenta volte” l’anno. Sono convinto che non gli crede nessuno, ma preferisco ribadire. Da settembre a maggio, oltre alla quotidianità cinematografica, il Comunale animava/ospitava una media di almeno due-tre attività al giorno. In particolare mi piace ricordare che dal Gabinetto del Sindaco arrivavano innumerevoli patrocini per collocare varie attività nelle sale del Comunale. Intendiamoci: è giustissimo che un teatro municipale sia un contenitore a disposizione della città; ma sia chiaro che le suddette richieste valevano, da sole, innumerevoli giornate di manifestazioni aperte al pubblico. Aggiungeteci gli spettacoli in e fuori cartellone, decine e decine di appuntamenti del teatro-scuola, i noleggi da parte di terzi paganti, le iniziative stagionali dell’Unitre e del Gruppo Cinema, e chissà cosa dimentico, e giudicate voi le trenta volte del Sindaco.
La novità vera non è dunque la quantità, bensì l’annuncio del primo cittadino che il teatro non sarà più tale, si trasformerà in un centro commerciale, con due iniziali punti di forza: bookstore e palestra. I librai (i tradizionali e quelli multivendita) si ritroveranno una inaspettata concorrenza; e anche i piccoli imprenditori che curano le nostre manie di fitness, dovranno fare i conti con l’ex galleria del Comunale. A proposito, essendo tale galleria in pendio piuttosto ripido, suggerisco di specializzarla in free climbing; dirò di più: potrebbe diventare un’accademia a livello mondiale di arrampicamento sui vetri insaponati (a meno che il Comune non abbia i soldi per abbattere la gradonata e di conseguenza mezzo foyer, e per attuare una radicale ristrutturazione, naturalmente tutto entro giugno).
Colpisce infine che Fabbio (laureatosi con una tesi sui rapporti fra teatro e cinema) si accorga soltanto adesso dell’andamento nazionale degli incassi cinematografici. Nei protocolli del TRA si possono trovare mie proposte di riservare ad una attività di proiezioni qualitative quell’ottimo sito cinematografico che anni fa il direttore Aspal Anna Tripodi realizzò con le sale Ferrero e Zandrino. La nozione di film di qualità è completamente cambiata, non riguarda soltanto il prodotto ma il modo di fruirlo; ben venga un “cinesalotto” dove siano accolti spettatori stufi sia di multiplex che di home video. Ma che gli proponiamo, secondo Fabbio: i “cineasti locali”? un ritorno di “Ring!” con cinecritici del Cristo contro cinecritici degli Orti? Capisco che il Sindaco voglia recuperare con la Lega, ma mi pare abbia un po’ derapato.
È storia vecchia anche fare teatro con la sola platea, abolendo il condizionamento del cinema. Va bene, ma non dimentichiamoci di avere il secondo palcoscenico del Piemonte, con cui abbiamo fatto proposte uniche al territorio. E lo spazio recuperato usiamolo per moltiplicare le possibilità di incontro, di rappresentazioni, di musica. Incrementiamo pure l’offerta di ristoro, un accessorio oggi importante per i servizi culturali. Occupiamoci di libri, certo, ma di quelli che giacciono in teatro e che costituiscono una potenziale biblioteca dello Spettacolo; integriamo la Civica nel creare luoghi deputati per la lettura, l’ascolto, la visione. Esaminiamo seriamente quali “ricavi” può comportare la bella pensata di aprire negozi all’interno del teatro, in una città in cui ogni giorno si chiude un esercizio commerciale. Un teatro civico, di capoluogo provinciale, deve essere un motore di dialettica, di vivacità intellettuale, di identità sociale, di partecipazione collettiva.
Facciamo insieme un piano di bonifica della politica cittadina; se non ora, quando? Mandiamo a smaltimento tutto l’irrecuperabile. Spariamoci qualche flebo di competenza e di credibilità. Pensiamo urgentemente ad un salva-alessandria economico-morale, e poi che gli dei ci aiutino a costruire un “cresci”.