Alla scoperta dei Clown Marameo!
Continua il nostro "Natale Solidale" e abbiamo deciso di conoscere meglio i Clown Marameo Onlus, organizzazione che da anni svolge un delicato compito di animazione presso i nostri ospedali e non solo. Ne parliamo con il clown "Ciuchino", presidente del gruppo
Continua il nostro "Natale Solidale" e abbiamo deciso di conoscere meglio i Clown Marameo Onlus, organizzazione che da anni svolge un delicato compito di animazione presso i nostri ospedali e non solo. Ne parliamo con il clown "Ciuchino", presidente del gruppo
L’Associazione Clown Marameo nasce nel gennaio 2002 da nove persone di Alessandria che quasi non si conoscevano, e che hanno deciso di intraprendere questa fantastica avventura nel mondo della clownterapia. Da allora di tempo ne è passato, e il gruppo è cresciuto sempre più: al momento siamo una quarantina di clown “attivi”, ma il team è ancora più grande perché a essi si aggiungono coloro che restano sostenitori, pur non operando più direttamente. Il nostro obiettivo è quello di portare il sorriso ovunque, in ogni dove e con ogni mezzo, dalle persone che ci vivono accanto a chi ha più bisogno di un po’ di gioia.
Da dove deriva il vostro nome?
“Marameo” era il nome da clown di una nostra cara amica, purtroppo scomparsa. Quella di sceglierlo come nome per il gruppo intero è stata una scelta naturale, per la nostra voglia di ricordarla e di averla in qualche modo sempre con noi.
In cosa consiste il vostro servizio?
Come detto cerchiamo di portare un po’ di allegria e spensieratezza dove più ce n’è bisogno: i nostri interventi si svolgono principalmente presso l’Azienda Ospedaliera alessandrina, cioè presso l’ospedale Santi Antonio e Biagio, presso l’ospedale infantile e presso il centro Borsalino. Saltuariamente però facciamo visita anche a qualche casa di riposo o a manifestazioni. Ad Alessandria esiste anche un’altra realtà, quella dei Clown Vip (che vi presenteremo in una prossima intervista ndr), con la quale abbiamo buoni rapporti: diciamo che i compiti sono tanti e quindi cerchiamo di distribuirceli per coprire al meglio tutto il territorio.
Come si svolgono concretamente i vostri interventi in ospedale?
Ciascun clown almeno 2 volte al mese deve garantire la disponibilità a prestare servizio, anche perché noi ci rechiamo nelle strutture tutti i sabati e le domeniche. La nostra attività comincia nel pomeriggio quando ci trucchiamo, pettiniamo e vestiamo nel modo più stravagante che ci passa per la mente e ci rechiamo nella struttura dove faremo il nostro “servizio”. Anche il tragitto va fatto in versione clown perché questo è un momento essenziale della nostra “Missione della Gioia”. Ritrovatasi la piccola equipe davanti all’ospedale e indossato ciascuno il proprio personale e coloratissimo camice da dottore-clown, si parte verso i reparti che visiteremo quel giorno, dalla Pediatria, alla Medicina e Chirurgia, fino alla Psichiatria, e in ospedale ovunque passi un clown è sempre una festa! Ci introduciamo nelle varie stanze, ovviamente solo dopo aver chiesto “permesso”. Di solito siamo da 4 a 6 clown per reparto, partiamo verso le 15 e il servizio si conclude intorno alle 18.30 – 19.
Cosa avviene dentro le stanze?
Purtroppo il tempo è tiranno e quindi il nostro è più che altro un saluto: diciamo che ci fermiamo in media dai 5 ai 10 minuti per camera, anche se molto dipende da cosa gradisce il paziente, noi ci presentiamo sempre in punta di piedi. La nostra regola è quella di parlare di tutto fuorché della malattia, perché il nostro obiettivo è proprio quello di far dimenticare loro perché si trovano lì.
C’è differenza di approccio fra gli adulti e i bambini?
Ovviamente dipende dai casi, ma spesso meno di quanto non si possa pensare. A noi piace ripetere che gli adulti in fondo sono bambini cresciuti. Ciascuno di noi può avere più familiarità con gli uni o gli altri, ma entrambi gli approcci richiedono delicatezza: magari si è portati a pensare che con i bambini sia più facile, ma non sempre è così. Alcuni hanno paura dei colori per esempio, e quindi bisogna trovare un modo per interagire senza spaventarli. Per gli adulti il discorso è differente, a volte ci vedono entrare ed esclamano: “non siamo mica bambini noi”, e in questi casi bisogna trovare la giusta strategia per fare breccia, ma quando si riesce a instaurare un’interazione è uno spasso e sono momenti in grado di donare una grande soddisfazione, specialmente quando quelle stesse persone, prima ritrose, ci salutano e ci ringraziano calorosamente.
Come si diventa clown Marameo? E’ qualcosa alla portata di tutti?
In effetti il nostro scopo è semplicemente fare il possibile, senza dimenticare che la gente soffre, e quindi serve tanto impegno ma anche una certa delicatezza. Non siamo professionisti, ma forse un po’ occorre essere portati, o comunque non tutti si dimostrano in grado di affrontare tutte le situazioni, come per esempio le visite più impegnative, nel reparto di oncologia, però chi si avvicina a questo mondo di solito già sente forti motivazioni dentro di sé e quindi l’inserimento funziona bene.
Come ci si forma per diventare clown?
Noi tutti siamo seguiti nel nostro percorso da una psicologa con la quale facciamo incontri periodici, almeno uno al mese, perché sebbene il fatto di indossare un naso rosso quando siamo con i pazienti in qualche modo dovrebbe “proteggerci” e permetterci di porre un filtro, alla fine spesso funzioniamo come delle specie di ‘spugne’, assorbendo ciò che viviamo durante il servizio. La psicologa ha un ruolo davvero importante perché ci aiuta a far emergere eventuali problemi e a combattere la tristezza che potrebbe sopraggiungere. Noi la chiamiamo la nostra “pepsi!”. In più, svolgiamo regolari “allenamenti”, cioè momenti nei quali ci troviamo tutti insieme per confrontarci e affrontare l’esperienza con ancora più carica e consapevolezza.
E rispetto alla tecnica?
Ovviamente si lavora anche su quella. Noi abbiamo un corso iniziale di tre giorni dove diamo una prima infarinatura, ma periodicamente dedichiamo specifici incontri a questi aspetti, dove i clown più bravi e con maggiore esperienza mostrano agli altri tecniche e trucchi. Detto questo, la nostra attività si basa principalmente sull’improvvisazione e sulla nostra capacità di entrare in empatia con chi stiamo visitando, trovando il modo di fargli scappar fuori un sorriso.
Che tipo di rapporto c’è fra voi clown?
Per fare questo tipo di attività serve davvero un gruppo molto unito e affiatato. Nelle stanze non si va mai da soli, si è sempre almeno in coppia, e il tuo compagno deve essere pronto a darti manforte in caso di bisogno. In più, come è normale che sia vivendo esperienze così forti insieme, si diventa anche amici.
Quali sono i momenti più intensi? Ti va di raccontarci un episodio in particolare?
Citare un solo episodio sarebbe davvero difficile, l’esperienza è straordinariamente ricca e tutta degna di essere ricordata. Sicuramente fra le realtà più toccanti con le quali lavoriamo c’è l’ambulaclown, cioè una vera e propria ambulanza, perfettamente funzionante e attrezzata, ma tutta disegnata, colorata e impiegata principalmente per il trasporto dei pazienti. Lì si entra ancor più direttamente in contatto con il paziente e i suoi problemi di salute, oltre che, spesso, con la sua famiglia. In ospedale noi il più delle volte ignoriamo cos’abbia il paziente, mentre in ambulanza questo è impossibile. In ogni caso, come sempre succede, proprio perché è così impegnativo risulta anche uno dei servizi più gratificanti.
Lanciate un messaggio per i nostri lettori. Vi va?
Bene, visto il periodo, vi doniamo la nostra filastrocca benaugurale per il nuovo anno:
parla del tempo che passa veloce, parla del fiume che corre alla foce.
Viene la sera e viene il giorno, il tempo vissuto non fa ritorno,
la settimana è presto passata e la domenica è già arrivata.
Passano i mesi, cambi stagione, cadon le foglie, occorre il maglione,
passano i mesi il freddo è finito, l’albero spoglio è già rifiorito.
L’anno che passa non ha importanza se tu lo vivi con la speranza
di preparare un mondo migliore dove la gente ragioni col cuore”.