Quale sarà il futuro del Cissaca? Quattro i possibili nuovi assetti
Sul futuro dei servizi socio-assistenziali a seguito dello smantellamento dei Consorzi secondo la nuova normativa nazionale si è discusso in commissione politiche Sociali, alla presenza dei rappresentanti del Cissaca e di due consiglieri regionali, Marco Botta e Rocchino Muliere
Sul futuro dei servizi socio-assistenziali a seguito dello smantellamento dei Consorzi secondo la nuova normativa nazionale si è discusso in commissione politiche Sociali, alla presenza dei rappresentanti del Cissaca e di due consiglieri regionali, Marco Botta e Rocchino Muliere
Se ne è discusso in commissione consiliare, politiche Sociali, alla presenza del presidente e del direttore del Cissaca e di due rappresentanti del Consiglio regionale, uno di maggioranza, Marco Botta e uno di minoranza Rocchino Muliere.
“Si stanno esaminando quali potrebbero essere le formule giuridiche per permettere al Consorzio di proseguire nelle proprie attività – spiega il presidente del Cissaca Mauro Lombardi – Soprattutto perché il modello fin ora seguito ha funzionato e rimane quello condiviso da tutti i comuni consorziati”. Sull’attuale formula del Cissaca interviene anche la direttrice, Laura Mussano: “la condizione fin ora necessaria per reggere i costi dei servizi socio-sanitari è stata la gestione associata, insieme al secondo presupposto fondamentale che è il principio dell’ ‘unitarietà di intervento’, che significa che le funzioni attribuite alle amministrazioni comunali vengono sommate a quelle proprie del Consorzio, affinché si crei una sola identità”.
Lo scenario normativo attuale consente ai sindaci di orientarsi su 4 possibilità di scelta di modelli organizzativi e di gestione. Si tratta della convenzione tra i Comuni, tra i quali se ne individua uno capofila, che ha l’opportunità di gestire da sé le attività, in convenzione con le altre municipalità; altra possibilità è l’unione dei Comuni, che è una formula giuridicamente rilevante, divenendo un ente locale a tutti gli effetti. Il terzo modello è quello “preferito”, almeno al momento dal direttore del Cissaca, Lombardi: azienda speciale consortile, secondo l’articolo 114 del Testo unico degli enti locali, che è “una formula molto utilizzata in altre realtà regionali, come la Lombardia”, come conferma la Mussano. E’ la formula che assomiglia di più all’impianto consortile del Cissaca di oggi. Quarta ed ultima possibilità di trasformazione è quella di delega all’Asl, con la possibilità di “una revoca delle funzioni all’attività del Consorzio, che però mantiene in forma di convenzione le funzioni dei comuni consorziati e che lascia all’Azienda ospedaliera la gestione”.
Molto dipenderà dal modello che verrà decretato più idoneo e che verrà scelto, ma i dubbi di Diego Malagrino sono: “il personale, la situazione economica in che termini verranno gestiti? Passeranno nelle mani della nuova istituzione?”. Mauro Lombardi assicura, a questo proposito, che “mentre i debiti e i crediti restano a capo del disciolto consorzio Cissaca, con la possibile messa in liquidazione, il personale, gli appalti, il patrimonio immobiliare e le cinque strutture gestite dal consorzio invece dovrebbero transitare al nuovo ente, se si sceglie la formula consortile.
Sempre su questa scia interviene anche Giorgio Abonante, consigliere del Pd, che chiede: “nel caso di un’azienda speciale consortile come cambia e come viene calcolata la quota per ogni Comune?”. “Il corrispettivo per i servizi di ogni comune consorziato dovrebbe essere precedentemente stabilito e la risultanza economica a loro carico non dovrebbe cambiare rispetto ad oggi. Considerando sempre le altre forme di contribuzione degli altri enti, come la Regione che finanzia per 5 milioni 350 mila euro”, risponde Lombardi.
L’attuale situazione per i consorzi come il Cissaca e il loro futuro viene presentato anche dai consiglieri regionali Marco Botta per il Pdl e Rocchino Muliere per il Pd.
“Tra la manovra finanziaria del 2010 che ha apportato le prime modifiche e tutte le successive normative nazionali, ora il vero problema non è solo la struttura gestionale sostitutiva per i Consorzi ma sono le risorse a disposizione per il campo dei servizi socio-assistenziali!”, dichiara Botta. Che precisa: “non esistono più le risorse nazionali, delegate alle Regioni e anche le stesse Regioni hanno apportato dei tagli. Se non intervengono meccanismi di compensazione la situazione non sarà certo migliore per il 2012”. E così il consigliere regionale di maggioranza giustifica anche la “fretta” della Giunta per la “riforma sanitaria”, che dovrebbe ridistribuire fondi al settore dei servizi socio-assistenziali.
Rocchino Muliere pone l’attenzione, invece, sui due percorsi che il Consiglio regionale sta seguendo, con il disegno di legge della Giunta che stabilisce il limite minimo del bacino di utenti a 20 mila abitanti per i comuni della pianura in materia di servizi sociali. “Anche il gruppo del Partito Democratico ha formulato una proposta che prevede l’aggregazione per funzioni socio-assistenziali di un bacino di utenza di almeno 70 mila abitanti, in corrispondenza dei distretti sanitari già esistenti”.
Discussione che resta ancora aperta, sia in Regione, che in commissione politiche Sociali a Palazzo Rosso, soprattutto a seguito della comunicazione del presidente Aldo Rovito a nome del primo cittadino, Piercarlo Fabbio. “Martedì 20 e 27 dicembre si terranno i primi due incontri del gruppo di lavoro dei sindaci del Cissaca, costituito proprio per studiare le possibili soluzioni future”. Ma c’è chi ancora non si arrende, come Gianni Ivaldi e Paolo Berta, e chiede un Consiglio comunale aperto su questa questione, che la capigruppo ha deciso per il mese di gennaio.