Ferrari porta Rachmaninov all’ACSAL
La grande musica d'autore è stata protagonista per una sera all'Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria. Ospite di questo incontro il musicista e musicologo Emanuele Ferrari, che ha eseguito per il pubblico in sala il preludio Op. 23 n. 4 in re maggiore per pianoforte di Sergej Rachmaninov.
La grande musica d'autore è stata protagonista per una sera all'Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria. Ospite di questo incontro il musicista e musicologo Emanuele Ferrari, che ha eseguito per il pubblico in sala il preludio Op. 23 n. 4 in re maggiore per pianoforte di Sergej Rachmaninov.
Il prof. Ferrari, con grande sensibilità, ha accompagnato gli ascoltatori attraverso le note della composizione, svelando passo passo la ricchezza e la complessità di intenzioni e richiami che possono celarsi dietro una pagina musicale. Il musicologo invita a riconoscere la struttura del brano, l’intrecciarsi delle melodie, la tipologia degli accompagnamenti, il gioco delle dinamiche. Se la musica è sicuramente espressione di una precisa individualità, allo stesso modo può veicolare anche l’eco di tempi e luoghi lontani. Nel preludio di Rachmaninov, fa notare Ferrari, è possibile cogliere quel tono confidenziale ed insieme solenne che ritroviamo anche nei romanzi di Dostoevskij e che è comune a tanta arte russa dell’epoca.
Nelle note intense, ma brevi, del tema iniziale si racchiude un’idea malinconica di precarietà e provvisorietà dell’esistenza umana. Il suono del pianoforte svanisce e cade, suggerisce il professore facendo un parallelo con la poesia ungarettiana, come le foglie d’autunno. A questa sensazione si unisce l’intenzione di conferire una certa atmosfera di sacralità al preludio: il pianista che esegue il brano è costretto ad accavallare in diversi momenti le due mani, assumendo la posizione benedicente del sacerdote.
La proposta di Emanuele Ferrari ha così il pregio di coniugare con la parola un linguaggio sicuramente diretto come quello della musica, ma non sempre comprensibile. Scoprire la profondità di un brano fin nei più piccoli ed apparentemente insignificanti dettagli amplifica l’emozione dell’ascolto e può avvicinare anche un più vasto pubblico alla grande musica classica.