Aspal: A.A.A. futuro cercasi
Cè chi, come Nuccio Lodato (uno degli intellettuali alessandrini che contribuirono alla nascita del Teatro comunale, e fondatore del Gruppo Cinema), la definisce «unimmensa risorsa per la città», e auspica per lei «un ruolo in un futuro governo tecnico per Alessandria». Raccontiamone la storia
C?è chi, come Nuccio Lodato (uno degli intellettuali alessandrini che contribuirono alla nascita del Teatro comunale, e fondatore del Gruppo Cinema), la definisce «un?immensa risorsa per la città», e auspica per lei «un ruolo in un futuro governo tecnico per Alessandria». Raccontiamone la storia
Certamente la storia delle partecipate alessandrine è anche una storia di persone che ne hanno accompagnato il percorso. E Anna Tripodi è una dei protagonisti dello scenario che, dagli anni Settanta a oggi, ha visto nascere le “municipalizzate”, e via via trasformarsi in ciò che oggi diventate. Dirigente dell’Aspal dal 2000 (partecipata di Palazzo Rosso che oggi è un autentico “caravanserraglio” in cerca di identità, a cui l’attuale giunta di centro destra negli ultimi anni ha assegnato compiti e attività in aree assolutamente eterogenee), Tripodi ha vissuto “dall’interno” l’evoluzione di una delle più importanti società pubbliche del capoluogo di provincia. E non si sottrae alla ricostruzione di alcuni passaggi fondamentali di un tragitto trentennale. «Sono entrata nell’allora Ata, Azienda teatrale alessandrina, vincendo un concorso nel 1983. Erano i tempi delle tre E (efficacia, efficienza, economicità»), e in Ata ho condiviso con il direttore dell’epoca, Franco Ferrari, progetti e “visioni”. Siamo stati tra i primissimi in Italia a spiegare ad amministratori pubblici che un teatro è un’azienda, e che tra i suoi costi vanno inserite tutte le voci, compresi i servizi amministrativi e le pulizie». Peraltro l’Azienda teatrale alessandrina annoverò nel proprio cda, dalla fondazione (nel 1977) fino alla fine della prima repubblica, figure di intellettuali di eccellenza. Alcuni nomi? Delmo Maestri, presidente del Teatro dal 1978 al 1990, che pagava regolarmente il biglietto alla cassa, e pretendeva altrettanto dagli altri. Ma anche Adelio Ferrero e Ugo Zandrino (a cui sono intestate due delle sale cinematografiche del Teatro comunale, chiuso dall’ottobre del 2010 a causa della vicenda amianto), Lucio Bassi, Orlando Perera, Danilo Arona, e il già citato Nuccio Lodato. Un bel pezzo di cultura alessandrina insomma. E, anche, indiscutibilmente una “roccaforte rossa”, fino all’assalto al fortino da parte della Lega Nord, negli anni di Tangentopoli.
Gli anni della Lega: nasce Aspal
Di lì a poco il direttore dell’Ata, Franco Ferrari, decide di intraprendere altre strade professionali, extra alessandrine, e la politica locale comincia a ragionare su un modello “misto”: se la cultura (teatro e cinema) da sola non riesce ad alimentarsi, si prova a compensare, sul piano finanziario, con filoni certamente più redditizi: mense e farmacie.
«Era un po’ lo spirito dei tempi – sottolinea Anna Tripodi – concretizzato nella nostra realtà dal sindaco Calvo, in collaborazione con l’ex sindaco socialista Mirabelli, che a un certo punto fu contemporaneamente direttore facente funzioni di Amiu e di Ata. Assorbimmo prima la ristorazione scolastica, poi i tributi, e infine le farmacie. Nel 1998 da Ata diventammo dunque Aspal (Azienda speciale pluriservizi alessandrina)». Mirabelli peraltro, figura assai popolare tra gli alessandrini, muore improvvisamente, nel maggio del 1999.
Anna Tripodi viene nominata “direttore facente funzioni” di Aspal nel 2000. «Per un paio d’anni si lavorò positivamente – ricorda – e con interessanti risultati economici. Arrivammo al 2002 con Aspal società pluriservizi in utile, che gestiva teatro, farmacie (versando al Comune di Alessandria un “aggio” del 4 per cento sul fatturato lordo delle farmacie), mense e tributi, e aveva più di 200 dipendenti».
2002: lo “spezzatino” del centrosinistra
Nel 2002 il centro sinistra vince le elezioni comunali, e diventa sindaco Mara Scagni. Su quegli anni esistono versioni controverse, ma in ambito Aspal i ricordi di Anna Tripodi sono netti: «Furono fatte scelte politiche che portarono alla decisione di smantellare quanto realizzato nel decennio precedente. Quindi, per farla breve: basta a Aspal così come era stata disegnata dalla Calvo: le mense vanno per conto loro, e nasce Aristor. Così il teatro, e si costituisce Ata srl. Con moltiplicazione di consigli di amministrazione, ma anche di altri costi. E soprattutto, forse per il bisogno di procedere in tutta fretta, la nascita delle nuove società viene gestita in maniera approssimativa: non si affrontano seriamente i nodi del personale e degli immobili. Per cui ad esempio il centro cottura della D4 resta di proprietà di Aspal, così come l’edificio del Teatro (che è nostro ancora oggi)».
L’era Fabbio: AAA identità cercasi
La giunta di centro destra guidata da Piercarlo Fabbio si insedia nel giugno 2007, e di Aspal sembra proprio non sapere che farne: all’interno della partecipata vengono “scaricati”, senza una logica apparente i servizi informatici, la gestione del comparto giovani, la riscossione tributi, la ristorazione degli asili nido, la mediazione culturale, la gestione di un museo, le informazioni turistich e altro ancora. I dipendenti di Aspal a tempo indeterminato sono un centinaio, e il Comune di Alessandria detiene il cento per cento della società. «Nel 2009 – spiega la direttrice – abbiamo chiuso con un passivo di 900 mila euro circa, disavanzo ripianato con riserve aziendali, e nel 2010 con un altro passivo di un milione di euro, anch’esso coperto in parte con riserve proprie e con una riduzione del capitale sociale. Oggi Aspal ha 80 mila euro di capitale sociale, e 326 mila di riserve, e finalmente, soprattutto, ci sono stati adeguati i corrispettivi dei contratti di servizio agli effettivi costi aziendali».
Ma cosa c’è nel futuro di Aspal? Anna Tripodi qui dà sfogo a tutto il suo ottimismo: «Credo, anche in base a precisi segnali raccolti in queste settimane, che Aspal, passando attraverso una forte razionalizzazione delle attività, possa essere una risorsa importante per la città. Penso a un’evoluzione in forma di Fondazione, che consenta di recuperare l’iniziale vocazione culturale, andando a reperire sul mercato le risorse per mantenersi, sviluppare progetti e fare rete. Consideri che le professionalità interne ci sono, eccome. E ci sono anche privati illustri che, a determinate condizioni e garanzie, sarebbero disposti a dare una mano. Io credo moltissimo nella sinergia pubblico privato, soprattutto in una fase storica come questa». Solo un sogno, o un progetto realizzabile?