Tra nebbie e clientele, la grande ragnatela
Nebbia, nebbia, nebbia. Come è nebbiosa Alessandria in questo autunno 2011 di alte pressioni atmosferiche (e non solo) e di scrolloni politici nellantipasto della stagione elettorale!
Nebbia, nebbia, nebbia. Come è nebbiosa Alessandria in questo autunno 2011 di alte pressioni atmosferiche (e non solo) e di scrolloni politici nell?antipasto della stagione elettorale!
C’è tanta nebbia che fai fatica a vedere perfino le grandi pietre lisce della super fontana Amag, all’incrocio di via Damiano Chiesa, il simbolo della Grande Dispersione Amministrativa, magari virtuosa nei bilanci della gestione di questo colosso che fornisce i servizi pubblici base dell’acqua, del gas, del calore, dell’energia e di tutto il resto che cresce, che cresce nel sistema satellitare delle Aziende partecipate, le ex Municipalizzate, diventate altro che satelliti, ma ben di più, un battaglione di società, consorzi, fondazioni, srl, spa alle quali il Comune partecipa appunto con quote azionarie che oscillano dal cento per cento a percentuali gradatamente più basse.
Nebbia? Ci sarà pure ma come non ti impedisce di vedere la Grande Ragnatela di questo sistema, che si dirama con le sue quote societarie su e giù per i rami stecchiti della PA, quella che chiamavamo pubblica amministrazione, che doveva liberalizzarsi, esternalizzarsi e adesso che cos’è?
I bilanci di questo sistema, salvo rarissime eccezioni, sono delle voragini, in tempi di default nazionale, europeo, mondiale, quando si parla ovunque di patatrac. Cosa ci azzeccano questi “profondi rossi” con il boom delle partecipate, il loro rigoglioso sbocciare inarrestabile fino alla débacle dell’ultimo biennio? Mica ci sono solo gli zampilli di acqua della fontana Amag di Lorenzo Repetto, il presidente direttore generale, deus ex machina del Gruppo, una specie di alter ego civico, qualcuno mormora una specie di sindaco bis, magari più forte di quello vero? L’impero Amag è il primo che si erge e buca la nebbia e meriterà una storia a parte che non è solo quella del suo boss, ma del suo fatturato, dei suoi utili e della sua spinta all’innovazione. L’eccezione del sistema satellitare che sta affondando non nella nebbia, ma nei deficit e negli scandali e scandaletti del clientelismo a raggera?
Gira, gira per le rotonde e gli incroci della città e scoprirai che una volta finita l’era di governo del grande socialismo storico, magari più riformista che rivoluzionario, prima città socialista d’Italia dopo la tirannia fascista, quella Grande Ragnatela di Alessandria si è arrampicata ovunque, alla faccia dei governi locali che si sono succeduti.
Uscita da quel Comune, la Ragnatela ha gemmato trentasei società “partecipate”, un vero sistema satellitare, ottocento dipendenti comunali e milleduecento di queste società partecipate, ex municipalizzate ma molto di più, diventate alla fine una specie di piovra altro che Ragnatela.
Viaggi in questa nebbia a caccia dei costi della politica, soprattutto rapportati, se sei serio e fondato analiticamente, sulla efficienza dei servizi per quei poveri cristi dei cittadini e vai a sbattere in questo mostro Kolossal.
Costi della politica! Trentasei società in una città di cento mila abitanti cosa vuol dire, vuol dire trentasei consigli di amministrazione, trentasei presidenti, qualche decina di ad, amministratori delegati o direttori generali, decine di dirigenti in una giungla di competenze e servizi, di funzioni che si specchiano in fancazzismi da far paura e di soluzioni che – fatte le debite eccezioni – sembrano rispondere a un imperativo categorico: sistemare una classe dirigente di estrazione politica in sbandamento tra prima, seconda e terza Repubblica, manovrare una massa di pretese clientelari che rinsaldino bene l’ancoraggio del consenso elettorale e far tuffare nella greppia comune eserciti di consulenti, di esperti, di principi del marketing interplanetario.
Tutti in Cina, i viaggi a ripetizione, business class organizzati dalla Sital, una delle magnifiche trentasei, forse la più intrigante. Tutti in Cina alla faccia della deviazione intercontinentale del servizio pubblico: ma non dovevano essere i cittadini prima di tutto?
Che cosa deve fornire una amministrazione comunale degna di questo nome e della sua impostazione politica, quale che sia, quella storica di sinistra o quella “rivoluzionaria” della Lega di lotta e governo, che urlava appunto «Roma ladrona», per distinguersi dai partiti tradizionali e poi è diventata a Alessandria, campione nel tessere la Ragnatela. Una bella ragnatela verde a essere spiritosi.
Logistica e territorio sulle orme di Marco Polo per vendere Alessandria, le sue mostre, le sue attività culturali e turistiche e le sue possibile espansioni economiche, in primis, appunto quelle logistiche?
Perché la Cina è così vicina?
Attenzione, la Ragnatela è fitta fitta e non c’è solo la logistica: basta tuffarsi nell’elenco delle partecipate per fare un salto sulla sedia e scoprire non solo le prebende che magari negli ultimi anni per il rumore della battaglia sui costi politici sono state un po’ tagliate nei conti delle decine di migliaia di euro di gettoni, stipendi, per non parlare del mare magnum delle consulenze…
C’è da farsi girare la testa ben più che dentro alla nebbia fitta a seguire le sigle. Argental Srl, che sarà? La società che gestisce una casa di riposo per anziani (capelli d’argento, capite lo spirito?) e che doveva essere venduta con un’asta poi andata deserta.
Aste deserte una via l’altra e quindi vai con la trattativa privata. Farmal lo dice la parola, gestisce le farmacie comunali, sei farmacie, valore mica da ridere (6 milioni di euro) e la società finisce, alla fine, a un trust di famiglie passando anche attraverso un altro paio di srl: Alfar e Edenfin.
Tutto ok, mica vogliamo insinuare, ma perché la Ragnatela si è dovuta arrampicare fino a là? Sital, già citata per la sua smania cinese o per la sua sindrome cinese, che richiama altre paure, è una creatura recente, nata sulle ceneri della Pla spa.
Che cosa c’è di più strategico a Alessandria della logistica? Ma questa Pla spa non andava a gonfie vele, e i suoi azionisti, il Comune di Alessandria e Saia spa di Verbania, con un buco di 300 mila euro, cambiano rotta e creano appunto la Sital con un valzer di cambiamenti azionari tra Comune stesso e altri enti e associazioni, fino a che non fanno il loro ingresso anche i colossi come Rivalta, Geat Società Cooperative e anche Confindustria Alessandria.
Il valzer della Ragnatela potremmo riassumere, con variazioni di passo ben evidenti fino al 2009, quando il 90 per cento è nelle mani del Comune e il cda viene tagliato da nove a tre membri. La ragnatele Sital cambia funzioni e oggetti di interesse e perfino territori di azione, da Cantalupo a San Michele, ma non molla.
Insomma un tourbillon nel quale il presidente Giancarlo Dallerba, vecchie radici socialiste politicamente parlando con precedenti intensissimi in altre aziende e società, una propensione scatenata ai viaggi, regge la barra senza sbandare mai. Che ci azzecca tutto questo con il servizio dei cittadini? Calma, Sital ha solo un dipendente e una superconsulente molto up to date, Sabrina Raffaghello che i gossip della Ragnatela sostengono molto vicina al presidente. Un solo dipendente, ma le voci di bilancio parlano di costi per il personale che dal 2008 in avanti scendono da 147 mila a 43 mila, mentre la voce “Servizi” sale fino a 213 mila euro. Che vuol dire? E che vuol dire nella voce elenco fornitori quell’elenco di spese in hotel e resort di gran lusso come lo Sheraton Xiamen Hotel, l’Intercontinental di Cannes e Honk Kong? Signori questo è un prototipo della Ragnatela partecipate, a incominciare dalla domanda: che fine farà?
Ma via, la Ragnatela si arrampicata per bene non solo in Cina, ma in Medio Oriente. Bisogna pur farlo il marketing all’estero per la logistica alessandrina anche se poi spese pazze e bilanci in rosso portano in consiglio comunale a chiedere la messa in liquidazione della Sital stessa.
Ma guai a perdersi con la Sital, perché poi nel sistema satellitare della partecipate trovi altri supercontenitori di servizi da fornire ai cittadini e di prebende, competenze e consulenze.
Lo dice la parola stessa Aspal, Azienda Speciale Pluriservizi Alessandrina, nata dalla trasformazione della nobile Ata, creata, prima in Italia, per gestire il cinema teatro di Alessandria. Ma che succede se poi a questa funzione si aggiungano la ristorazione scolastica, la riscossione tributi, temporaneamente anche le farmacie, poi passate alla già citata Farmal? E chi la ferma questa ragnatela, ramo Aspal, se nel 2009 va a occuparsi di: servizio gestione giovani, servizio informatico, servizio contravvenzioni, servizio mediazione culturale, servizio provveditorato, servizi di riscossione e accertamento dell’imposta comunale sulla pubblicità, pubbliche affissione e canone di occupazione…
La nebbia, la nebbia non si dirada, anzi se il viaggio nelle sigle delle Partecipate continua sembra di sprofondare sempre di più in un territorio ignoto, o meglio tanto sterminato da perdere i confini reali del Comune: Atm spa, Amiu spa, Centrale del latte, Cissaca, Oikos, Palazzo del Monferrato, Agenzia Sviluppo territorio, Alexaia, Alexata…
Le attività prevalenti sono lo scibile comunale ed extracomunale, che vanno dalla formazione professionale a diverse visioni della promozione turistica, alla gestione degli immobili.
Sarà questa matassa di consorzi, spa, srl, fondazioni (sono queste le forme giuridiche delle partecipate) in cui si è avvoltolata la Ragnatela che producono il boom della causa del debito? Se in una sola città, per quanto capoluogo di provincia, il volume di fuoco è questo, allora molte così si spiegano.