Gruppo Amag: un forziere con qualche crepa
Da dove partire, in un virtuale viaggio a tappe allinterno delle partecipate del capoluogo? Il Gruppo Amag, certamente, è stato a lungo lesibito fiore allocchiello dellamministrazione Fabbio
Da dove partire, in un ?virtuale? viaggio a tappe all?interno delle partecipate del capoluogo? Il Gruppo Amag, certamente, è stato a lungo l?esibito ?fiore all?occhiello? dell?amministrazione Fabbio
Il “forziere”, per usare le parole di Brusasco. Dalla sponsorizzazione dell’Alessandria Calcio (fino alla fine della gestione Veltroni, l’estate scorsa) alle contestate 100 mila rose moldave costate, secondo le cronache dell’epoca, 500 mila euro. “Una per ogni cittadino”, come affermava nel suo sito Internet (www.fabbio.it) il primo cittadino, auspicando un “ripopolamento” della città, oggi ferma a 95 mila abitanti. Per arrivare alla maestosa fontana “donata” alla città e inaugurata la scorsa estate: costo intorno ai 100 mila euro.
Il Gruppo Amag è realtà complessa: servizio idrico integrato e distribuzione gas, ma anche gas naturale ed energia elettrica (tramite Alegas), gestione del calore (Ream, in società con l’azienda privata Restiani), produzione energia tramite fonti rinnovabili (Alernergy). Complessivamente 154 dipendenti, tra cui 3 dirigenti, ed una vocazione ad occuparsi ultimamente anche di verde pubblico piuttosto che di sottopassi cittadini. E Amag è, innanzitutto, Lorenzo Repetto, suo presidente, direttore generale e “padre padrone”. Mai a memoria di cronista si ricorda, ad Alessandria, un manager pubblico altrettanto “centrale” nell’immaginario collettivo. Tanto da “ridimensionare”, ad un certo punto, la stessa figura del sindaco Fabbio: che non a caso nel corso del 2011 ha fatto di tutto per “smarcarsi” e differenziare ruoli e profili. Qualcuno dice in ritardo, qualcun altro sottolinea che, ad un certo punto, le emergenze dell’Ente sono diventate comunque altre.
Ma occupiamoci, per il momento almeno, solo di alcune criticità aziendali. Su Repetto torneremo in seguito. Il Gruppo Amag è di proprietà del Comune di Alessandria “soltanto” per il 74,16%. Il resto appartiene ad una nutrita schiera di piccoli comuni dell’area valenzana e dell’acquese ovadese, fra i quali il più grande è appunto Acqui Terme. Ebbene, i soci di minoranza sono da tempo sul piede di guerra, e starebbero valutando (“a fronte di una serie di risposte addirittura irridenti rispetto alle nostre richieste di chiarimenti su una serie di punti”, afferma uno dei sindaci, chiedendo di non essere citato: “problemi ne ho già tanti..”) di affidarsi ad un team di legali. Tanti i motivi di scontro, evidenziati in un documento con cui, la scorsa estate, i soci di minoranza, a commento del bilancio 2010 del Gruppo Amag, chiedevano in particolare di capire meglio le ragione del “lievitare” di diverse voci, dalle sponsorizzazioni (e perché proprio quelle) ai costi del personale (“6.388.175 euro al 31/12/2008; 6.739.973 euro al 31/12/2009; 7.263.391 euro al 31/12/2010”). Quali le assunzioni effettuate, e perché, chiedono in sostanza i soci del Gruppo Amag a Repetto. I sindaci dei piccoli Comuni chiedono anche di conoscere “i costi riferiti al Presidente, con inclusione dell’incarico di amministratore delegato (compensi, indennità, rimborsi, nessuna somma esclusa)”. Eh sì, perché, per quanto sembri curioso, né soci di minoranza, né sindacati hanno idea di quale sia lo stipendio di Lorenzo Repetto come manager Amag: si sa solo che percepisce 24 mila euro all’anno come presidente: ma avendo inglobato nei suoi compiti, fin dal 2007, anche il ruolo di amministratore delegato/ direttore generale, è evidente che debba ricevere un adeguato corrispettivo. I compensi del cda nel suo complesso erano invece nel 2009 pari a 193 mila euro (dopo il “boom” del 2008: 244 mila euro), con ulteriori rimborsi spese intorno ai 50 mila euro. E’ vero poi che, come sussurrano in tanti a mezza voce, l’indebitamento del Gruppo sale in maniera preoccupante, e che ci sono forti ritardi nei pagamenti dei fornitori, motivati dal management con la difficoltà ad incassare i crediti sia da interlocutori istituzionali che dalle famiglie in crisi e in ritardo sulle bollette? C’è infine un forte contenzioso con le Comunità montane Alta valle Orba Erro e Bormida e Langa artigiana, in merito a mancati trasferimenti di risorse tramite l’Ato6 (Autorità di Ambito). “Sono risorse – affermano i sindaci delle Comunità Montane – che riteniamo ci siano dovute per legge, e senza le quali non riusciremo più a garantire la manutenzione dell’assetto idrogeologico del territorio”. Altra “grana” (si parla di circa 2 milioni e mezzo di euro di arretrati, e la cifra ‘lieviterebbe’ di circa 500 mila euro all’anno) che rischia di sfociare in un contenzioso legale.