Morando: “Se sarò sindaco mi basteranno due assessori”
Il candidato della lista Per la Nostra Città presenta il suo programma elettorale, e auspica che Alessandria possa dire basta ai politici di professione, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti
Il candidato della lista Per la Nostra Città presenta il suo programma elettorale, e auspica che Alessandria possa dire basta ai politici di professione, ?i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti?
Dottor Morando, lei si candida per la quarta volta alle elezioni per Palazzo Rosso a capo della sua lista, Per la Nostra Città. Eppure forse ancora tanti alessandrini non la conoscono a fondo. Lei non è un politico di professione, vero?
Assolutamente no. Io, come tutti gli amici che con me danno sostanza al nostro progetto politico, ho il mio lavoro, che nello specifico è quello di consulente marketing e commerciale per il mondo della grande distribuzione. Attività che svolgo da molti anni, prima come dirigente, ora come libero professionista. Alla larga dai politici di professione: credo che gli italiani, e gli alessandrini, ne abbbiano davvero abbastanza.
La sua lista nel 2007 ha ottenuto il 2,5%, che è più del consenso di diversi partiti. Nel 2012 puntate a migliorare?
Guardi, noi nel 2012 puntiamo a vincere. Nel senso che, davvero, mi sembra che gli alessandrini non abbiano alternative: o continuano a puntare su un centro destra e un centro sinistra che, nei fatti, hanno già ampiamente dimostrato cosa sanno fare e faranno (basta constatare come è ridotto il nostro Comune, a livello finanziario e di erogazione di servizi!), oppure puntano su un’alternativa vera. Che siamo noi.
Veramente i candidati sono una decina, e potrebbero aumentare. Non crede che la frammentazione non farà altro che aiutare i due candidati maggiori, destinati quanto meno al ballottaggio?
Può essere che succeda di nuovo così: ma ‘federare’ la pluralità di proposte oggi sul tappeto mi pare arduo. Noi, mi creda, non abbiamo mai chiuso le porte al dialogo, e non le chiudiamo. Ma c’è gente che è in politica per ottenerne vantaggi, oppure che promette il favore in cambio del voto. Impensabile sviluppare progetti comuni con questa gente.
Ma a lei come è saltato in mente, 14 anni fa, di creare Per la Nostra Città?
Non solo a me, ma al gruppo che poi decide di presentare me come candidato. Siamo cittadini, che già dal 1997 (io all’epoca avevo 34 anni) sono esasperati dall’andazzo della politica dei partiti, e provano a trovare una via dal basso, senza aspettare salvatori della patria a livello nazionale. Non abbiamo mai preso un euro di finanziamento pubblico: se vado in Comune e chiedo il minimo accesso ad un atto mi chiedono chi sono, e mi fanno pagare le marche da bollo, tanto per fare un esempio. Quindi è una sfida in salita, e ci autotassiamo. Eppure gli alessandrini ci stanno dando consenso crescente, e non abbiamo finora ottenuto consiglieri comunali solo perché, con testardaggine, abbiamo sempre rifiutato ‘apparentamenti’ elettorali.
Nel 2012 però sarà ancora più dura: i consiglieri saranno ridotti di numero..
Gliel’ho detto, e non scherzo. Noi stavolta vogliamo vincere. O comunque faremo un risultato eclatante.
Dottor Morando, ipotizziamo che lei a maggio 2012 sia sindaco di Alessandria. Che fa?
Il nostro programma elettorale è molto chiaro, e si articola su tre assi:
onestà amministrativa: basta sprechi, consulenze agli amici e simili. E massima trasparenza verso i cittadini, che devono sapere tutto.
Lo sviluppo di Alessandria. Per realizzarlo mi bastano due assessori, non dieci. Un primo assessore che va a cercare le risorse ovunque ci possono essere sul fronte pubblico: dalla Comunità Europea, alla Regione. Un secondo assessore che si occupa di “vendere” Alessandria a privati interessati ad investire sul nostro territorio. Tutti sappiamo come funziona oggi: la parte politica che vince e amministra fa lavorare i suoi amici. Questo è un andazzo che deve finire, se vogliamo che esista uno sviluppo libero, e generare ricchezza che serva a migliorare la vita di tutti.
La città deve essere solidale: sempre più, con la crisi e il ‘ritrarsi’ dello Stato centrale, il Comune deve saper fare la sua parte, in aiuto e a sostegno delle famiglie. Penso a chi ha in casa portatori di handicap, ma anche ai disoccupati, o alle coppie che lavorano e oggi hanno enormi difficoltà con gli asili nido. Oggi questi servizi sono scadenti, e scarseggiano. Investirei di più in questa direzione, rinunciando a spendere milioni di euro in piani strategici di cui nessuno ha ancora compreso l’utilità pratica, o in rose moldave. Pensa che i cittadini non sarebbero d’accordo?
Un’ultima riflessione sugli immigrati. Di recente c’è stata una polemica su una presunta moschea ‘abusiva’ al Cristo. Lei come vede gli stranieri? Problema o risorsa?
Tutto dipende da come li si gestiste. Oggi sono per lo più un problema, proprio perché manca una politica seria dell’immigrazione, a livello centrale e locale. E si pensa di derubricare il tutto a questione di sicurezza, di ordine pubblico. Tutti i dati concordano: al nostro Paese manodopera per tanti lavori manuali ne serve, eccome. Altrimenti interi settori, dall’assistenza alla persona all’agricoltura o a certe attività di fabbrica ed edili, rischiano di fermarsi. Chiaramente chi sta qui deve rispettare le regole vigenti. Ma tutto è collegato: se una persona ha un lavoro (regolare e non abusivo, con sfruttatori italiani) il percorso di integrazione è già cominciato, e non potrà che dare risultati positivi per tutta la comunità.