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La Grande Guerra sul fornte occidentale raccontata da Pier Paolo Cervone
La Grande Guerra sul fronte occidentale. Pier Paolo Cervone testimonia come in un reportage i luoghi e gli uomini delle battaglie più cruenti, e più importanti, della Prima Guerra Mondiale: in libreria da fine aprile
La Grande Guerra sul fronte occidentale. Pier Paolo Cervone testimonia come in un reportage i luoghi e gli uomini delle battaglie più cruenti, e più importanti, della Prima Guerra Mondiale: in libreria da fine aprile
Un viaggio tra i campi di battaglia e le località del fronte occidentale della Grande Guerra. Marna, Verdun, Somme, Chemin Des Dames, sono i luoghi degli scontri descritti in “La Grande Guerra sul fronte occidentale” (Mursia 2010, pagg. 180, euro, 17), il nuovo saggio scritto come un reportage da Pier Paolo Cervone, studioso e giornalista, che racconta e analizza le battaglie più cruente e importanti combattute sul suolo francese nel corso della Prima Guerra Mondiale.
“Sono tutte battaglie dal diverso significato che in comune hanno però il fatto che intere generazioni si sono immolate in difesa degli ideali di libertà e di democrazia”, dice Cervone. “E per non dimenticarli, per ringraziarli del loro sacrificio, i Paesi di appartenenza hanno costruito tra Francia e Belgio imponenti memoriali, musei e monumenti che, a volte, sono vere opere d’arte”.
A Ypres, piccola cittadina belga che gli abitanti fiamminghi chiamano Ieper, ogni sera, si svolge ancora oggi una toccante cerimonia: “Dal 1928 si ripete lo stesso rito che è stato sospeso soltanto durante l’occupazione nazista”, testimonia Cervone: “Ogni sera, alle otto in punto, sotto le volte della Porta di Menin, il possente sacrario dei 55 mila senza tomba, va in scena l’omaggio sonoro ai caduti della Grande Guerra, e riecheggia il suono delle cornamuse scozzesi e di tre trombettieri che eseguono ‘The Last Post’, il motivo che chiudeva la giornata negli accampamenti degli inglesi”.
Anton Verschoot, nato a Ypres nel 1924, suona ogni sera la sua tromba davanti al memoriale. Tutte le sere è lì. Altri due trombettieri ruotano ma lui è sempre presente, salvo le assenze per qualche acciacco o perché in tournèe con la banda dei pompieri dove è entrato su richiesta del suocero. Le note echeggiano tra le pareti che grondano nomi britannici, irlandesi, americani, australiani, neozelandesi, sudafricani, tutti ragazzi spazzati via dal fuoco tedesco in una delle più crudeli battaglie della Prima Guerra mondiale dove per la prima volta i tedeschi usarono il letale gas chimico, chiamato appunto.
“Sono tutte battaglie dal diverso significato che in comune hanno però il fatto che intere generazioni si sono immolate in difesa degli ideali di libertà e di democrazia”, dice Cervone. “E per non dimenticarli, per ringraziarli del loro sacrificio, i Paesi di appartenenza hanno costruito tra Francia e Belgio imponenti memoriali, musei e monumenti che, a volte, sono vere opere d’arte”.
A Ypres, piccola cittadina belga che gli abitanti fiamminghi chiamano Ieper, ogni sera, si svolge ancora oggi una toccante cerimonia: “Dal 1928 si ripete lo stesso rito che è stato sospeso soltanto durante l’occupazione nazista”, testimonia Cervone: “Ogni sera, alle otto in punto, sotto le volte della Porta di Menin, il possente sacrario dei 55 mila senza tomba, va in scena l’omaggio sonoro ai caduti della Grande Guerra, e riecheggia il suono delle cornamuse scozzesi e di tre trombettieri che eseguono ‘The Last Post’, il motivo che chiudeva la giornata negli accampamenti degli inglesi”.
Anton Verschoot, nato a Ypres nel 1924, suona ogni sera la sua tromba davanti al memoriale. Tutte le sere è lì. Altri due trombettieri ruotano ma lui è sempre presente, salvo le assenze per qualche acciacco o perché in tournèe con la banda dei pompieri dove è entrato su richiesta del suocero. Le note echeggiano tra le pareti che grondano nomi britannici, irlandesi, americani, australiani, neozelandesi, sudafricani, tutti ragazzi spazzati via dal fuoco tedesco in una delle più crudeli battaglie della Prima Guerra mondiale dove per la prima volta i tedeschi usarono il letale gas chimico, chiamato appunto
Pier Paolo Cervone, nato a Finale Ligure (Savona), si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Genova. Giornalista professionista, è caposervizio a “La Stampa” di Torino. Con Mursia ha pubblicato Enrico Caviglia l’anti Badoglio (1992) e Vittorio Veneto, l’ultima battaglia (1994) e ha curato I dittatori, le guerre e il piccolo re, il diario del Maresciallo d’Italia Enrico Caviglia.