Rossi: “24 ore al giorno per la sicurezza degli alessandrini”
Il presidio del territorio, le priorità, la necessità di nuovi modelli organizzativi. La polizia municipale davvero non è solo multe. Il comandante Rossi traccia un bilancio delle attività annuali, e anticipa i progetti futuri
Il presidio del territorio, le priorità, la necessità di nuovi modelli organizzativi. La polizia municipale davvero non è solo ?multe?. Il comandante Rossi traccia un bilancio delle attività annuali, e anticipa i progetti futuri
Comandante Rossi, partiamo da un fatto di cronaca. Si è parlato, qualche settimana fa, di una lite fra lei e un altro dirigente comunale. Ma ‘l’occhio nero’ c’è stato o no?
Ma quale occhio nero: guardi, su questa vicenda hanno speculato già in troppi, ricamandoci sopra. Mi consenta un no comment: non credo che un confronto dialettico su questioni professionali meriti tanta strumentalizzazione mediatica.
Parliamo di sicurezza allora: noi alessandrini amiamo lamentarci, e in effetti ultimamente i furti nelle abitazioni, ad esempio, sembrano in crescita. Ma siamo davvero così mal messi?
Direi di no, anche grazie ad un presidio costante del territorio a cui noi ci dedichiamo 24 ore al giorno, naturalmente in collaborazione con gli altri corpi. Ecco, ci terrei a sottolinearlo: da sempre lavoriamo, come polizia locale, in forte sinergia con carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza (da cui io provengo, a livello di personale percorso professionale). Per fare un raffronto: una decina di anni fa ho diretto, per alcuni mesi, anche il Comando della polizia municipale di Taranto: ebbene, una città con 250 mila abitanti e un organico di oltre 400 uomini non aveva il turno di notte. Noi lo abbiamo da sempre.
E quanti siete in organico?
In divisa, e quindi operativi, siamo 94 compreso il sottoscritto. Poi ci sono una ventina di impiegati e addetti di segreteria. L’introduzione di nuove giovani risorse ci consentirebbe naturalmente di intensificare alcuni servizi e prestazioni al servizio della cittadinanza, ma sappiamo bene qual è la situazione degli enti locali, e quali sono i vincoli legati al patto di stabilità. Per cui teniamo duro, e cerchiamo di fare del nostro meglio. In passato il sindaco Fabbio ha anche chiesto al ministro Maroni che gli investimenti per la sicurezza dei cittadini potessero essere ‘escluse’ dal patto di stabilità, ma concretamente non è successo nulla.
Non dimentichiamoci tra l’altro che il Comune di Alessandria è in realtà più esteso di quello di Torino, per cui la copertura in tempo reale di tutti gli angoli di periferia è tecnicamente impossibile. Per questo sia l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza a distanza, sia la collaborazione costruttiva dei cittadini sono fondamentali.
In attesa del bilancio ufficiale di fine anno, ci anticipa qualche numero che dia un’idea concreta dell’attività?
Volentieri, sempre considerando appunto che i dati ufficiali li elaboreremo a fine anno. Comunque siamo intorno ai 1.400 incidenti stradali rilevati, il che significa poi naturalmente anche gestiti a livello di pratiche d’ufficio. I verbali invece si aggirano intorno ai 60-70 mila all’anno, complessivamente. Con un volume di accertamenti pari a circa 2 milioni e 800 mila euro, e un incasso reale che si aggira attorno ai 2 milioni e 200 mila euro. Naturalmente questi sono i dati più concreti ed evidenti, ma non sono che una parte delle nostre attività sul territorio, che appunto non riguardano soltanto multe e contravvenzioni.
Su questo fronte, peraltro, siete ben coadiuvati dai ‘famigerati’ ausiliari del traffico. Rientrano nel numero dei dipendenti di cui ha parlato prima?
No. Gli ausiliari del traffico sono dipendenti ATM, distaccati presso di noi, che ne gestiamo orari e attività. Sono 25, e mi pare facciano un ottimo lavoro sul territorio. Ma, ci tengo davvero a farlo emergere, la polizia municipale non è solo multe, quanto presidio e tutela del territorio. Abbiamo, per fare un solo esempio, uno sportello stalking e bullismo che offre ai cittadini un concreto punto di riferimento, e un aiuto per affrontare situazioni spiacevoli, e che possono capitare a tutti.
Comandante, il modello dei corpi di sicurezza non alessandrino, ma italiano, non è troppo frammentato? La collaborazione da noi è certamente eccellente: ma siete sempre diverse realtà che operano spesso in parallelo….
Guardi, io studio con passione questo tema dai tempi della mia tesi di laurea: e parliamo davvero di tanti anni fa. In più mi piace viaggiare, anche per lavoro, e partecipare a convegni internazionali in cui confrontarmi, e capire cosa fanno altrove. Posso dirle che sia negli Stati Uniti, che in alcune realtà europee, ci sono modelli organizzativi diversi dal nostro, e a mio avviso assai interessanti. Non molto tempo fa, ad un convegno a Milano, ho detto: “alle polizie locali dovrebbero essere assegnati tutti i reati stanziali, ossia quelli che nascono e terminano nel territorio di appartenenza”. E questo per evidenti limiti logistici, organizzativi e di risorse. A fine relazione mi si è avvicinato il prof. Pisapia, docente universitario a Verona, e mi ha chiesto di poter utilizzare questa definizione, che evidentemente gli è piaciuta.
La realtà invece qual è?
La realtà è complessa. Non solo perché noi dobbiamo occuparci davvero di tutto, compresa l’applicazione dei regolamenti comunali sul fronte di commercio, sanità, igiene, edilizia. Ma perché spesso non abbiamo a disposizione strumenti adeguati. Lei pensi che se una nostra pattuglia ferma un’auto sospetta, può sì chiedere i documenti, ma non ha modo di accedere direttamente al database del Ministero, per verificare se sono veri, se a quella persona sono contestati reati e così via. Possiamo solo chiedere aiuto a polizia di Stato o carabinieri. Un altro esempio sono le unità cinofile: su questo fronte spero di poter annunciare presto un progetto davvero innovativo. Perché ad oggi, appunto, noi non abbiamo cani o personale addestrato a disposizione, mentre sarebbe importante.
Ad un certo punto si è parlato di Agenzia di Polizia sul territorio. Il progetto è tramontato?
L’idea, nata da un confronto sul tema con il sindaco Fabbio, a me pareva assolutamente efficace, e appunto in linea con alcuni modelli internazionali che ho studiato in questi anni. Un progetto di Polizia locale trans comunale, e forse addirittura quasi provinciale, capace di garantire in maniera unitaria sicurezza e vigilanza anche a tante piccole realtà che oggi, sul nostro territorio, fanno magari i salti mortali per mantenere un vigile in organico, oppure chiedono aiuto appunto a realtà più grandi. Sarebbe una bella rivoluzione, assai razionale: credo che si potrebbe offrire alla cittadinanza un servizio migliore, e ottimizzare anche una serie di dispersioni di risorse oggi inevitabili, in un contesto così frammentato.
La nuova sede del Comando cittadino, invece, in che tempi vedrà la luce?
Non lo so. Certamente a questo edificio noi siamo affezionati, ma oggi è assolutamente inadeguato. Pensi che non abbiamo neanche un locale idoneo a trattenere individui in fermo temporaneo. Per cui se succede chiediamo aiuto alla Questura, che ci mette a disposizione una cella, con servizio di sorveglianza a nostro carico. Esiste un progetto per trasferire il Comando all’interno dell’ex caserma Valfrè: ma come tutti io sono in attesa di capire se succederà davvero, e quando.