1044 piazze per festeggiare i 40 anni della legge sugli asili nido
Questo pomeriggio anche ad Alessandria, grazie allimpegno e alla passione di alcune operatrici, sarà possibile vivere un momento di festa e riflessione sullimportanza degli asili nido in Italia e nella nostra provincia. Appuntamento in Galleria Guerci dalle 16 alle 18
Questo pomeriggio anche ad Alessandria, grazie all?impegno e alla passione di alcune operatrici, sarà possibile vivere un momento di festa e riflessione sull?importanza degli asili nido in Italia e nella nostra provincia. Appuntamento in Galleria Guerci dalle 16 alle 18
L’appuntamento è fissato per questo pomeriggio, dalle 16 alle 18, in Galleria Guerci ad Alessandria, dove verranno allestiti due spazi contigui, uno dedicato ai bambini, con palloncini, animatori, truccabimbi, giochi e una grande torta ripiena di sorprese, e uno dedicato agli adulti, con una mostra che ripercorrerà le tappe di una storia così importante come quella degli asili nido in Italia, non solo realtà sempre più votata all’aspetto educativo superando il concetto di semplice cura dei piccoli, ma anche come elemento cardine di una società che voglia puntare a una reale parità fra i generi e in grado di offrire alle donne la possibilità di lavorare con gli stessi diritti e risorse rispetto agli uomini.
Come sottolinea Tiberti, la situazione nella provincia da questo punto di vista è drammatica: “la nostra provincia è 58esima in Italia e siamo ultimi in Piemonte, con una percentuale di occupazione femminile appena del 36,4% con un divario peraltro ancora in crescita fra uomini e donne. Mentre nel 2010 gli avviamenti al lavoro per gli uomini sono stati il 6,8%, per le donne solo lo 0,5%, cioè appena 123 casi. Il 58% di chi è disoccupato è donna, e, fra chi lavora, fortissimo è il divario in rapporto al salario. Basta guardare alle pensioni: l’importo medio per le donne è di 621 euro al mese, mentre per i maschi è di 1314 euro, vale a dire più del doppio. Questo anche perché le donne finiscono per andare in pensione per vecchiaia, spesso senza aver raggiunto la quota di contributi necessaria a una pensione dignitosa, e la ragione è presto detta: le donne sono impegnate molto più degli uomini in attività di cura, in particolare dei figli e delle persone anziane, cosicché spesso hanno percorsi professionali discontinui oppure sono costrette ad abbandonare il lavoro o a rinunciarvi, perché il costo delle rette degli asili nido sarebbe più alto di ciò che potrebbero percepire come stipendio se avessero un’occupazione part time (ormai sempre più l’unica soluzione che viene loro proposta)”.
“Eppure la copertura degli asili nido sul territorio provinciale è molto bassa – prosegue il segretario provinciale Cigl – appena del 9,2%, con una spiccata differenza fra i centri zona e i comuni più piccoli, dove il livello di assenza di queste strutture è altissimo, con tutte le conseguenze sulle famiglie e in particolare sulle donne che abbiamo visto. Nei centri zona la copertura è del 14%, a fronte di una media nazionale del 16% e di dati come quello di Torino, che invece è al 36%. Le indicazioni che giungono da Lisbona e dall’Europa indicano che il dato da raggiungere dovrebbe essere almeno del 33%. In più, quello che colpisce è anche la difformità di trattamento che vi è da un comune ad un’altro, con una differenza nelle quote del servizio che passa dai 260 euro di Casale ai 374 di Alessandria (la più cara in assoluto in provincia), anche se poi dipende dalle fasce isee (lo strumento di certificazione del reddito) che vengono considerate, perché, ad esempio, per le fasce molto basse è Novi Ligure ad avere le tariffe meno costose. La situazione purtroppo non sembra destinare a migliorare in futuro però, anzi, visto che la Regione è intenzionata a ridurre drasticamente gli stanziamenti per gli asili nido, che oggi sono pari a circa 8 milioni di euro, cioè il 30% del costo totale di questo servizio”.
“Il compleanno di una legge così importante – conclude Silvana Tiberti – deve essere anche un’occasione per riflettere sulla composizione del nostro territorio da un punto di vista demografico, perché questo è un’indice che dice molto sulle reali capacità di sviluppo e sulla possibilità di far fronte alle sfide del futuro: dal 2003 a oggi possiamo contare 2116 bambini in più, un dato che ha sorpreso perfino noi per le dimensioni. Ovviamente lo si deve in gran parte ai figli di cittadini immigrati, eppure ancora non basta per coprire il gap presente nella nostra provincia, una delle più anziane d’Europa. La miopia della gestione dei flussi migratori è sotto gli occhi di tutti: noi abbiamo un bisogno enorme di stranieri, di persone che possano garantire un’iniezione di giovinezza nella nostra popolazione”.