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PFM canta De André e “35 e… un minuto”
Sabato 3 dicembre al Cinema Teatro Alessandrino primo appuntamento con la stagione del Teatro Regionale Alessandrino
Sabato 3 dicembre al Cinema Teatro Alessandrino primo appuntamento con la stagione del Teatro Regionale Alessandrino
Prende il via anche ad Alessandria (dopo l’esordio del 20 novembre a Valenza con lo spettacolo Storia d’Italia) la stagione del Teatro Regionale Alessandrino con un grande concerto al Cinema Teatro Alessandrino sabato 3 dicembre alle 20.45.
Sul palcoscenico la PFM, che dopo lo straordinario successo delle scorse tournée ha deciso di suonare ancora, e il suo omaggio a Faber, con gli arrangiamenti originali, le canzoni più significative del concerto-evento del 1979 che riuniva PFM e De Andrè.
Lo spettacolo diventò poi un doppio album, ancora oggi pietra miliare nella discografia della canzone d’autore italiana.
Il concerto di sabato 3 dicembre è diviso in due parti: la prima raccoglie l’omaggio a De Andrè, la seconda – chiamata “35 e… un minuto” lascia spazio alla Premiata il cui suono era, ed è tutt’oggi, un marchio di fabbrica, distintivo di una capacità artigiana nel concepire e trattare le note, la musica e gli arrangiamenti.
Sul palcoscenico la PFM, che dopo lo straordinario successo delle scorse tournée ha deciso di suonare ancora, e il suo omaggio a Faber, con gli arrangiamenti originali, le canzoni più significative del concerto-evento del 1979 che riuniva PFM e De Andrè.
Lo spettacolo diventò poi un doppio album, ancora oggi pietra miliare nella discografia della canzone d’autore italiana.
Il concerto di sabato 3 dicembre è diviso in due parti: la prima raccoglie l’omaggio a De Andrè, la seconda – chiamata “35 e… un minuto” lascia spazio alla Premiata il cui suono era, ed è tutt’oggi, un marchio di fabbrica, distintivo di una capacità artigiana nel concepire e trattare le note, la musica e gli arrangiamenti.
“Spesso non ci si rende conto del ruolo che si gioca nel momento in cui si “gioca”. Si fa quello per cui ci si sente predisposti, cercando di dare vita a tutti quei sogni e utopie che ci si porta dentro fin da ragazzi. Il rock italiano, quando la PFM era ancora “I QUELLI”, non esisteva ancora; La musica italiana poteva contare solo su cover o su alcuni buoni autori ed interpreti, come Battisti, e poeti cantautori dalla forte personalità come De André, che proseguiva la tradizione della cosiddetta scuola genovese. Noi della PFM, dopo una lunga gavetta come session man, decidemmo di far confluire in un unico stile immaginifico e psichedelico tracce di studi classici, influenze jazz, musica popolare e sano buon rock di matrice inglese. Lo si chiamava impropriamente pop, ma poi si scoprì essere rock progressivo…
De André in quel decennio, sia come autore che come musicista, ebbe un ruolo primario. Noi, come QUELLI, lo incontrammo al tempo de’ LA BUONA NOVELLA. Fabrizio incarnava ciò che di poetico ognuno di noi si portava dentro. Le sue storie erano frustate ai benpensanti, erano la lente per guardare in fondo alle nostre coscienze, erano lo specchio dove erano riflessi anche i destini degli ultimi e dei più emarginati. Fabrizio era capace di rimodellare la realtà sofferente e farla diventare poesia. Come musicista ha sempre cercato una sponda collaborativa insieme ai suoi compagni di viaggio, con l’idea di non essere schiavo di mode e modi, ma seguendo un percorso più vicino ai canoni dell’avventura e della curiosità…” (Franz Di Cioccio)
De André in quel decennio, sia come autore che come musicista, ebbe un ruolo primario. Noi, come QUELLI, lo incontrammo al tempo de’ LA BUONA NOVELLA. Fabrizio incarnava ciò che di poetico ognuno di noi si portava dentro. Le sue storie erano frustate ai benpensanti, erano la lente per guardare in fondo alle nostre coscienze, erano lo specchio dove erano riflessi anche i destini degli ultimi e dei più emarginati. Fabrizio era capace di rimodellare la realtà sofferente e farla diventare poesia. Come musicista ha sempre cercato una sponda collaborativa insieme ai suoi compagni di viaggio, con l’idea di non essere schiavo di mode e modi, ma seguendo un percorso più vicino ai canoni dell’avventura e della curiosità…” (Franz Di Cioccio)
[Foto di Marco Celeste e Guido Harari]