Balduzzi: “La sanità italiana va migliorata, non stravolta”
La cooptazione improvvisa nel Governo Monti, lo scenario nazionale, ma anche le priorità sanitarie, ospedaliere e assistenziali del nostro territorio. Intervista esclusiva con il nuovo Ministro della Salute, alessandrino doc, che garantisce farò pienamente la mia parte
La ?cooptazione? improvvisa nel Governo Monti, lo scenario nazionale, ma anche le priorità sanitarie, ospedaliere e assistenziali del nostro territorio. Intervista esclusiva con il nuovo Ministro della Salute, alessandrino doc, che garantisce ?farò pienamente la mia parte?
Ministro Balduzzi, pochi alessandrini immaginavano di ritrovarsi un concittadino Ministro della Repubblica: e nei suoi confronti stanno circolando, in città e in provincia, parole di grande stima e apprezzamento. Ma davvero lei non se l’aspettava?
Beh, grazie agli alessandrini per l’apprezzamento, ora cercherò di meritarmelo. Sono sincero: per una serie di precedenti esperienze come consulente tecnico, sia in ambito sanitario che presso altri ministeri, qualcuno mi aveva preannunciato che il mio nome circolava, insieme a quello di tanti altri, per un possibile incarico nel nuovo esecutivo. Ma francamente no, non pensavo di diventare Ministro. Si figuri che il giorno prima ero ancora a Milano all’Università Cattolica, a fare il mio lavoro di professore universitario. E la sera ho partecipato ad un incontro alessandrino. Tant’è che poi alcuni amici mi hanno scritto e chiamato, dicendo “potevi dircelo però….”. Ma io non lo sapevo, davvero…
E davvero le convocazioni vi sono arrivate di notte? Si è letto di qualche suo collega buttato giù dal letto….
Anche per me più o meno è andata così: nel senso che in orario quasi notturno mi è arrivato un preavviso amichevole. La mattina successiva c’è stata poi l’ufficializzazione, di fronte alla quale, naturalmente, in un momento come quello che sta attraversando il Paese, si poteva solo rispondere con una immediata disponibilità.
Si è già fatto un’idea della situazione, e delle priorità? Gli italiani in questo periodo hanno una gran paura di perdere le sicurezze acquisite signor Ministro. E la sanità è tra quelle.
L’ho già dichiarato in questi giorni: la sanità pubblica italiana è un modello eccellente, che tanti nel mondo studiano, e ci invidiano. Noi naturalmente siamo portati ad enfatizzarne i limiti, e le disfunzioni, che pure esistono. Ma sul fatto che il servizio sanitario sia una conquista sociale per tutti, e che tale debba restare, non ho il minimo dubbio. Del resto, cosa diciamo ad un amico che incontriamo per strada, non vedendolo da un po’? Gli chiediamo ‘come stai?’, ed è così anche nelle altre lingue. La salute è un bene primario per tutti, e se da un lato siamo noi stessi a dover fare prima di tutto prevenzione sul nostro corpo, dall’altro è compito dello Stato metterci a disposizione un sistema sanitario che funzioni sempre meglio, e che ci eroghi assistenza e servizi di qualità assoluta.
Quindi niente ‘tagli’ in vista, ticket aggiuntivi o altri salassi?
L’attività del Ministro della Salute è calata all’interno di un esecutivo, guidato dal Presidente del Consiglio. D’altro lato poi il Ministro si rapporta a tutta una serie di interlocutori sul territorio: i presidenti delle Regioni prima di tutto, ma anche gli Ordini e le associazioni professionali e una serie di altri soggetti. Intendo dire che non decido io da solo, e comunque l’assetto contabile-finanziario, pur importante in questa fase, non deve essere necessariamente migliorato aumentando il costo per i cittadini-pazienti, ma anche e soprattutto attraverso una profonda riorganizzazione, che generi sia minori costi che maggiore efficienza. Ricordiamoci poi che la sanità italiana pubblica funziona purtroppo “a macchia di leopardo”. Se ci sono aree meno efficienti, e al contempo più costose, dobbiamo capire perché, e intervenire.
Entro il prossimo 30 aprile dovrà essere rinnovato il Patto per la Salute tra Stato e Regioni: un accordo finanziario e programmatico di grande rilevanza: cosa dobbiamo aspettarci?
Il confronto sui tavoli tecnici è aperto: si tratta di un accordo complesso, che dovrà rappresentare la sintesi fra le scelte dell’esecutivo in termini di politica sanitaria, e le esigenze del territorio. Credo che non sia solo una questione di risorse finanziarie, anche se mi rendo conto che questo è un aspetto prioritario, e di immediata percezione. Ma si tratta anche e soprattutto di essere allineati, tutti quanti, rispetto ad un progetto condiviso di sanità, in termini di strategie e strumenti per mezzo dei quali garantire ai cittadini servizi e prestazioni sempre più efficaci.
Ministro, lei le priorità ‘sanitarie’ del nostro territorio le conosce bene, ma gliele sintetizzo: il piano sanitario regionale è oggetto di un confronto intenso, e la preoccupazione di molti è di ritrovarsi con presidi ospedalieri (ad esempio Novi, Ovada, Tortona…insomma tutti a parte l’azienda ospedaliera Santi Antonio e Biagio) depotenziati. Poi ci sono realtà socio assistenziali come il Cissaca, che guarda al futuro con apprensione perché il Comune di Alessandria da tempo non fa fronte ai suoi impegni finanziari…..E più di qualcuno, anche sui media locali, comincia a dire: “speriamo in Balduzzi..”
Allora: il Ministro, è evidente, deve avere un approccio nazionale, complessivo. Un Governo non può avere figli e figliastri, e men che meno un esecutivo tecnico, quale noi siamo. Il che naturalmente non significa che, ben conoscendo la realtà piemontese, e quella alessandrina in particolare, io intenda disinteressarmene. C’è con la Regione un dialogo in corso, e un confronto molto collaborativo. Sono certo che in questi mesi saranno individuate le soluzioni più efficaci perché la nostra sanità territoriale sia sempre più in grado, al di là delle soluzioni organizzative individuate, di soddisfare al meglio il bisogno di cura e di salute di tutti i cittadini. Posso garantire che farò la mia parte fino in fondo.
Torniamo al professor Renato Balduzzi, e ai suoi rapporti con Alessandria. “L’uomo giusto al posto giusto”, mi ha detto un suo collega di Università. E un suo coetaneo mi ha ricordato: “giocavamo insieme a calcio da ragazzi sul campetto del Don Orione”. Bello, no? Ho letto che ha ricevuto 1.300 sms, e-mail e telefonate di felicitazioni..
La correggo: 1.300 solo nelle prime 24 ore dalla diffusione dalla notizia. Ora sono molti di più, e confermo la mia intenzione: sto rispondendo privatamente a tutti. Ci vorrà anche qualche giorno, ma manterrò fede all’impegno. Che vuole che le dica: è bellissimo, certamente. L’occasione per risentire, anche solo con un sms o una e-mail, persone che si sono incrociate e perse, dai tempi delle elementari in poi, come succede a tutti noi.
Ma c’è un messaggio che l’ha colpita particolarmente?
Tanti. Ma su tutti mia zia, che vive a Torino e che per me rappresenta un legame affettivo molto forte con la mia famiglia di origine. Ha 103 anni, e segue con lucidità e passione la vita pubblica del nostro Paese: è stata tra i primi a chiamarmi. E non solo per congratularsi, ma per esortarmi a fare il mio dovere al meglio. Sono cose belle….