Vignuolo: “una Spiga Rossa che guarda ai giovani”
Il candidato sindaco dellApi spiega la scelta di puntare su ragazzi (e soprattutto ragazze) tra i venti e i trentanni, e propone una città ecosostenibile e un recupero del centro storico. Perché da soli? Chiedetelo a Barosini: e sul Pd spara a zero
Il candidato sindaco dell?Api spiega la scelta di puntare su ragazzi (e soprattutto ragazze) tra i venti e i trent?anni, e propone una città ecosostenibile e un recupero del centro storico. ?Perché da soli? Chiedetelo a Barosini?: e sul Pd spara ?a zero?
Vignuolo, come mai questa scelta di corsa solitaria? L’Api non dovrebbe far parte del terzo polo?
La domanda sul terzo polo sarebbe opportuno lei la ponesse a Gianni Barosini. L’ultimo atto comune è stata una conferenza stampa di presentazione, ormai parecchio tempo fa. Poi ho cercato in tutti i modi il confronto, ma ad un certo punto ho preso atto dai media della sua candidatura. A quel punto, che fai? Insisti con chi non si confronta? Decideranno gli alessandrini….
Ai quali lei sta proponendo in questi giorni dei manifesti 6×3 con giovani visi femminili…e senza il suo, di volto. Una scelta un po’anomala?
No, una scelta coerente. Crediamo davvero, come Api, che sia arrivato il tempo dei ragazzi e delle ragazze di venti e trent’anni. Io ci sono, metto a disposizione la mia esperienza di amministratore, perché comunque fare il consigliere comunale o il gestore di società pubblica necessita di un bagaglio di competenze e la conoscenza di regole che non si imparano in una settimana. Ma attorno a me ci saranno soltanto volti giovani, e soprattutto di donne.
Perché la lista si chiama Spiga Rossa?
Il grano per tutto l’alessandrino ha sempre significato lavoro, laboriosità. E la spiga rossa si regala a natale, è simbolo di abbondanza, di buon futuro. Poi c’è anche un motivo scaramantico. Spiga Rossa è il nome di una lista civica del mio paese di origine, con la quale un mio amico ha vinto di recente le elezioni. Speriamo porti fortuna anche a me?
Vuole addirittura vincere?
Tutti corriamo per vincere, è chiaro. Naturalmente, proprio perché sono un pratico, faccio anche i conti con la realtà, e dico che comunque sarà importante guadagnarci, da partito giovane come siamo, un consenso vero soprattutto tra i giovani, e una rappresentanza in consiglio. E, naturalmente, so bene che la situazione politica nazionale è in evoluzione, per cui vedremo cosa succede da qui alla primavera.
Ad un certo punto in giro si diceva che lei avrebbe appoggiato Parise. Poi cos’è successo?
Veramente a mio avviso è il mio amico Corrado che avrebbe dovuto appoggiare me, e ho provato a parlargliene. Ma non ci siamo accordati. Sia chiaro, con lui negli ultimi anni abbiamo condiviso battaglie importanti, in cui entrambi abbiamo creduto, per cercare di cambiare il Pd dall’interno…purtroppo non ci siamo riusciti, come è evidente. Si figuri che quando ci siamo presentati per uscire con un manifesto 6×3 contro parentopoli e la casta ci hanno detto: “ragazzi, state calmi”.
Forse i tempi non erano maturi Vignuolo. Ora pare che la lotta anti casta sia uno dei cavalli di battaglia dello schieramento di centro sinistra: non ha letto?
Non mi provochi, per favore. Io è da quando sono entrato in politica, da ragazzo, che mi scontro con una certa mentalità “familistica”, dal Pci ad oggi. Ho sempre perso, ma non demordo…
Ci sintetizza il suo percorso politico?
Volentieri. Sono arrivato ad Alessandria, anzi a Spinetta, nel 1972, a 14 anni.Erano tempi di passione politica vera, e io mi sono in quegli anni avvicinato ai movimenti della nuova sinistra. Con il Pci c’era già amore-odio, anche se stimavo molto Natale Vazzana, che mi prese a benvolere, e ci facevo sempre chiacchierate molto sincere, schiette. Lui fu anche assessore comunale, e commissario dell’Asl mi pare. Ma per quel partito era troppo anticonformista: gli contestavano persino il fatto di essere un buon giocatore di scala 40…tanto per darle l’idea dei tempi, e del bigottismo di sinistra. Comunque quando Vazzana è morto, sono stato io ad insistere perché gli fossero intitolati i giardini di Spinetta.
Ma lei negli anni Ottanta, finiti i movimenti extraparlamentari, converge nel Pci?
Ma no, neanche per idea. Ero giovane, mi sono sposato presto, e con mia moglie abbiamo viaggiato tanto, e vissuto parecchio a Londra. Alla politica sono tornato a dedicarmi nel 1991, iscrivendomi al Pds di Occhetto: speravo davvero che fosse l’inizio di una nuova storia. Sono stato per diversi anni segretario della sezione di Spinetta, dove siamo arrivati ad avere 250 iscritti. E sono entrato in consiglio comunale nel 1994, rimanendoci fino al 2005. Forte dei consensi tra gli elettori, ma sempre emarginato dentro il partito.
E come mai?
Questioni di correnti apparentemente. Ma forse anche di valori di riferimento. Comunque nel 2002 vinciamo le elezioni, Mara Scagni diventa sindaco, e mentre altre figure, anche con minor esperienza e consenso elettorale del sottoscritto, vengono coinvolte nella squadra di governo, io rimango al palo. Eppure di aquile in quel team io ne ricordo poche: tant’è che siamo finiti come siamo finiti.
Lei però nel 2005 diventa presidente Atc: un’esperienza importante?
Un’esperienza amministrativa molto bella. Credo che l’incarico mi sia stata assegnato proprio per allontanarmi, o forse per darmi un contentino. Ma io l’ho preso assai sul serio: del resto stiamo parlando di un ente che gestisce 6 mila unità abitative in provincia, e che ha un ruolo essenziale nella gestione del disagio sociale sul territorio.
Memorabili i suoi scontri con la Rete Sociale per la casa….
Sì. Io non ci stavo ad apparire come il fascista oppressore, e ad accettare che queste persone, per quanto animate da intenzioni a volte lodevoli, di fatto calpestassero i diritti degli altri, occupando immobili a loro piacimento. Ma a parte questo, mi creda che la sfida vera è stata la gestione amministrativa, e la realizzazione di progetti. Quando sono arrivato all’Atc c’erano in cassa 9 milioni di euro, inutilizzati. Ma come? Un ente pubblico le risorse le deve mettere in campo, sempre: ovviamente attento a non contrarre debiti che non può pagare. E così abbiamo fatto: realizzando 150 nuovi alloggi nel solo Comune di Alessandria, e riqualificando intere vie del quartiere Cristo: da via Gandolfi a via Bensi. E in cinque anni, me lo lasci sottolineare, non una sola contestazione di scarsa trasparenza.
Vignuolo, lei ha presentato la sua lista in zona Panorama, qualche giorno prima dell’esondazione della Bormida. Ora diranno che porta sfortuna…
Altro che sfortuna: io ho denunciato, negli anni in cui sono stato in consiglio comunale, quanto fosse assurdo concedere le autorizzazioni per edificare in quell’area. E naturalmente il Pd non mi ascoltò. E per la conferenza ho scelto quel luogo per evidenziare quanto sia assurdo non aver ancora provveduto a realizzare un nuovo ponte sulla Bormida. Ma cosa aspettiamo per muoverci? Che si arrivi alla chiusura anche di quell’unico, e ormai inadeguato, collegamento che abbiamo ora?
Ma se diventasse sindaco, che farebbe concretamente?
Tante cose, senza demagogia e partendo dal presupposto che le casse sono vuote. Ma guardi che non è solo questione di soldi, ma di volontà e onestà. Qualche esempio: io punterei sul recupero urbano del centro storico, e sulla manutenzione delle aree verdi affidata al volontariato dei pensionati. Altro che appaltarla a società esterne, o riempire le aiuole di costosissime rose. E poi il wi fi gratuito: ma le pare possibile che ancora ne siamo sprovvisti? E ancora: mobilità urbana, che vuol dire mini bus ecologici e microbus. Valorizzazione della Cittadella come polmone verde a disposizione costante degli alessandrini. Ma anche un pronto soccorso per gli animali domestici, sempre aperto e a costi accessibili.
E la galassia partecipate, Vignuolo?
Uno scandalo: sono più di trenta, con relativi consigli di amministrazione e personale. Un tempo erano quattro: e quattro o cinque dovrebbero tornare ad essere.