Tripodi: “la mia Aspal, tra passato e futuro”
I nuovi contestati concorsi per assunzioni part time, e lapparente mancanza di programmazione di un calderone che raggruppa oggi una serie di attività molto eterogenee tra loro. La direttrice della struttura ci accompagna in un viaggio a ritroso negli ultimi trentanni, per capire come si è arrivati fin qui. E domani?
I nuovi contestati concorsi per assunzioni part time, e l?apparente mancanza di programmazione di un ?calderone? che raggruppa oggi una serie di attività molto eterogenee tra loro. La direttrice della struttura ci accompagna in un viaggio a ritroso negli ultimi trent?anni, per capire come si è arrivati fin qui. E domani?
Dottoressa Tripodi, partiamo dalla fine. Oggi Aspal cosa fa concretamente? Da fuori a qualcuno sembra un “calderone” con dentro un po’ di tutto….
Guardi, se la vedete così avrete le vostre ragioni. Io posso dirle che oggi Aspal cerca con fatica di ridarsi una propria identità, dopo un percorso di progressivo “svuotamento” di aree di competenza, e credo di deficit di programmazione, che mi sono sempre sforzata di segnalare. Cosa facciamo? Dai servizi informatici e telematici per il Comune di Alessandria, alla gestione del comparto giovani (Informagiovani, ludoteca, Punto D, ecc..), dalla riscossione tributi: affissioni, Cosap (occupazione suolo pubblico), ICP (imposta comunale di pubblicità), contravvenzioni alla ristorazione di sei asili nido comunali,dalla gestione del Museo de Cappello e del Teatro delle scienze allo IAT e poi ancora la mediazione culturale il supporto all’organizzazione delle manifestazioni e degli eventi per il Comune di Alessandria. Complessivamente abbiamo un centinaio di dipendenti a tempo indeterminato, che ci sono stati via via assegnati dal Comune, e che hanno la provenienza più varia…
E ora, a quanto abbiamo letto, vi apprestate ad assumere altri 8 dipendenti addetti ai servizi culturali: posti che il sindaco a luglio aveva promesso ai (peraltro 9) precari del Tra. Invece che è successo?
E’ successo che i concorsi pubblici hanno delle regole. Non è impossibile decidere di assumere precari, anche di altre aziende collegate, ma l’operazione va fatta in maniera trasparente, coinvolgendo le controparti sindacali. Io ho indetto, come mi è stato chiesto, concorsi pubblici per 8 dipendenti part time. E come prevedibile hanno partecipato in tanti, con l’aria che tira nel mondo del lavoro. 3 su 8 dei vincitori risultano essere tra i 9 ex TRA. Per gli altri mi spiace sinceramente, ma non saprei che fare, e non spetta comunque ad Aspal intervenire.
In questi giorni nell’occhio del ciclone c’è, in particolare, il concorso per l’assunzione di due addetti allo sportello Iat della stazione FS…
Lo so. Ma la situazione è questa: lo Iat è gestito in partnership da Comune di Alessandria e Alexala. Quest’ultima ha già manifestato l’intenzione di non andare oltre la fine del 2011, e il Comune non subentra. A quel punto, io ho proposto di trasferire lo sportello Iat all’interno dell’Informagiovani. Dove non solo non pagheremmo l’affitto come succede ora, ma avrei già a disposizione personale interno per la gestione. Per cui abbiamo deciso di sospendere momentaneamente le due nuove assunzioni, in attesa di decidere il da farsi. Naturalmente tutte le graduatorie dei concorsi restano valide per tre anni, quindi confido che una soluzione si trovi.
Ma qual è la logica per cui si è deciso di mettere insieme servizi informatici e cultura, affissioni e giovani?
Lo chiediamo da anni al Comune di Alessandria, che detiene il 100% di Aspal. Diciamo che dallo scioglimento della “prima” Aspal e la successiva vendita delle sei farmacie comunali l’emergenza precari, più che una logica programmazione, è stata la cifra dello sviluppo aziendale. Si sono aggregate aree e personale, in una via Crucis che abbiamo cercato di gestire con razionalità: ora, dopo alcune linee guida illustrate dal socio in una assemblea dello scorso marzo, siamo in attesa che si dia il via al nuovo assetto aziendale. Nel frattempo nel 2009 abbiamo chiuso con un passivo di 900 mila euro circa, disavanzo ripianato con riserve aziendali, e nel 2010 con un altro passivo di un milione di euro, anch’esso coperto in parte con riserve proprie e con una riduzione del capitale sociale. Oggi Aspal ha 80 mila euro di capitale sociale, e 326.000 di riserve, e finalmente, soprattutto, ci sono stati adeguati i corrispettivi dei contratti di servizio agli effettivi costi aziendali.
Ci spiega come si è arrivati alla situazione odierna?
Volentieri, anche se è storia lunga. Consideri che io sono entrata in ATA (Azienda Teatrale Alessandrina) nel 1983, dopo 10 anni di lavoro nel privato, e con un sacco di sogni e progetti da realizzare….
Per forza di cose però, dottoressa Tripodi, la retrospettiva dovrà essere rapida….
Andiamo per flash allora. In Ata, con la mia laurea in materie letterarie dopo diploma in ragioneria, divento vice di Franco Ferrari. Sono anni esaltanti, in cui cerchiamo di applicare ad un’azienda culturale pubblica criteri di managerialità privata. E tra i primissimi in Italia cerchiamo di rendere il Comune consapevole del fatto che le spese teatrali non sono solo quelle per pagare gli artisti, ma tutte quelle connesse alla gestione. Che fino a quel momento finivano nel calderone dell’ente, per cui sembrava che la cultura fosse un affarone. Devo dire che alle spalle avevamo dei cda con personaggi di qualità assoluta, sul piano culturale ed etico. Delmo Maestri, per dirle, presidente del Teatro dal 1978 al 1990, pagava regolarmente il biglietto alla cassa, e pretendeva altrettanto dagli altri. Oppure faceva litigate furiose per le risorse con l’assessore al Bilancio del Comune, Andrea Foco, che pure era del suo stesso partito.
E poi si parla male della prima Repubblica. Mi pare di capire che là dentro eravate una roccaforte “rossa”…
Direi di sì, pur con molti distinguo. Comunque l’assalto al fortino arriva nel 1993, quando la Lega vince le elezioni post Tangentopoli. Il cda si dimette spontaneamente, e comincia una fase nuova. Diciamo che, in quegli anni Novanta, si comincia a ragionare, dopo le dimissioni di Ferrari che fa altre scelte professionali, su un modello che consenta alle attività teatrali, in perdita, di essere compensate, sul piano finanziario, da altri filoni più redditizi, quali le mense e le farmacie. Era un po’ lo spirito dei tempi, concretizzato nella nostra realtà dal sindaco Calvo, in collaborazione con l’ex sindaco socialista Mirabelli, che ad un certo punto fu contemporaneamente direttore facente funzioni di Amiu, e di Ata. Assorbimmo prima la ristorazione scolastica, poi i tributi, e infine le farmacie. Nel 1998 da Ata diventammo dunque Aspal (Azienda speciale pluriservizi alessandrina). Di lì a poco peraltro, nel maggio del 1999, Mirabelli morì improvvisamente.
E a quel punto che accadde?
Diciamo che ci fu un’alternanza di figure dirigenziali e all’interno del cda, su cui mi consentirà di sorvolare. Essenzialmente a me fu proposto il ruolo di direttore facente funzioni nel 2000, e accettai. E per un paio d’anni si lavorò positivamente, e con interessanti risultati economici. Arriviamo al 2002 con Aspal società pluriservizi in utile, che gestisce teatro, farmacie (versando al Comune di Alessandria un ‘aggio’ del 4% sul fatturato lordo delle farmacie), mense e tributi, e ha più di 200 dipendenti. Ma non solo: avevamo la migliore ristorazione pubblica del Piemonte, e avevamo già introdotto, ‘pionieri’ per l’epoca, i prodotti biologici e i prodotti equo-solidali. Un servizio di Omnibus, su RaiTre, si presentò come caso pilota a livello nazionale.
E siamo al 2002 dottoressa Tripodi: arriva una giunta di centro sinistra, e per lei, direttore filo “comunista”, comincia la pacchia…o no?
Non mi prenda in giro per favore. Il mio orientamento politico personale, che non ho mai nascosto, non si è francamente mai mescolato con il ruolo di dirigente pubblico. E, con la giunta Scagni, francamente il percorso fu assai accidentato. Diciamo che furono fatte scelte politiche che portarono alla decisione di smantellare quanto realizzato nel decennio precedente. Quindi, per farla breve: basta ad Aspal così come era stata disegnata dalla Calvo: le mense vanno per conto loro, e nasce Aristor. Così il teatro, e si costituisce Ata S.r.l.. Con moltiplicazione di consigli di amministrazione, ma anche di altri costi naturalmente. Perché è vero che una parte dei dipendenti viene “spalmata”, ma poi legittimamente i nuovi direttori (tra cui il redivivo Ferrari, che torna a gestire l’Ata come direttore/presidente) ritengono opportuno dotarsi di loro consulenti, e assumono altro personale.
Ma soprattutto, forse per il bisogno di procedere in tutta fretta, la nascita delle nuove società viene gestita in maniera approssimativa: non si affrontano seriamente i nodi del personale e degli immobili. Per cui ad esempio il centro cottura della D4 resta di proprietà di Aspal, così come l’edificio del Teatro (che è nostro ancora oggi).
Ci ha regalato una bella cavalcata a ritroso nel tempo dottoressa, non priva di sorprese. Ma nel futuro di Aspal, invece, cosa c’è?
Guardi, dopo la scelta del centro sinistra di smembrare la vecchia Aspal, e gli anni di Fabbio all’insegna delle privatizzazioni e, per quanto riguarda Aspal, di una serie di scelte dettate più dalle emergenze da risolvere che da un progetto concreto, non so davvero cosa succederà. Posso dirle cosa mi piacerebbe accadesse: occorre una seria razionalizzazione delle attività, oggi davvero troppo eterogenee. Tributi e contravvenzioni, ad esempio, le vedrei bene, per affinità, in una società di Riscossione Entrate. Così come il comparto informatico deve stare per conto suo. Aspal dovrebbe diventare una Fondazione, e andare a pescare sul mercato, nazionale e internazionale, le risorse per mantenersi, sviluppare progetti e fare rete. Consideri che le professionalità interne ci sono, eccome. Ma oggi il nostro stesso assetto societario di S.r.l. non ci consente di partecipare a molti bandi. Ecco, se ci si muovesse in quell’ottica, forse anche la gestione del Teatro, a quel punto, potrebbe essere compresa. Ma guardi che lo so che stiamo sfogliando il libro dei sogni…..