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Vivere con la malattia
La psicologa torinese Silvia Bonino presenta, all'Associazione Cultura e Sviluppo, il suo libro sulla condizione del malato
La psicologa torinese Silvia Bonino presenta, all'Associazione Cultura e Sviluppo, il suo libro sulla condizione del malato
Come è possibile convivere creativamente e positivamente con la malattia? Su questo si è discusso giovedì scorso, 27 ottobre, presso la Sala Conferenze dell’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria.
Presente all’incontro la psicologa Silvia Bonino (Professore ordinario di Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Torino), che ha offerto ai convenuti le sue riflessioni e la sua testimonianza personale in merito al delicato argomento della serata. Nell’occasione la psicologa ha anche presentato il libro in cui ha fatto convogliare la sua esperienza diretta della malattia con le sue conoscenze scientifiche, “Mille fili mi legano qui. Vivere la malattia”, edito da Laterza.
La Bonino propone un punto di vista in cui la malattia cronica ed invalidante diventa componente della vita della persona e non un ostacolo ad essa. Il percorso proposto al malato, caratterizzato da continui aggiustamenti a seconda delle situazioni, è composto da tappe che, pur con difficoltà, possono permettere di raggiungere un nuovo equilibrio. L’accettazione della malattia, la ridefinizione di un senso della propria esistenza, la ricostruzione della propria identità, il riconoscimento dei propri limiti e l’impegno in attività concrete: questi i punti cruciali sui quali la persona può lavorare per dare un assetto il più possibile armonico alla propria vita.
In una società come la nostra, pervasa dal mito della bellezza, della salute, della perfezione assoluta, le idee della psicologa torinese si caricano di una valenza aggiuntiva. La malattia ci rende consapevoli della limitatezza e dell’imperfezione della nostra natura di esseri umani.
Il titolo del volume di cui la Bonino è autrice cita la scrittrice ebrea Etty Hillesum, deportata ad Auschwitz. I mille fili che ci legano qui sono quelli degli affetti, del lavoro, delle passioni: tutto ciò che può far sentire il malato, nonostante tutto, vivo ed aperto a cogliere ciò che il presente può offrirgli.
Sono intervenuti alla serata anche Mauro Fornaro, ordinario di Psicologia dinamica presso l’Università di Chieti-Pescara, e la dottoressa Gabriella D’Amico, che ha introdotto il dibattito portando alcune considerazioni dettate dalla sua esperienza professionale quotidiana. Ha aderito all’iniziativa il Punto Informativo dell’Ordine degli Psicologi di Alessandria.
Presente all’incontro la psicologa Silvia Bonino (Professore ordinario di Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Torino), che ha offerto ai convenuti le sue riflessioni e la sua testimonianza personale in merito al delicato argomento della serata. Nell’occasione la psicologa ha anche presentato il libro in cui ha fatto convogliare la sua esperienza diretta della malattia con le sue conoscenze scientifiche, “Mille fili mi legano qui. Vivere la malattia”, edito da Laterza.
La Bonino propone un punto di vista in cui la malattia cronica ed invalidante diventa componente della vita della persona e non un ostacolo ad essa. Il percorso proposto al malato, caratterizzato da continui aggiustamenti a seconda delle situazioni, è composto da tappe che, pur con difficoltà, possono permettere di raggiungere un nuovo equilibrio. L’accettazione della malattia, la ridefinizione di un senso della propria esistenza, la ricostruzione della propria identità, il riconoscimento dei propri limiti e l’impegno in attività concrete: questi i punti cruciali sui quali la persona può lavorare per dare un assetto il più possibile armonico alla propria vita.
In una società come la nostra, pervasa dal mito della bellezza, della salute, della perfezione assoluta, le idee della psicologa torinese si caricano di una valenza aggiuntiva. La malattia ci rende consapevoli della limitatezza e dell’imperfezione della nostra natura di esseri umani.
Il titolo del volume di cui la Bonino è autrice cita la scrittrice ebrea Etty Hillesum, deportata ad Auschwitz. I mille fili che ci legano qui sono quelli degli affetti, del lavoro, delle passioni: tutto ciò che può far sentire il malato, nonostante tutto, vivo ed aperto a cogliere ciò che il presente può offrirgli.
Sono intervenuti alla serata anche Mauro Fornaro, ordinario di Psicologia dinamica presso l’Università di Chieti-Pescara, e la dottoressa Gabriella D’Amico, che ha introdotto il dibattito portando alcune considerazioni dettate dalla sua esperienza professionale quotidiana. Ha aderito all’iniziativa il Punto Informativo dell’Ordine degli Psicologi di Alessandria.
L’incontro era inserito nella tradizionale rassegna dei Giovedì Culturali dell’Associazione Cultura e Sviluppo, che continua il prossimo 3 novembre (ore 21.00) con una serata di approfondimento dedicata alla Cittadella militare di Alessandria.