Emergency Alessandria: scopriamoli insieme
Abbiamo incontrato Davide Notti, uno degli attivisti del gruppo alessandrino di Emergency, per farci raccontare come funziona un'organizzazione così grande nel mondo, quali sono i compiti svolti dai gruppi locali di supporto e come è possibile aiutare chi si trova in situazione di difficoltà.
Abbiamo incontrato Davide Notti, uno degli attivisti del gruppo alessandrino di Emergency, per farci raccontare come funziona un'organizzazione così grande nel mondo, quali sono i compiti svolti dai gruppi locali di supporto e come è possibile aiutare chi si trova in situazione di difficoltà.
Partiamo dal principio: cos’è Emergency ?
Innanzitutto, fughiamo un luogo comune. Quando si pensa a Emergency la prima cosa che viene in mente è l’attività di cura che viene svolta a favore dei feriti nelle zone di guerra. Questo è corretto, ma c’è molto di più: per noi è fondamentale diffondere una vera e proprio cultura di pace e di rispetto dei diritti umani in ogni possibile aspetto. Prima di tutto il diritto alla salute, che, come riportato nella dichiarazione dei diritti universali dell’uomo del 1948, è un diritto universale: Emergency cura tutti gratuitamente senza distinzioni di alcun genere. Capita così che in un ospedale si trovino fianco a fianco, spogliate delle loro armi, persone che fino a poco prima erano intente a spararsi addosso. Ma la maggior parte delle persone che ci troviamo a curare sono le vere vittime delle guerre e delle tragiche conseguenze ad esse legate, cioè i civili: donne, anziani e bambini in particolare. Quando si parla di cultura di pace è poi importante estendere il concetto. Non si tratta solamente di raggiungere la fine della guerra ma anche di riuscire a ristabilire i diritti che durante un conflitto più facilmente vengono cancellati, come per esempio l’istruzione e il lavoro. Quando Emergency costruisce un ospedale lo fa con l’intento di creare qualcosa di permanente, costruita con l’obiettivo di durare nel tempo e di diventare il seme per una nuova gestione della sanità.
Quali sono gli scenari nel mondo dove Emergency oggi è particolarmente coinvolta?
Afghanistan, Sierra Leone, Sudan, Repubblica Centro Africana, Cambogia e Iraq.
Spesso gli ospedali di Emergency sono gli unici a offrire cure gratuite e prestazioni mediche avanzate e di alta qualità: per esempio, a Kabul abbiamo reso disponibile l’unica Tac ad accesso gratuito dell’Afghanistan. In Sudan adesso c’è il più avanzato centro di cardiochirurga dell’Africa, sempre ad accesso gratuito, così come tutte le prestazioni che vi vengono erogate.
Dal 2001 al 2011 Emergency, solamente in Afghanistan, ha speso 55 milioni di euro per curare 3 milioni di persone. L’Italia, nel frattempo, per sostenere la guerra ne ha spesi 4 miliardi. (Qui un video segnalato da Davide Notti che spiega i 10 anni di guerra in Afghanistan).
Quali sono le attività che Emergency svolge sul territorio?
Spesso la costruzione e la gestione di un ospedale è solo il primo passo. La missione è quella di favorire lo sviluppo e la diffusione dei diritti fondamentali in tutta una comunità locale. Negli ospedali di Emergency la maggior parte degli operatori è locale, il compito degli esperti che arrivano dall’estero – medici, infermieri, fisioterapisti, logisti, ecc. – è quindi anche quello di formare il personale locale e portare così competenze in paesi dove l’accesso a una formazione avanzata è quasi impossibile. L’obiettivo è quello che con il tempo il personale del posto sia in grado di portare avanti in autonomia la struttura.
Come vengono gestiti i fondi? E’ possibile per chiunque tenere traccia degli investimenti che vengono compiuti?
Per Emergency la trasparenza è una priorità assoluta, così come l’efficienza nell’utilizzo delle risorse. Il 94% dei fondi raccolti viene impiegato per la gestione dei progetti. La nostra organizzazione pubblica annualmente un bilancio dove si può vedere nel dettaglio da dove vengono e come vengono impiegati i soldi raccolti.
La nostra filosofia è ben riassunta in questo manifesto programmatico.
Emergency, in collaborazione con la testata Peacereporter, ha lanciato inoltre la sua rivista “E-Il mensile”, che racconta storie dall’Italia e dal mondo che sono spesso snobbate dal giornalismo tradizionale perché scovenienti: i migranti in Puglia, i pastori della Sardegna, le rivolte arabe viste dall’interno, i danni causati da un nuovo metodo di estrarre il gas (Hydrualic Fracturing) dagli scisti argillosi in Pennysilvania o, ancora, l’agricoltura biologica delle Valli Unite nella nostra provincia.
Quali sono, più nello specifico, i progetti realizzati in Italia?
Anche in Italia il diritto alla salute non è cosi scontato, soprattutto per “gli ultimi”: immigrati ma non solo, anche cittadini italiani, che sempre più si sono ritrovati esclusi nei fatti da questo diritto, anche se formalmente garantito dalla Costituzione. Per questo nel 2006 Emergency ha aperto in Sicilia, a Palermo, un poliambulatorio per offrire assistenza sanitaria gratuita ai migranti, con o senza permesso di soggiorno, e a tutti coloro che ne abbiano bisogno. Un secondo poliambulatorio ha iniziato le attività a Marghera il 2 dicembre 2010. Due ambulatori mobili portano assistenza sanitaria dove più c’è bisogno. A eccezione di alcune figure che garantiscono la continuità e l’organizzazione del servizio, lo staff del Programma Italia opera a titolo gratuito. Dall’estate 2011 un “polibus” – vero e proprio ambulatorio mobile allestito in un pullman – offre assistenza socio sanitaria nelle aree dove c’è n’è piu bisogno, ad esempio a Manduria in Puglia dove gli immigrati vengono sfruttati per la raccolta degli ortaggi e non possono accedere alle cure mediche in quanto spesso senza permesso di soggiorno. Qui sono state raccolte alcune esperienze al riguardo.
E per quel che riguarda il Gruppo Emergency di Alessandria? A quali progetti avete preso parte?
Ci sono due persone che sono state sul campo e sono quindi portatrici di un’esperienza diretta: Silvia, fisioterapista in Sierra Leone nel 2003 – 2004, che è la referente del gruppo di Alessandria e Sivana, fisioterapista in Afganistan per 6 mesi, a cavallo tra il 2004 e 2005, e altri sei mesi a cavallo tra il 2007 e 2008. Entrambe spiegano che uno dei momenti che più le ha segnate è stato quello del rientro: ci si accorge davvero di come molto di ciò che abbiamo qui è in realtà superfluo e anche le nostre preoccupazioni spesso risultato futili se paragonate a quelle di chi vive in altri Paesi. Purtroppo però bisogna riconoscere che alcuni settori chiave come la sanità e la scuola anche in Italia si stanno sempre più aziendalizzando, trasformando per esempio i pazienti in utenti e/o clienti.
Anche chi non ha una qualifica specifica, come quella di medico, infermiere o fisioterapista (e quindi non avendo la possibilità di essere utile direttamente nelle missioni sul campo) può però svolgere una preziosa attività come volontario in un gruppo locale di Emergency.
Cosa fa un gruppo locale?
Emergency basa la sua forza sulla diffusione nel territorio non solo per la raccolta di fondi ma anche per la promozione di una cultura di pace. I gruppi locali oltre a organizzare banchetti di raccolta fondi e di informazioni in occasione di manifestazioni e concerti, organizzano incontri nelle scuole per educare bambini e ragazzi sui drammi della guerra e sulla lotta in favore dei diritti umani. Vengono organizzati inoltre incontri per sensibilizzare le persone sui temi e le campagne che Emergency porta avanti.
Ciascuno può contribuire alla causa dell’organizzazione secondo le sue disponibilità e la voglia di impegnarsi, dedicando un po’ del proprio tempo. Non è richiesto nessun requisito per entrate a far parte del gruppo se non quello di condividere gli ideali e lo spirito di Emergency.
Si può dare una mano ai banchetti, si può aiutare la diffusione del tesseramento iscrivendosi in prima persona e facendo promozione presso amici e parenti, si possono portare volantini al lavoro o al bar per dare notizia delle diverse iniziative. Più in generale, qualunque idea per la diffusione dalla conoscenza di Emergency è bene accetta! Il gruppo di Alessandria è contattabile direttamente a questo indirizzo email. Per un mondo migliore serve davvero l’impegno di tutti.