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Classifica Ecosistema urbano: un salto di qualità che ha del miracoloso
Gliamicidellabici: "non sono i provvedimenti furbeschi, come quello di istituire zone a traffico limitato in strade periferiche, o paradossali come quello di tracciare corsie ciclabili in stradine a basso traffico, a determinare un vero miglioramento della qualità urbana"
Gliamicidellabici: "non sono i provvedimenti furbeschi, come quello di istituire zone a traffico limitato in strade periferiche, o paradossali come quello di tracciare corsie ciclabili in stradine a basso traffico, a determinare un vero miglioramento della qualità urbana"
Nella classifica annuale di Ecosistema urbano redatta da Legambiente, Alessandria migliora decisamente la propria posizione, passando dall’81esima del 2010 alla 43esima su 104 capoluoghi di provincia in tutta Italia. Un salto di qualità che, soprattutto in alcuni settori, ha del miracoloso, per chi crede ai miracoli. Ma andando a leggere in dettaglio le tabelle ci si rende conto che alcuni dati non sono credibili.
Ne citeremo solo uno, sul quale siamo documentati, lasciando il compito di spulciare anche gli altri a chi, facendosi eleggere, si è preso anche questo impegno di fronte a noi cittadini.
E parleremo quindi innanzitutto dei dati sulle piste ciclabili (che tengono conto anche dell’estensione di zone 20 e 30 km/h). È questa una delle tabelle più pubblicizzate dall’amministrazione comunale (e quindi dai media), una di quelle da cui risulta siano stati fatti passi da gigante: con 19,11 metri ogni 100 abitanti Alessandria è la nona nella classifica generale dei 104 capoluoghi, quasi alla pari con città come Ravenna (20,08) o Modena (19,73) e con un netto vantaggio su città come Bolzano (17,13), Ferrara (16,58), Padova (16,47), Parma (11,57), Verona (9,46), solo per citare alcune delle città notoriamente più “amiche della bicicletta”, e comunque obiettivamente, anche per l’osservatore più distratto, molto lontane in questo settore dalla situazione alessandrina.
Se si vanno a leggere i dati di un’altra tabella, quella sull’indice di ciclabilità (che valuta complessivamente un ventaglio di provvedimenti capaci di incentivare la mobilità ciclabile) i dati non sono altrettanto strabilianti, e non a caso di questa non si parla, ma comunque interessanti. Anche se con una valutazione insufficiente (47,5 su 100), Alessandria si piazza infatti al diciannovesimo posto. Una buona posizione quindi, anche se con un punteggio che appare misero di fronte alle valutazioni di Parma (87,1/100) o Bolzano (72,4), ma non così male di fronte a situazioni che i dati denunciano come fortemente negative (ad esempio Forlì con un 29/100, o Mantova con un 26,6/100) ma che in realtà, dal punto di vista di un ciclista urbano, sono invece dei paradisi rispetto ad Alessandria.
È evidente quindi che i parametri utilizzati nell’elaborazione di questi dati devono essere raffinati ma anche che non sono certamente solo i metri di piste ciclabili a qualificare la permeabilità alle biciclette di una città; e che non sono i provvedimenti furbeschi, come quello di istituire zone a traffico limitato in strade periferiche, o paradossali come quello di tracciare corsie ciclabili in stradine a basso traffico alcune delle quali addirittura senza sbocco, a determinare un vero miglioramento della qualità urbana; e infine che i risultati veri sono quelli verificati quotidianamente dai cittadini. Risultati spesso distanti da quelli sbandierati da chi dovrebbe amministrare e invece fa propaganda.
Ne citeremo solo uno, sul quale siamo documentati, lasciando il compito di spulciare anche gli altri a chi, facendosi eleggere, si è preso anche questo impegno di fronte a noi cittadini.
E parleremo quindi innanzitutto dei dati sulle piste ciclabili (che tengono conto anche dell’estensione di zone 20 e 30 km/h). È questa una delle tabelle più pubblicizzate dall’amministrazione comunale (e quindi dai media), una di quelle da cui risulta siano stati fatti passi da gigante: con 19,11 metri ogni 100 abitanti Alessandria è la nona nella classifica generale dei 104 capoluoghi, quasi alla pari con città come Ravenna (20,08) o Modena (19,73) e con un netto vantaggio su città come Bolzano (17,13), Ferrara (16,58), Padova (16,47), Parma (11,57), Verona (9,46), solo per citare alcune delle città notoriamente più “amiche della bicicletta”, e comunque obiettivamente, anche per l’osservatore più distratto, molto lontane in questo settore dalla situazione alessandrina.
Se si vanno a leggere i dati di un’altra tabella, quella sull’indice di ciclabilità (che valuta complessivamente un ventaglio di provvedimenti capaci di incentivare la mobilità ciclabile) i dati non sono altrettanto strabilianti, e non a caso di questa non si parla, ma comunque interessanti. Anche se con una valutazione insufficiente (47,5 su 100), Alessandria si piazza infatti al diciannovesimo posto. Una buona posizione quindi, anche se con un punteggio che appare misero di fronte alle valutazioni di Parma (87,1/100) o Bolzano (72,4), ma non così male di fronte a situazioni che i dati denunciano come fortemente negative (ad esempio Forlì con un 29/100, o Mantova con un 26,6/100) ma che in realtà, dal punto di vista di un ciclista urbano, sono invece dei paradisi rispetto ad Alessandria.
È evidente quindi che i parametri utilizzati nell’elaborazione di questi dati devono essere raffinati ma anche che non sono certamente solo i metri di piste ciclabili a qualificare la permeabilità alle biciclette di una città; e che non sono i provvedimenti furbeschi, come quello di istituire zone a traffico limitato in strade periferiche, o paradossali come quello di tracciare corsie ciclabili in stradine a basso traffico alcune delle quali addirittura senza sbocco, a determinare un vero miglioramento della qualità urbana; e infine che i risultati veri sono quelli verificati quotidianamente dai cittadini. Risultati spesso distanti da quelli sbandierati da chi dovrebbe amministrare e invece fa propaganda.