“Radici e cuore nel territorio, testa in Europa”
La Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dellUniversità del Piemonte Orientale è un fiore allocchiello della nostra provincia. Oltre 1.000 iscritti (di cui quasi 400 matricole: un record), laboratori di ricerca, accordi internazionali e con grandi gruppi industriali. Ne parliamo con il preside Aldo Viarengo, che chiarisce anche la vicenda dellindagine legata ai fondi dellAssociazione Ambiente Territorio e Formazione
La Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell?Università del Piemonte Orientale è un fiore all?occhiello della nostra provincia. Oltre 1.000 iscritti (di cui quasi 400 matricole: un record), laboratori di ricerca, accordi internazionali e con grandi gruppi industriali. Ne parliamo con il preside Aldo Viarengo, che chiarisce anche la vicenda dell?indagine legata ai fondi dell?Associazione Ambiente Territorio e Formazione
Professor Viarengo, non possiamo che partire dall’attualità, e dall’ispezione dei giorni scorsi da parte dei carabinieri: può chiarirci la sua posizione?
Certo, con la massima serenità e trasparenza. C’è stata una denuncia, da parte per quanto ne so io di ignoti, e procura e carabinieri stanno facendo il loro lavoro, ossia gli accertamenti del caso. Io sono serenissimo, qui tutto viene fatto, da sempre, nella massima trasparenza e correttezza, e gli atti lo dimostreranno. I fondi che ci arrivano dalla Provincia di Alessandria, come da quella di Vercelli e da altri finanziatori, servono per far “camminare” la ricerca, i laboratori, il dipartimento. Tutto quel che entra e che esce è documentato. Nessun mistero e massima tranquillità.
Veniamo all’Università allora: quando, ormai quasi 25 anni fa, partirono i primi corsi cittadini si parlò, con un po’ di autolesionismo all’alessandrina, di esamificio. Oggi a punto siamo?
Oggi siamo davvero tutt’altro che un esamificio, per fortuna. Dopo 12 anni come Università del Piemonte Orientale (e prima almeno una decina come corsi decentrati), Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali rappresenta un punto di riferimento non solo didattico, ma di ricerca applicata a diversi comparti strategici. I nostri laboratori, glielo posso garantire perché viaggio continuamente per lavoro nel continente, hanno pochi eguali in tutta l’Unione Europea, e lo dimostrano i numerosi progetti internazionali che ci vedono coinvolti come protagonisti.
Partiamo da qualche numero, per dare un’idea anche dimensionale?
Volentieri. Abbiamo ormai oltre 1.000 iscritti, e un ottimo rapporto docenti/studenti, che come sa è uno dei parametri oggi misurati con maggior attenzione, in una logica di contenimento di costi. I nuovi iscritti quest’anno sono stati ben 390, contro i 214 dello scorso anno, con un incremento davvero eccezionale. Abbiamo in organico 84 docenti, e credo una trentina fra tecnici e amministrativi. Naturalmente da gennaio 2012 anche per noi, come per tutta l’università italiana, scatterà la nuova riforma organizzativa, per cui avremo un solo dipartimento, che gestirà tutto: ricerca e didattica. Ma il nostro vantaggio è che, fin dall’inizio, ci siamo strutturati in maniera molto leggera ed efficiente: la struttura burocratica è davvero molto snella, per cui la riforma verrà ad incidere meno che su grandi atenei più grandi, e qualche volta più dispersivi.
Avete quasi raddoppiate le matricole: come si spiega?
In realtà c’è un fattore oggettivo esterno, ossia il fatto che Torino e Genova da quest’anno hanno messo il numero chiuso. Ma il fatto che tanti torinesi e genovesi abbiano scelto noi, e non Pavia o Milano, dimostra quanto ormai la qualità della nostra offerta formativa sia nota, e ben oltre i confini provinciali.
Professore, i “tagli” delle risorse non vi condizionano?
No no, anzi. I tagli sono pesanti, e ci condizionano eccome, soprattutto sul fronte degli investimenti futuri in laboratori e strumentazioni, per i quali peraltro abbiamo sempre cercato di percorrere il più possibile strade integrative rispetto ai finanziamenti ministeriali. Altrimenti non credo che oggi saremmo la realtà eccellente che siamo. No, dico un’altra cosa: che per noi è e sarà un grande successo, in questo contesto storico, aver conservato non solo l’offerta didattica, ma la struttura di ricerca. Pensi, per citare un esempio tragico, che a Milano hanno chiuso il dipartimento di Biotecnologia. E’ una cosa gravissima.
Beh, anche qui da voi Matematica e Fisica hanno alzato bandiera bianca…o no?
E’ una questione diversa, che chiarisco volentieri. I corsi di Matematica e Fisica vanno a completamente per chi si era iscritto negli anni scorsi, e poi in effetti si fermano. Ma qui si è trattato di prendere atto, sia pur dolorosamente, che con 6-7 iscritti all’anno a Fisica, e 12 complessivi includendo Matematica, proseguire non aveva senso. Purtroppo, anche per il sovrapporsi temporale della vicenda Politecnico (che è qui di fianco, ma che con la Facoltà di Scienze non c’entra nulla), in città sono circolate informazioni distorte, infondati timori di chiusura e simili. E’ vero esattamente il contrario: che noi siamo una realtà forte e sana, che sta crescendo e che ha forti radici nel territorio, e testa e progetti in tutta Europa.
Professore, tracciamo un quadro dei corsi?
Volentieri. Abbiamo corsi di laurea (tre più due, come si dice in gergo: ossia laurea breve e specialistica, o meglio magistrale) in Biologia, Chimica, Informatica. Poi altri due corsi triennali: Scienza dei Materiali a Vercelli (che dà accesso alla specialistica in Chimica ad Alessandria) e Scienze Ambientali qui in città (con accesso alle specialistiche di Chimica e Biologia). Non solo: grazie ad una partnership con l’Università di Torino, partirà quest’anno un corso di laurea specialistica biennale a numero chiuso per insegnanti delle medie in campo scientifico: 30 posti, a cui si può accedere col triennio di biologia o di chimica.
In più ad Informatica c’è una specializzazione di taglio internazionale, che funziona benissimo e che consente a tanti ragazzi francesi, spagnoli e di altre nazionalità di studiare qui da noi (con corsi anche in inglese), ma anche ai nostri di andare a studiare all’estero. E oggi più che mai muoversi, confrontarsi con altre realtà diventa essenziale per inserirsi nel mondo del lavoro. Anche se non sempre quest’opportunità viene accolta appieno.
Sta dicendo che gli alessandrini sono sedentari? Magari mammoni?
Non mi permetterei. Diciamo che constato che il livello medio di preparazione dei nostri ragazzi è davvero alto, competitivo con i migliori centri europei. Tant’è, appunto, che spesso arrivano proposte di borse di studio post laurea per centri in Svezia, in Inghilterra o in Francia. E indubbiamente il tasso di propensione allo spostamento è inferiore che in altre realtà. Ma credo che vada considerata anche l’altra faccia della medaglia: le proposte che arrivano, ormai, sono praticamente tutte a tempo determinato, e gli studenti le raffrontano alle opportunità offerte da noi, dove hanno a disposizione laboratori e strumentazioni di eccellenza. Insomma, probabilmente tendono a non spostarsi perché quanto offriamo noi, nel panorama attuale, non è poco.
Quanti dottorati di ricerca assegnate ogni anno?
Ci sono 4 dottorati, per complessivi 12 posti all’anno: in genere 6 con borsa di studio, e 6 senza. Anche se di solito ci impegniamo poi per trovare a tutti gli studenti una qualche forma di copertura economica, in sinergia con il territorio. Consideri che ormai il dottorato raramente consente poi l’accesso alla carriera accademica (siamo ormai ad un blocco pressoché totale del turn over, per cui i docenti che vanno in pensione non vengono sostituiti), ma è comunque un percorso di formazione importante, e retribuito. E in genere al termine dello stesso i dottori di ricerca non vengono abbandonati a se stessi, ma ricevono in genere borse post doc di una o due anni, il che consente loro di guardarsi attorno, e di individuare sul mercato del lavoro un percorso in sintonia con le loro esigenze e competenze.
Il mercato del lavoro locale risponde bene?
La crisi si sente ovunque. Ma un buon laureato in discipline scientifiche ha ancora le sue carte da giocare. Naturalmente poi dipende anche da quanto ha finalizzato i suoi studi anche ad esigenze di inserimento concreto nel mondo del lavoro, puntando sulle specializzazioni giuste.
Professor Viarengo, di vicinanza tra ricerca universitaria e territorio si parla spesso in maniera anche retorica. Da voi qual è la situazione?
Guardi, fin dal 1996 abbiamo puntato davvero tutto sulle sinergie con le esigenze di questa provincia, e di tutto il Piemonte. Sia sul fronte delle collaborazioni con il pubblico che con il privato. Ma le faccio esempi concreti: 15 anni fa Alessandria e tutto il territorio provinciale erano “maglia nera” per l’ambiente, secondo le statistiche del Sole 24 Ore. Per questo, in sinergia con la Provincia guidata allora da Fabrizio Palenzona, ma anche con importanti player privati, abbiamo sviluppato laboratori e ricerche finalizzate ad una industrializzazione eco compatibile. Dall’industria all’agricoltura il passo è stato logico, e necessario. E oggi anche lì abbiamo laboratori e studiosi in grado di fare raffinate analisi dei terreni, delle produzione agricole, dei vini.
E poi il terzo importante filone, le materie plastiche. Dai progetti al fianco di Mossi e Ghisolfi a quelli con Eni e Solvay, fino a Thyssen Krupp di Terni, o ancora Cornigliano a Genova, e Porto Marghera. Naturalmente ognuno di questi interlocutori ha esigenze differenti, sulle quali noi lavoriamo, mettendo a disposizione know-how e tecnologie.
E in cambio dai privati ricevete finanziamenti con cui innovare laboratori e macchinari…
Esattamente. Diciamo che non ce ne siamo mai stati con le mani in mano, ad aspettare i finanziamenti del Ministero e della Regione. E forse per questo oggi siamo meglio attrezzati ad affrontare le sfide che abbiamo di fronte. E consideri che le risorse, pubbliche e private, ricevute in questi quindici anni abbiamo sempre deciso di investirle in strumentazioni permanenti, che in tanti utilizzano, piuttosto che parcellizzarle in tanti rivoli diffusi. Ma mi faccia anche dire che Fondazione CrAl, Provincia e Comune di Alessandria hanno dato nei mesi scorsi un segnale e contributo importante: 750 mila euro all’anno per 10 anni (al polo universitario alessandrino nel suo complesso) ci consentiranno di investire in persone e innovazione tecnologica, per continuare ad offrire il meglio ai nostri studenti, e a questo territorio.