Barberis: “chi vuole il mio voto dica (e faccia) qualcosa di sinistra”
E ufficiale: il capogruppo di Rifondazione comunista a Palazzo Rosso non intende candidarsi alle primarie cittadine del centro sinistra. Ma questo significa che la Federazione della Sinistra rinuncerà anche ad un proprio candidato sindaco alle elezioni della prossima primavera? Proviamo a capirlo, e parliamo con lui di partecipazione, welfare e diritti delle minoranze
E? ufficiale: il capogruppo di Rifondazione comunista a Palazzo Rosso non intende candidarsi alle primarie cittadine del centro sinistra. Ma questo significa che la Federazione della Sinistra rinuncerà anche ad un proprio candidato sindaco alle elezioni della prossima primavera? Proviamo a capirlo, e parliamo con lui di partecipazione, welfare e diritti delle minoranze
Consigliere Barberis, facciamo subito chiarezza: lei andrà a votare il 13 di novembre alle primarie? E per chi? Mi pare di capire che, salvo annunci clamorosi, la sua area politica abbia rinunciato ad avere un proprio candidato….
Non ho titolo per parlare a nome di uno o più partiti. Posso dirle che, personalmente, ho riflettuto sull’opportunità di candidarmi o meno, come mi era stato chiesto sia da quella che chiamo “la sinistra diffusa”, ossia movimenti e associazioni ai quali più mi sento vicino, sia successivamente anche dai partiti della Federazione della Sinistra e da altri della mia area politica. Ritengo però davvero più opportuno, in questa fase concitata e grave della nostra vita politica e amministrativa cittadina, costruire un ampio fronte unitario delle forze politiche del centrosinistra. Quando dico che, in città come nel Paese, siamo di fronte ad una vera emergenza democratica, non voglio provocare, ma affermo una verità in cui credo.
Sì, ma quella sua frase, “sosterremo la candidatura che garantisca le maggiori competenze amministrative e le più ampie convergenze tra le forze politiche e sociali”, non le sembra un po’ troppo democristiana? Insomma sul web diversi elettori di sinistra l’hanno interpretata come un sostegno a Rita Rossa, ma senza neppure avere il coraggio di nominarla…
Ho letto, e dove possibile ho replicato, perché davvero credo che il confronto debba essere trasparente, soprattutto per chi, come me, non fa politica per mestiere o per interesse, ma esclusivamente per servizio. Personalmente ad oggi non ho ancora compiuto una scelta, e mi riservo di capire, nel prossimo mese, cosa davvero propongono, sui temi concreti, i diversi candidati. Certo, non nascondo che, in un primo giro di incontri e consultazioni, Rita Rossa mi è sembrata più vicina a certe istanze, quanto meno a parole. Ora, ripeto, aspetto di capire meglio, da lei e dagli altri candidati, che intenzioni hanno realmente.
Ma lei alle primarie ci crede? A quelle alessandrine in particolare, intendo…
Io, come politologo, credo poco allo strumento primarie, così come sono maturate nel nostro Paese.Perché mi sembrano francamente una deriva leaderistica, mentre a me piacerebbe sì una forte partecipazione dal basso, ma che passasse attraverso il programma, e il confronto di idee. Per questo vorrei che Rossa, Parise e Buzzi da qui al 13 novembre ci spiegassero, concretamente, cosa propongono per Alessandria, e come si differenziano. A me, chiaramente, interessa in particolare sapere come si pongono rispetto ad alcune questioni prioritarie.
Cosa chiede ad un sindaco di sinistra, o che voglia essere davvero rappresentativo anche della sinistra?
In primo luogo io vorrei capire cosa i diversi candidati propongono di nuovo in termini di partecipazione, ossia di dinamiche e modalità che consentano alle persone di proporre e di pesare nelle decisioni. Mi auguro davvero che il principio della delega “passiva”, per cui io eleggo un consigliere, e poi per cinque anni ci pensi lui, sia al capolinea. Nei comuni, soprattutto in quelli non enormi e a misura d’uomo come Alessandria, io vorrei vedere crescere il peso non delle Circoscrizioni, che tutto sommato sono entità astratte, ma dei quartieri. Che siano 25 o 28, non so, sarebbe bello e positivo che lì (alla Soms, o anche all’oratorio, o dove si vuole e si può) le persone tornassero a riunirsi, ad esprimere proposte ed esigenze, e a decidere per il proprio territorio. Penso ad un coinvolgimento degli assessori, che devono andare sul campo e confrontarsi, ma anche ad una parte del bilancio (il 10% sarebbe un buon segnale di partenza) destinato ad un utilizzo determinato “dal basso”. Sono i cittadini che devono dettare le priorità ai politici, e non viceversa. Oggi, se ci pensiamo bene, le persone si riuniscono in comitati solo quando sono arrabbiati, per protestare. Mi piacerebbe che lo si facesse anche, e soprattutto, per proporre. Naturalmente ascoltati.
Oltre alla partecipazione, che altro?
Naturalmente il welfare. Mai come oggi occorre che il Comune sia in grado di affrontare e risolvere la questione della qualità di vita dignitosa per tutti, e del lavoro. Lo so che il Comune non può fare da ufficio di collocamento, ma mi aspetto che un sindaco di sinistra (oggi non avviene minimamente) sappia essere promotore di progetti, iniziative, confronti che possono “stimolare” le aziende ad investire sul territorio, creando occupazione. E naturalmente penso, sul fronte del welfare, a quanto sta accadendo a tutta la filiera dei servizi sociali, e che rischia da un lato di generare disoccupazione, dall’altro di privare le fasce più deboli e in difficoltà di un aiuto pubblico essenziale. Su questo punto i candidati di centro sinistra ci dicano, concretamente, cosa intendono fare. Io credo che le aziende partecipate, ad esempio, debbano restare a controllo pubblico.
E sul fronte dei diritti individuali?
Anche qui, mi aspetto chiarezza e trasparenza. E’ possibile vivere in un Paese che si dice civile, e poi nega i diritti delle coppie di fatto, siano essere eterosessuali o omosessuali? E’ possibile che un uomo e una donna che vivono insieme, e hanno magari dei figli, non si vedano poi in caso di malattia o addirittura di morte riconosciuti diritti essenziali? Io dico di no, e anche se il Comune non può certo derogare alle leggi dello Stato, può però mandare segnali precisi. Penso anche ai migranti, e al loro sacrosanto diritto alla partecipazione (straordinario mezzo di integrazione, tra l’altro). Nulla vieta ad un sindaco davvero progressista di creare delle assemblee, anche solo consultive, che consentano anche a chi non ha diritto di voto di esprimersi, di dire come la pensa e di pensarsi come parte integrante della società in cui vive e lavora.
Qualcuno in questi giorni ha commentato: “se ha fatto un passo indietro, avrà contrattato con Rita Rossa un assessorato…”
(sorride, ndr) Qualcuno che certamente non mi conosce, anche vagamente. Perché altrimenti saprebbe che chiunque mi avvicinasse con una proposta simile, susciterebbe in me la reazione contraria a quella sperata. Non è successo comunque, a scanso di equivoci. A me, semmai, piacerebbe che i diversi candidati del centro sinistra mi dicessero: “Giorgio, ma tu che contributo reale di competenze potresti darmi? Ad esempio sul fronte della messa a punto dei nuovi meccanismi partecipativi..”.
E invece?
E invece naturalmente per ora non è successo neanche questo. Vedremo. Ripeto per chiarezza: la Federazione della Sinistra non vuole frammentare il quadro politico, in un momento in cui serve unità per battere le destre, che hanno portato il Comune di Alessandria nelle attuali condizioni. Ma se non riceveremo da almeno uno dei candidati serie garanzie sul fronte dei programmi e delle priorità, da qui a maggio la strada è lunga…..
Quindi lei non esclude di potersi candidare sindaco direttamente alle elezioni comunali di primavera…
Non è questione personale, ma di area politica. Se ci sentiremo adeguatamente ascoltati e rappresentati sosterremo il candidato del centro sinistra. In caso contrario faremo le nostre valutazioni
Lei da quanto si occupa di politica? E che bilancio fa dei quasi cinque anni trascorsi a Palazzo Rosso, fra i banchi dell’opposizione?
Politica nel senso più ampio la faccio direi da sempre. Io sono fondamentalmente un anarco comunista, pacifista da sempre, e mai con una tessera in tasca. Neppure quella di Rifondazione, di cui pure sono capogruppo in consiglio comunale. Mi sono candidato, nel 2007, per rappresentare le istanze sociali che si aggregavano attorno all’associazione Alessandria a Colori, e ad altri movimenti appartenenti alla “sinistra diffusa” di cui parlavo all’inizio. E’ stata esperienza complessa e faticosa, che non solo rifarei, ma che se si creeranno le condizioni sono pronto a proseguire. A me, che la politica la studio per mestiere, entrare in consiglio comunale è servito a capire come funziona l’amministrazione locale, sul piano delle regole e delle procedure. Un conto è studiare la politica insomma, altro imparare a farla concretamente, entrando nei meccanismi e imparando a muoversi tra delibere, interpellanze, emendamenti, mozioni e quant’altro.
Si parla spesso di politica regno degli anziani. Ma fra i consiglieri di Palazzo Rosso non manca una discreta pattuglia di under 40: giovani, almeno secondo i parametri italiani. Ha percepito tra voi in questi anni una sorta di “filo rosso”, al di là dell’appartenenza di schieramento?
Direi di sì, almeno in parte e con alcuni. Posso citare senz’altro Giorgio Abonante, del Pd, con cui naturalmente esiste anche una certa vicinanza politica. Ma anche Locci, del Pdl, a cui naturalmente non vorrei portar male con il mio apprezzamento, considerate anche le difficoltà interne con cui è alle prese in queste settimane. Però lui ha fatto una serie di proposte, ad esempio sul fronte della partecipazione, con cui non ho difficoltà a ritrovarmi.
Barberis, cosa crede che possa succedere, a livello Paese e non solo alessandrino, da qui a maggio?
Molte cose, e non belle purtroppo. Il Paese vive una situazione tragica, aggravata dal fatto che Berlusconi e i suoi alleati leghisti tendono a mistificare la realtà, anche se negarla è ormai impossibile. Il rischio Grecia è dietro l’angolo, e io credo che la priorità sia una sola: truffatori e banditi a casa, subito. Naturalmente tocca agli italiani far sentire la loro voce: io credo sia necessario ripensare a fondo il modello sociale ed economico. Quello attuale, a prescindere da chi governa, rischia di abbandonare a se stesse le fasce più deboli e indifese della popolazione: e stiamo parlando di milioni di persone in tutto il Paese, Alessandria compresa.