I primi ricordi di Fernando Charrier
I ricordi di coloro che hanno conosciuto e frequentato il Vescovo Emerito di Alessandria, Monsignor Fernando Charrier
I ricordi di coloro che hanno conosciuto e frequentato il Vescovo Emerito di Alessandria, Monsignor Fernando Charrier
Piercarlo Fabbio – Ci sono cose che mi legano indissolubilmente a mons. Charrier. Per esempio, la sua straordinaria capacità di proporre riflessioni tra sociale e spirituale, che mi impegnò non poco a cercare di tenerne il passo. Per chi era impegnato in politica, proponeva sfide incredibili e indicibili contro le convenzioni dei comportamenti. E, se eri in grado, tali provocazioni provavi a reggerle, altrimenti o passavi oltre o ti soffermavi a studiare per tenere il passo. Fu così in mille occasioni, per esempio nei forum dei cattolici, Charrier non aveva bisogno di dimostrare di sapere personalmente (lo si dava per certo), era sufficiente che il suo spirito critico ti facesse muovere alla conoscenza. Volevi essere cattolico? Pensavi che ciò fosse un tranquillo rifugio per captare consensi a buon prezzo? Bene, con Charrier, potevi scordarti la fatica. Dovevi impegnarti, dimostrare di essere convinto e credibile. E lui, dall’alto del suo prestigio, ti osservava, attento, senza forzare il giudizio, pastore che non voleva dimostrare favoritismi nei confronti del suo gregge.
In un momento in cui la politica necessitava di recuperare etica, moralità e valori, mi insegnò la sobrietà. Gli derivava naturalmente dalle sue origini montane, che si sposavano bene con le mie, figlio di un operaio e quindi senza tanti grilli per la testa. Mi disse più volte che la politica era un servizio e che gli elettori non andavano ringraziati se ti eleggevano, perché lì sarebbero iniziati i guai, i sacrifici, l’impegno che ti avrebbe fatto trascurare la tua famiglia, i tuoi figli che crescevano senza troppa attenzione da parte tua, in omaggio a una famiglia più grande che era la tua comunità. E per chi come lui, cui si deve lo svecchiamento delle forme e degli orpelli curiali e il recupero dei laici alla vita in pienezza della Diocesi, il pensare di poter ritenere un valore come la famiglia quasi secondario rispetto alla comunità, penso potesse essere un paradosso inaccettabile. Ma ricompensò questo modo di dover essere con la freddezza di chi, in disaccordo, si eleva dalle umane cose e pensa asceticamente che in fondo Alessandria non poteva certo essere il centro dell’universo. E anche la pace, attraverso le marce di capodanno, doveva sottrarre qualche momento alla convenzionalità e farsi, se non sofferenza, almeno sana scomodità, parziale rinuncia.
Rimaniamo dunque curiosi, come ci ha insegnato. Quasi scontrosi verso chi preferisce le scorciatoie di fronte alla complessità. Una lezione difficile che ancora oggi ci fa riflettere e ci impegna a pensare.
Rita Rossa – Fernando Charrier, padre spirituale e Vescovo, uomo di grande cultura e umanità ci ha lasciati questa mattina all’alba per raggiungere i lidi eterni. Quei lidi,della dimensione religiosa per lui, del ricordo, per le persone laiche, ai quali si giunge non solo tramite un percorso fatto di regole religiose, ma anche attraverso la carità, l’amore, il sacrificio, la riflessione che anche un uomo umile comune laico può percorrere e sentire propri se guidato da un uomo giusto, austero, severo innanzitutto con se stesso, come Fernando Charrier è stato. E anche io come donna di cultura laica spesso ho sentito di condividere le sue profonde riflessioni , accanto a lui in quelle indimenticabili giornate in Palestina, dove per ben due volte l’ho accompagnato in veste istituzionale . La sua attenzione per il dolore altrui, la profonda cultura, l’apertura alle culture diverse, la solidarietà, mi ha permesso di condividerne i valori e trarre stimolo per elaborare un percorso religioso interiore lontano da schemi e dogmi, ma assolutamente sincero; le sue toccanti riflessioni nell’Orto del Getsemani sulle sofferenze del mondo non le potrò scordare mai; le porterò sempre con me.
Fernando Charrier, uomo nato in una Valle austera, la Val Chisone ha portato nella nostra città dove per lunghi anni è stato Vescovo, i silenzi , le preghiere che solo chi cresce osservando la bellezza della natura in solitudine, tra i monti, può trasmettere ,Andandosene, ci lascia sicuramente orfani , ma resta un’eredità di valori che non disperderemo.
Giovanni Paolo II lo definiva un “predicatore del vangelo sociale”. Era infatti un uomo, un prete, vicino ai lavoratori e ai loro problemi tanto da ricoprire anche il ruolo di presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro.
Monsignor Charrier ha accompagnato la nostra città in anni difficili anche dal punto di vista politico, amministrativo e sociale tenendo ferma la barra della solidarietà e della tolleranza anche negli anni bui del governo leghista.