Ferrari: “Il Sindaco fa miracoli”
Franco Ferrari, ex direttore del Teatro Regionale Alessandrino si esprime a "tutto tondo" sulle ultime dichiarazioni del Sindaco Fabbio circa la situazione attuale e le prospettive del nostro teatro
Franco Ferrari, ex direttore del Teatro Regionale Alessandrino si esprime a "tutto tondo" sulle ultime dichiarazioni del Sindaco Fabbio circa la situazione attuale e le prospettive del nostro teatro
Torniamo agli eventi miracolosi. Il Sindaco ha capito che la bonifica non è soltanto fattibile ma anche rapida. Sperava che ai nebbiosi alessandrini non importasse nulla di un contenitore culturale e invece, grazie alla mobilitazione di tanti, si è reso conto che è rischioso presentarsi alle urne con il teatro chiuso. Benissimo. Ne prendiamo atto con piacere. Naturalmente da oggi vigileremo sul rispetto effettivo della pianificazione annunciata. L’unica cosa che vorremmo al più presto è che l’ASL si esprimesse pubblicamente sulla diagnosi tecnica proclamata in conferenza stampa. Il Sindaco ha trattato con ironia (sempre “Il Piccolo” del 23 settembre) coloro che sono affezionati all’edificio teatro comunale e convinti del suo significato civico, e ha inneggiato alla “novità” degli allestimenti teatrali in luoghi non deputati (che invece abbiamo più volte fatto anche nell’era a.V., ante Vacis). Che Fabbio si sia invaghito dei decentramenti ministeriali a Monza? Non importa, se vuole posso riempirgli la scrivania di volumi che celebrano il ruolo dell’edificio teatrale nella storia delle municipalità italiane.
In primo luogo il destino dei nove precari, su cui Fabbio sembra esprimersi a mezza bocca. Forse non ha voluto anticipare in prima persona i bandi che Aspal ha pubblicato il 30 settembre (v. i siti: aspal.it; informagiovani.al.it; comune.alessandria.it) e che sono certamente stati voluti dal Comune. Si tratta di tre avvisi di selezione pubblica che naturalmente non fanno alcun esplicito accenno agli ex-lavoratori TRA e che pertanto sono rivolti a qualunque cittadino italiano o europeo in possesso dei requisiti. In totale offrono otto posti di lavoro; curioso: al nono precario sono riservate proposte diverse? Ma c’è di più. Il contratto che i vincitori otterranno è a tempo indeterminato ma part-time (i bandi non specificano di quante ore settimanali). Quindi si avvera quanto avevamo previsto: niente certezze per gli ex precari del teatro e grandi amarezze per gli ex precari del museo-biblioteca. Ma se tra poco il Comunale riapre, la produzione gonfia le vele e Valenza rimane un prezioso alleato, non si possono recuperare le prestazioni qualificate dei precari eliminati, invece di costringerli a cambiare mestiere? Mi piacerebbe fare un dibattito pubblico con il Sindaco sulle mansioni dei 25 dipendenti del TRA: Un esempio: quando il cinema del Comunale tornerà attivo, le sale di Alessandria e Valenza saranno gestite da un solo cineoperatore? È impossibile. Siccome il secondo cineoperatore eliminato sarà all’Aspal (?), se ne assumerà un altro? Magari già pronto? Certo che se Fabbio pensa di assumere al TRA gli ex-lavoratori con un part-time che bilanci l’eventuale occupazione all’Aspal, allora sono disposto ad applaudirlo pubblicamente.
C’è qualcuno che pensa che, a teatro riaperto, non avrebbero niente da fare? Qualcuno che crede a quanto dice in proposito il duo comico Mancuso-Vacis? E’ logico che Vacis non sappia niente della storia del Comunale, ma per favore non facciamogli più dire che apriva solo venti sere all’anno; lo sanno tutti che vi si facevano tre/quattro attività al giorno per undici mesi all’anno e che il luogo era entrato (finalmente) nel dna degli alessandrini. Se poi il pover’uomo è convinto di catturare masse giovanili installando un internet-bar in foyer, faccia pure.
Passiamo alla crisi finanziaria del TRA (cioè alla tragica mancanza di quattrini liquidi a fronte dei conti economici, che invece fino al 2010 erano a posto). Il Sindaco non cita mai questa situazione, e pensare che è quella su cui potrebbe trovare gli alibi più attendibili: si sa che sul crollo delle risorse non è più colpevole nessuno. Se fosse un’azienda normale, il TRA sarebbe sull’orlo della richiesta di fallimento da parte dei fornitori. Quando sono stato “congedato”, i crediti erano ancora pari ai debiti, ma non penso sia ancora così. Se non ci fosse stato l’amianto, il teatro non avrebbe comunque potuto continuare, perché da anni i soci Regione e Comuni non versano, o addirittura sovvertono a posteriori, le somme su cui si sono formalmente impegnati nei bilanci TRA. Adesso è ancora peggio. Il Comune di Valenza ha involontariamente fatto cadere il velo; ha stanziato per l’intero 2011 di attività del Sociale un contributo di 30.000 euro, praticamente un braccialetto di medio valore che un imprenditore della “città dell’oro” potrebbe magnanimamente offrire di tasca sua!
Lasciamo stare gli oneri della bonifica e degli altri lavori che sembra vengano giustamente caricati sui responsabili del danno oppure affidati (senza gara, mi pare d’aver capito) a prestigiose ditte locali. Ma, alla ripresa delle attività a marzo, come si affronteranno le spese correnti e soprattutto la montagna di ingiunzioni legali con cui da tempo i creditori stanno sommergendo il TRA? Per favore, non si risponda con le trovate di Vacis. Il budget del più volte citato spettacolo “I rusteghi” è stato ridimensionato in corso d’opera per sofferta ma inevitabile decisione dei vertici del Teatro Stabile di Torino (produttore). La cosa è stata debitamente concordata con il coproduttore TRA, cioè con me. Il regista Vacis, dapprima legittimamente addolorato, ha poi meritoriamente accettato il sacrificio. Grazie al quale sacrificio, coniugato ad un ottimo esito artistico, lo spettacolo ha concluso la stagione con un disavanzo decisamente contenuto. “Disavanzo” vuol dire che la produzione di uno spettacolo professionale di prosa, per quanti ricavi propri consegua, ha “necessità” dell’apporto di un contributo o comunque di una copertura. Non c’è nulla di vergognoso. È la destra tremontian-bossista che, aldilà delle oggettive difficoltà economiche, sta mettendo in discussione il ruolo pubblico della cultura. E questo comportamento sta diventando una concausa della sua definitiva decadenza.
Anche Vacis, come tutti i teatranti, ha svolto la sua vita di regista-capocomico grazie a (meritati, intendiamoci) contributi pubblici fino alla fine degli anni novanta, quando la compagnia da lui diretta è economicamente fallita ed è stata acquistata dal Teatro Stabile di Torino, che ha altresì assunto Vacis e alcuni suoi collaboratori fino a tempi recenti, quando la Regione ha deciso di continuare a pagare il teatro di Vacis ma collocandolo fisicamente in provincia. Le produzioni alessandrine di Vacis sono infatti sostenute, dal 2008, da un contributo regionale che non potrà mai rappresentare una soluzione economica per altri aspetti del TRA; e Vacis, come tutti gli artisti, è il primo a volere che quei soldi, che considera “suoi”, vengano spesi esclusivamente per la produzione. Ecco perché ha fatto la sua parte nell’eliminazione del cultural manager del TRA (il sottoscritto), una figura fondamentale nelle istituzioni teatrali già da quando non si chiamava così, e oggi indispensabile per la complessità assunta dalle responsabilità gestionali, ma che Vacis e i suoi amici berlusconiani chiamano sprezzantemente “direttore amministrativo”.