Malandrino: “un open day che guarda al futuro di questo ateneo”
Venerdì a Palazzo Borsalino una giornata a porte aperte per far conoscere alle potenziali matricole lofferta formativa e i corsi di Scienze Politiche. Con il preside della facoltà parliamo anche del nuovo corso di Economia, della ex caserma e della Valfrè
Venerdì a Palazzo Borsalino una giornata ?a porte aperte? per far conoscere alle potenziali ?matricole? l?offerta formativa e i corsi di Scienze Politiche. Con il preside della facoltà parliamo anche del nuovo corso di Economia, della ex caserma e della Valfrè
Professor Malandrino, per arrivare al suo ufficio si attraversa l’intero Palazzo Borsalino, che è già un “brulicare” di studenti e studentesse in fermento tra appelli e preparazione dei corsi. Insomma, non sembrate una realtà in crisi…..
E infatti non lo siamo assolutamente, a parte naturalmente le difficoltà finanziarie comuni a tutto il sistema universitario italiano: per l’anno accademico che va a cominciare il Ministero ha operato tagli complessivi per circa il 50% delle risorse dell’anno scorso. E così fu l’anno scorso sul precedente: ma, ripeto, in questo Alessandria patisce lo stesso trattamento di Torino, Roma o Bologna. Per fortuna nel frattempo è stato siglato un vitale accordo con Comune, Provincia e Fondazione CrAl (quest’ultimo lo firmeremo ufficialmente tra qualche giorno), grazie al quale avremo un finanziamento di 750 mila euro complessivi all’anno, per dieci anni. Anche se con la Fondazione l’accordo è temporalmente più breve, per ragioni tecniche legate al loro statuto. Ma quel che conta per noi è poter ragionare su uno sviluppo serio, finanziato grazie all’impegno ufficiale di questi soggetti.
Nessun rischio di chiusura o drastico ridimensionamento per l’Avogadro insomma….
Assolutamente: nessuna chiusura, ma forte riorganizzazione. L’Università del Piemonte Orientale è distribuita su tre sedi: Vercelli (dove ci sono anche il Rettorato e le strutture amministrative centrali), Novara e Alessandria. Siamo un Ateneo di rete insomma, è improprio quindi parlare di università di Alessandria. Ed è in corso, anche qui come procedura nazionale, una drastica riorganizzazione dell’intero sistema, a livello di governance. Noi, da bravi piemontesi, abbiamo provveduto nei tempi dovuti, ossia entro luglio, alla modifica dello Statuto, e ora entro novembre il Ministero ci dovrebbe dare il nulla osta per procedere. Nel frattempo, siamo nel limbo: io stesso come preside sono in scadenza, ma mi è stato prorogato l’incarico fino a fine anno.
Concretamente, cosa succederà?
La legge Gelmini impone una centralizzazione e managerializzazione di molti processi. In sostanza il vero potere passa nelle mani di un consiglio di amministrazione, guidato dal rettore. Dentro il quale potranno entrare anche rappresentanti di gruppi privati, ovviamente a fronte di un loro serio impegno sul fronte degli investimenti. Il senato accademico avrà soltanto più funzione consultiva, mentre emerge una nuova figura, che è quella del direttore generale, che sarà individuato dal consiglio di amministrazione, e ad esso risponderà. Mentre il rettore è un professore, il direttore generale dovrebbe essere un manager a tutto tondo, ovviamente esperto di gestione di macchine complesse come un ateneo.
Tutto qui?
Magari. No, la nuova organizzazione in realtà prevede anche molto altro, e contempla diversi punti interrogativi, che speriamo si possano chiarire via via. Fino ad oggi le facoltà si sono occupate di corsi e didattica, e i dipartimenti facevano ricerca. Ad Alessandria, per fare un esempio concreto, abbiamo tre facoltà (Scienze Politiche, Giurisprudenza, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali) e sette dipartimenti. Entrambe le strutture, con l’entrata in vigore della nuova legge, spariranno. Saranno creati dei nuovi dipartimenti, che però saranno strutture nuove, che inglobano le vecchie facoltà. Esisterà, sempre per parlare di casa nostra, un unico dipartimento (chiamato non sappiamo ancora bene come) che assorbirà Scienze Politiche e Giurisprudenza, e un secondo dipartimento di tipo scientifico.
Ma in tutto ciò, cosa cambia per gli studenti? Saranno tagliati corsi di laurea, ad esempio? Perché alla fine questo è quel che interessa di più, al di là dell’organizzazione interna, no?
Certamente. Posso dire, con orgoglio, che non solo ad Alessandria non si taglia nulla, ma si pensa a crescere. A Scienze Politiche, ad esempio, sono confermati i due corsi di laurea triennale (o breve, come si dice in gergo): quello di Scienze politiche, economiche, sociali e dell’amministrazione, con sede ad Alessandria, e quello in Servizio sociale, con sede ad Asti. Rimangono anche i tre indirizzi di laurea magistrale (il biennio di specializzazione, sempre in gergo laurea di secondo livello): Economia e Politiche pubbliche, Ambiente e cultura; Società e sviluppo locale; Politica e cultura europee e comparate; oltre a un master (ad Asti) su Teorie e metodi per le Pubbliche amministrazioni. Complessivamente è stato tagliato qualche singolo insegnamento, come imposto dai parametri della Gelmini: ma con nessuna ripercussione sui corsi di laurea. Così anche a Giurisprudenza, che conserva il suo tre più due tradizionale.
Quanti sono oggi gli iscritti dell’Avogadro ad Alessandria?
Tra Scienze Politiche e Giurisprudenza arriviamo a circa 2.000 iscritti, dalle matricole ai laureandi. Non ho il dato preciso del polo scientifico, ma credo siano intorno ai 700-800.
Sul nuovo corso di Economia però, professore, c’è un po’ di maretta con Casale, o sbaglio?
Allora, anche qui: si è parlato, in maniera imprecisa, di scambio di corsi tra Economia di Novara e Legge di Alessandria. Ma quando mai..qui si sta invece pensando ad una duplicazione di corsi. Economia resta a Novara, e fa una duplicazione ad Alessandria. Il contrario succede con Giurisprudenza, che resta alessandrina, ma duplica a Novara. Perché questo? Perché, analizzando i flussi degli universitari della nostra provincia, ci siamo accorti che ogni anno almeno cento neo diplomati si iscrivono ad Economia a Genova, Pavia, Milano. Non a Casale, dove pure esiste un corso di Economia con 200 iscritti complessivi, e circa 60 matricole. La ragionevole previsione è che, con un corso alessandrino, buona parte di quei 100 studenti che ogni anno ora vanno fuori provincia, si fermerebbero qui.
Il che però, non neghiamocelo, nel tempo porrebbe poi un problema di integrazione con Casale, dove sono preoccupati….
Nessuna decisione è stata presa, per ora si tratta solo di far crescere Alessandria, e di dare al nostro territorio un’opportunità in più. Non di indebolire Casale. Ripeto: si vorrebbero intercettare gli studenti che oggi emigrano in altre regioni, invece.
Professor Malandrino, c’è poi la questione logistica: ex ospedale militare, ex caserma dei carabinieri di via Cavour, Valfrè…sembra il gioco delle tre carte. Concretamente che succederà?
Premetto: queste sono competenze del rettore, e dello staff tecnico. Ma come stanno le cose, per quanto ne so, glielo dico volentieri: la vicenda dell’ex ospedale militare è ormai, mi pare, un capitolo chiuso. La Valfrè è senz’altro uno scenario interessante, in termini di campus universitario, ma mi pare ben in là nel tempo, e con tante variabili oggi difficili da valutare. Di molto concreto resta la ex caserma qui davanti, direi: il che, sia chiaro, non è in conflitto o negazione del progetto Valfrè. L’edificio dove c’erano un tempo i carabinieri ora è nella disponibilità della Provincia. Potrebbe credo essere risistemato rapidamente, e ospitare biblioteche e uffici, conservando qui tutte le attività didattiche, e di rappresentanza. Stiamo parlando in fondo di due edifici collegati da una strada sono a traffico pedonale, che quindi hanno una soluzione di continuità assoluta.