Lumina: “gli outlet strangolano il commercio tradizionale”
Stop a nuovi insediamenti, e regole certe per la grande distribuzione. Lo chiede il battagliero esercente alessandrino, che afferma: partiti e sindacati non ci tutelano minimamente: eppure senza di noi la città si spegne
Stop a nuovi insediamenti, e regole certe per la grande distribuzione. Lo chiede il battagliero esercente alessandrino, che afferma: ?partiti e sindacati non ci tutelano minimamente: eppure senza di noi la città si spegne?
Lumina, questi grandi centri commerciali per lei sono ormai un’ossessione..
Per me? Gli outlet e i centri commerciali, così come si sono sviluppati e radicati attorno ad Alessandria e in tutta la provincia, sono la pietra tombale non per me, ma per tutta la categoria dei commercianti tradizionali. E non perché sono più bravi di noi: semplicemente perché giocano la partita con regole diverse, e con la complicità trasversale di tutta la classe politica.
Perché lei sostiene che siamo all’atto finale? E’ solo un modo di dire?
No no, altro che modo di dire. Da gennaio 2012 scatterà la liberalizzazione completa degli orari, a cui temo seguirà quasi subito il via libera ufficiale ai saldi permanenti, sventolando la scusa della crisi generale dell’economia. E quella sarà per tutti noi, piccoli negozianti, la mazzata finale.
La soluzione quale sarebbe, secondo lei?
Io chiedo da tempo una legge che regolamenti gli outlet. Stabilendo anche per loro regole e vincoli. Ma lo sa che ad oggi questi signori possono fare sostanzialmente tutto, mentre noi piccoli veniamo bastonati alla prima distrazione, e abbiamo mille lacci e laccioli? E poi, su scala alessandrina, io chiedo che la giunta Fabbio, anziché fare “il pesce in barile”, si pronunci chiaramente sul futuro delle zone dell’Osterietta e dell’ex zuccherificio. E’ vero o no che lì nasceranno due grandi nuovi centri della grande distribuzione? E che senso ha, in una città che ne ha già tanti, alcuni dei quali pare peraltro navighino in acque tutt’altro che tranquille?
Probabilmente gli oneri di urbanizzazione, ad un Comune con le tasche vuote, fanno comodo..
Certo, ma un Comune non è mica una finanziaria che sta lì per fare cassa senza badare al futuro della comunità. E poi io vado anche oltre: siamo un’area in crisi, in cui la gente ha sempre meno denaro da spendere. Non è curioso questo proliferare di enormi investimenti in strutture che possibilità di stare in piedi e produrre utili ne hanno pochissime già in partenza? Se sentiamo “puzza di bruciato” noi, gente comune, possibile che in questo Paese non ci siano autorità in grado di porsi il problema, e di verificare?
Lumina, focalizziamoci su Alessandria città: tutti i politici riconoscono che il commercio tradizionale non è solo business, ma è vita per la comunità. Una via con le serrande abbassate è terra di nessuno. Ma poi nella pratica che succede?
Succede che si pensa solo al piccolo cabotaggio, e appunto a fare cassa. Guardi, io ho vissuto come cittadino e commerciante il percorso delle giunte Calvo, Scagni e Fabbio. Alla fine come addetto ai lavori non posso che dedurre che i piccoli commercianti non interessano a nessuno.
Ma la Lega non è al fianco della categoria?
La nuova legge regionale per il commercio che blocca per un anno le autorizzazioni di nuovi centri commerciali sopra i 4.500 mq non serve a nulla, è acqua fresca. E i due grandi centri di Osterietta ed ex zuccherificio possono comunque procedere: aperti quelli, noi saremo morti, punto. Purtroppo la politica, compreso il Pd a cui pure sono iscritto, non ha nessuna intenzione di aiutarci davvero, e mi piacerebbe che Rocchino Muliere ci spiegasse perché, ad esempio, l’opposizione in Regione ha chiesto alla Lega di elevare da 2.500 a 4.500 i mq nella nuova legge. Chi bisognava tutelare, con questa modifica? E una legge approvata all’unanimità non sa un po’ di regime?
Una delle obiezioni è di solito: non dimentichiamoci che i grandi centri commerciali generano occupazione….
Ah, questo è un altro bel tema. Che tipo di occupazione? Com’è che la Cgil si scandalizza (giustamente, sia chiaro) se ad un operaio Fiat riducono il numero delle pause, e invece i sindacati, tutti insieme, fingono di ignorare cosa avviene all’interno di certi grandi centri commerciali? Altro che deregulation, mi creda, lì sono ben oltre. E’ la barbarie. E ai dipendenti dei piccoli commercianti, che in questa situazione rischiano di perdere il lavoro come i loro titolari, perché nessuno ci pensa? Eh già, noi nell’immaginario collettivo siamo gli evasori fiscali. Non che il problema non esista, ma i numeri veri vogliamo darli?
Prego…
Eccoli: tra il 2009 e il 2010 tre gruppi di grande distribuzione e telefonia hanno evaso il fisco, complessivamente, per 1 miliardo e 800 milioni di euro. Nella nostra provincia, nel 2010, l’Agenzia delle Entrate ha controllato quasi 10 mila attività, e recuperato 190 milioni di euro.
Il che però Lumina dimostra che evadono tutti, sia piccoli che grandi. Sarà pure mal comune, ma non è così consolante. No?
Certo, ma i grandi, mi creda, se “marcati stretti” come succede a noi piccoli esercenti (e penso anche al nostro territorio), potrebbero dare anche sul fronte fisco un contributo assai più significativo…..
Ma, concretamente, lei cosa chiederebbe al nuovo sindaco di Alessandria?
Io, credo sia noto, sostengo alle primarie del centro sinistra Corrado Parise, e mi auguro possa essere lui a portare avanti le istanze del piccolo commercio, perché da altri proposte concrete non ne ho sentite. Il town center, di cui parlano in tanti, non vedo ad esempio cosa concretamente potrebbe cambiare. Vorrei progetti semplici, realizzabili e concreti. Ossia una ztl intelligente, supportata da adeguati parcheggi a basso costo. E’ il solo modo per stimolare gli alessandrini a tornare a “vivere” il centro.
E una addizionale di tassazione per gli immobili sfitti, per evitare di ridurci ad avere intere vie con le serrande abbassate a causa di richieste esose da parte dei proprietari. Così come imporrei ai centri commerciali di concedere in affitto gli spazi nelle gallerie ad affitti ragionevoli, e non “da strangolamento” come succede oggi. E ancora, questi centri commerciali si rendano autonomi dal punto di vista energetico, visto che tutti poniamo la questione ambientale come centrale.
Lumina, mi pare che lei non abbia insomma nessuna intenzione di arrendersi. Non le ho chiesto però quale contributo può arrivare dalle vostre associazioni di categoria…
(sorride, ndr) Ecco, bravo, avrebbe fatto meglio a non chiedermelo. Diciamo che Confesercenti ci prova, gliene dò atto. Credo però che bisognerebbe smetterla di fare interventi difensivi, per protestare dopo che le cose sono successe, e giocare d’anticipo, facendo proposte. Dell’altra associazione mi consenta di non dire nulla, è meglio…
Concesso. Chiudiamo l’intervista offrendo ai nostri lettori una “chicca” regalataci dal web: un Lumina in versione rapper..
Ma sì, un po’ di buon umore bisogna conservarlo. E’ un video nato per gioco: entrò in negozio una cliente con il fidanzato, e lui mi fece un paio di domande scanzonate, a cui risposi rispolverando la mia esperienza giovanile di conduttore radiofonico e animatore di serate. Solo successivamente ho scoperto che quel ragazzo era Luca Abete, e lavorava a Italia 1. Ma va benissimo così: mica voglio passare solo per brontolone che si lamenta sempre: buon video a tutti!