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Ricorso in Cassazione per la scarcerazione di Caridi
Presentato in questi giorni il ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale del riesame di non concedere la scarcerazione. L'ex consigliere si trova ora nel carcere di Saluzzo
Presentato in questi giorni il ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale del riesame di non concedere la scarcerazione. L'ex consigliere si trova ora nel carcere di Saluzzo
Dal carcere di Saluzzo, dove è stato trasferito da San Michele, l’ex consigliere comunale Giuseppe Caridi (nella foto), sospettato di associazione a delinquere di stampo mafioso, continua a proclamare la sua estraneità alle accuse.
In questi giorni, dopo aver esaminato le motivazioni del rigetto dell’istanza dal tribunale del riesame, gli avvocati Tino Goglino e Alexia Celerino hanno presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale di non concedere la scarcerazione al loro assistito.
Secondo Caridi, che è in costante contatto con la famiglia e con gli avvocati, le accuse formulate contro di lui, a seguito dell’indagine dei carabinieri di Torino e Alessandria, potrebbero essere frutto di un caso di omonimia. “Conoscevo solo tre degli indagati”, aveva sostenuto nei pochi minuti di colloquio davanti al giudice del riesame di Torino. Una tesi che, però, non aveva convinto evidentemente il Tribunale che aveva respinto la richiesta.
Ora sarà la Cassazione a stabilire se per l’ex consigliere è possibile un regime di restrizione della libertà personale meno duro del carcere.
Intanto, è possibile che i primi atti del processo si possano già sviluppare entro la fine dell’anno.
Caridi, a seguito di indagini e intercettazioni telefoniche, risultava affiliato ad una “locale” della ‘ndragheta che avrebbe avuto il suo referente sul territorio provinciale in Bruno Francesco Pronesti, residente a Bosco Marengo, anch’esso arrestato lo scorso 21 giugno.
In questi giorni, dopo aver esaminato le motivazioni del rigetto dell’istanza dal tribunale del riesame, gli avvocati Tino Goglino e Alexia Celerino hanno presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale di non concedere la scarcerazione al loro assistito.
Secondo Caridi, che è in costante contatto con la famiglia e con gli avvocati, le accuse formulate contro di lui, a seguito dell’indagine dei carabinieri di Torino e Alessandria, potrebbero essere frutto di un caso di omonimia. “Conoscevo solo tre degli indagati”, aveva sostenuto nei pochi minuti di colloquio davanti al giudice del riesame di Torino. Una tesi che, però, non aveva convinto evidentemente il Tribunale che aveva respinto la richiesta.
Ora sarà la Cassazione a stabilire se per l’ex consigliere è possibile un regime di restrizione della libertà personale meno duro del carcere.
Intanto, è possibile che i primi atti del processo si possano già sviluppare entro la fine dell’anno.
Caridi, a seguito di indagini e intercettazioni telefoniche, risultava affiliato ad una “locale” della ‘ndragheta che avrebbe avuto il suo referente sul territorio provinciale in Bruno Francesco Pronesti, residente a Bosco Marengo, anch’esso arrestato lo scorso 21 giugno.