Mauro Buzzi: “facciamo rifiorire questa città”
Ex sindacalista Cgil, ex iscritto al Pd, nelle scorse settimane si è auto candidato alle primarie del centro sinistra. In questa conversazione ci spiega perché, e cosa sogna per Alessandria
Ex sindacalista Cgil, ex iscritto al Pd, nelle scorse settimane si è auto candidato alle primarie del centro sinistra. In questa conversazione ci spiega perché, e cosa sogna per Alessandria
“Su un punto vorrei essere chiaro: c’è un avversario comune da battere, ed è questo pessimo centro destra. E chiunque vinca le primarie autunnali, deve poter contare sull’appoggio leale di tutti gli altri”. Mauro Buzzi, 51 anni di cui gli ultimi 17 “spesi” come funzionario della Camera del Lavoro di Alessandria, qualche settimana fa ha stupito molti, autocandidandosi alle primarie del centrosinistra alessandrino per Palazzo Rosso, senza avere alle spalle un partito, “e tantomeno la Cgil, che è e deve rimanere un sindacato indipendente, ed esterno alla politica”. Proviamo allora a capire meglio chi è Mauro Buzzi, e dove vuole arrivare.
Buzzi, ma a lei chi glielo fa fare? Sia sincero…
Guardi, solo la voglia di dare una scossa a questa città, che merita davvero di meglio. Il progetto è nato come sfida, dopo serate interminabili a discutere con gli amici più cari delle condizioni pietose in cui questa giunta ha ridotto il Comune e la città. E anche di un certo immobilismo dell’opposizione. “Perché non ci provi tu?”, dice ad un certo punto un amico…e dopo ampie riflessioni, ho deciso di fare un passo in avanti.
Suscitando non poche perplessità: “non è più dei nostri da tempo”, dicono voci interne al Pd. Mentre a sinistra del Partito Democratico lei passa per un iscritto al Pd, appunto: ergo inaffidabile..
Ecco l’esempio di come spero si smetta di ragionare. Secondo me in autunno, per smuovere davvero la cittadinanza e non solo gli ormai pochissimi iscritti ai partiti, il centro sinistra deve saper mettere in campo personalità forti, autorevoli, e se possibile numerose. Ma senza l’etichetta di questo o quel partito sopra ognuno, altrimenti siamo superati. Anche perché, chiunque vinca le primarie, deve essere il candidato di un fronte ampio, e ottenere la fiducia di tutti gli alessandrini perbene, non del Pd, di Sel o di altri. Detto questo: io sono stato iscritto al Pd fino al 2010: nel 2011 non ho rinnovato la tessera prima di tutto perché nessuno me l’ha chiesto (e anche su questo c’è forse da riflettere: perché un partito neanche si premura del rinnovo dell’iscrizione dei già non numerosi iscritti?), e poi francamente perché ho trovato il Pd assai ondivago su questioni cruciali. Come la battaglia referendaria ad esempio, che mi ha invece visto impegnato in prima persona.
Ma lei potrebbe ancora fare un passo indietro?
Io mi sono candidato potendo contare su pochissimi mezzi, ma anche su un gruppo di amici che ha tutta l’intenzione di aiutarmi e sostenermi nel cammino che porterà alle primarie. Detto questo, non sono sceso in campo per rompere le uova nel paniere a nessuno, e sto cercando (devo dire con qualche difficoltà che non mi aspettavo) di dialogare con tutti, e in particolare con chi sta a sinistra del Pd. Sarei ben lieto di aprire con quell’area un dialogo vero. Ma anche nel caso di fare un passo indietro, o di convergenza, se ci fosse un candidato forte in cui mi identifico. L’ho già detto: si vince tutti insieme, e chi mi conosce sa che non sono davvero un carrierista.
Parliamo un po’ di lei allora: alessandrino doc? Di questi tempi in tanti lo precisano, sembra diventato un valore. Magari anche un segno di provincialismo, ma così è..
Figlio di alessandrini purosangue, emigrati per lavoro. Sono nato nel 1960 ad Asti, dove i miei avevano una tabaccheria. Ero piccolissimo quando ci trasferimmo a Genova, e lì gestirono a lungo un bar nell’angiporto, nei pressi del porto antico. Esperienza per me umanamente straordinaria. L’ultimo anno di liceo lo feci però già qui in città, al Galilei, perché i miei nel frattempo i miei rientrarono, rilevando una tabaccheria in borgo Cittadella. Tutto questo per dire che le difficoltà dei piccoli commercianti di oggi le capisco bene, le ho vissute sulla pelle dei miei genitori.
L’impegno sindacale arriva qualche anno dopo. Abbandonati ad un passo dalla laurea (mi mancava solo la tesi) gli studi in lettere, feci per qualche anno il salumiere, il barista, il cameriere all’allora Napoleon di Spinetta. Dove ricordo si radunavano all’epoca i socialisti alessandrini, da Borgoglio a Franzò. Intanto io ero impegnato in politica con il partito radicale. Nel 1988 vinsi un concorso al Ministero della Difesa, e lavoravo alla Caserma degli Orti. Lì conobbi una persona straordinaria, Delio Angeluccetti, che era delegato sindacale, e mi insegnò cosa significano onestà e rispetto dei lavoratori. Fu lui ad avviarmi all’impegno in Cgil, e lo ricordo con grande affetto. Così come mi fa piacere citare come mio maestro Michele Ghisu, fondatore dell’Auser di Alessandria scomparso purtroppo qualche anno fa, insieme al quale organizzammo il comitato spontaneo dei lavoratori della Camera di Commercio durante la tragica alluvione del ’94.
Che ricordo ha di quell’esperienza?
Tragico, e bellissimo. Io ero stato chiamato da pochi mesi a tempo pieno alla Cgil da Salvatore Del Rio, e mi occupavo di Funzione Pubblica. Mai come allora Alessandria mostrò le sue due anime, che credo ancora convivono. Da un lato c’era la generosità straordinaria di un esercito di volontari, che ognuno per quel che poteva si fecero in quattro per soccorrere chi aveva perso tutto. Dall’altra i non pochi indifferenti che, incuranti del dramma, ne parlavano come di un evento televisivo, e intanto non rinunciavano allo struscio in Corso Roma. Ricordo che un sabato pomeriggio alle 18, spazientiti, con circa 150 volontari in tuta da lavoro e stivali infangati ci presentammo anche noi in Corso Roma, per cercare di dare la scossa anche a quella parte di città dormiente.
Buzzi, ma se lei fosse sindaco di Alessandria che farebbe?
Sicuramente parlerei chiaro agli alessandrini, partendo dalla situazione esistente sul piano finanziario, e con la massima trasparenza. Temo che, chiunque avrà in mano Palazzo Rosso l’anno prossimo, dovrà fare i salti mortali per non tagliare i servizi sociali alla cittadinanza, e in primis alle fasce più deboli. Inutile far finta che non sia così. Ma la macchina comunale la conosco bene, essendomene occupato a lungo, sia pur sul fronte della tutela dei lavoratori. E so che ci sono risorse, anche in termini di professionalità, che potrebbero essere valorizzate molto meglio di oggi.
Lei però oggi, oltre che ex iscritto al Pd, è anche ex sindacalista. Nessun aiuto quindi dalla Cgil?
Sicuramente nessun aiuto, perché la Camera del Lavoro è un sindacato serio, che ha sempre saputo distinguere il livello della rappresentanza dei lavoratori da quello dell’impegno politico. Il che non significa naturalmente che io lì non abbia lasciato molti amici, così come tanti ne ho nei settori professionali di cui mi sono occupato: dagli enti locali, al welfare, alla sanità. Nei mesi scorsi, prima ancora di decidere di candidarmi alle primarie, avevo annunciato all’assemblea provinciale della Cgil, di cui faccio parte, la mia intenzione di interrompere la mia attività sindacale diciamo professionale, per tornare dal primo settembre al mio impiego. Ma naturalmente continuerò a dare il mio contributo a titolo volontario, come da sempre fanno in tanti.
A proposito di sanità: gli alessandrini tremano, temono che la scure dei tagli si abbatta soprattutto lì..
Sarebbe gravissimo. Io sono un fautore della realizzazione di un nuovo ospedale di eccellenza, ma prendendo atto del fatto che per ora mancano le risorse, credo ci si debba muovere, come la giunta Bresso aveva cominciato a fare, nell’ottica di un ammodernamento del Santi Antonio e Biagio, e al contempo che, pur facendo i conti con risorse limitate, si debba portare la sanità sempre più a casa del paziente, soprattutto se anziano, e non viceversa. E comunque, quando ci saranno le risorse per farlo, perché non edificare le nuove strutture su terreni demaniali, anziché spendere cifre enormi per terreni privati?
Una curiosità finale signor Buzzi: perché ha presentato la sua candidatura ai giardini Pittaluga di via Cavour?
Perché li ritengo un emblema della decadenza dell’Alessandria gestione Fabbio. In pieno centro, e abbandonati a se stessi. Una decadenza (vale per i giardini come per Alessandria) assolutamente reversibile, sia chiaro: basta volerlo. Pensi che solo un anno fa un gruppo di associazioni di volontariato partecipò ad un bando del Comune, proponendosi come gestore della struttura, interna ed esterna, a titolo gratuito. L’accordo sembrava raggiunto, ma al momento della firma il Comune, rappresentato dall’assessore Trussi, si è sfilato, sostenendo che l’area sarebbe stata utilizzata per altri usi. Noi monitoriamo, ma per ora è lì sotto gli occhi di tutti: abbandonata, appunto. Un po’ come Alessandria.