Per il relax estivo, due letture “mandrogne”
Lhumus alessandrino fa da sfondo e cornice a due romanzi da poche settimane in libreria: Lallungo del mezzofondista di Giorgio Bona e Ora segnata di Angelo Marenzana
Lhumus alessandrino fa da sfondo e cornice a due romanzi da poche settimane in libreria: Lallungo del mezzofondista di Giorgio Bona e Ora segnata di Angelo Marenzana
Il primo dei due libri che vogliamo citare è “L’allungo del mezzofondista” di Giorgio Bona. L’autore, nativo di Frascaro, ha alle spalle una solida produzione letteraria: ha cominciato come traduttore dall’inglese e dal russo, e ha poi pubblicato negli anni sette romanzi (e altri due sono praticamente pronti, e ne sentiremo parlare presto), raggiungendo con questo “L’allungo” una notevole maturità di stile, e una capacità di sedurre il lettore, accompagnandolo nella scoperta dei personaggi, dei loro sentimenti, dell’intreccio delle loro relazioni emotive. Emil è (come l’autore in gioventù) un promettente mezzofondista, punta ad importanti traguardi sportivi, e nel frattempo è alle prese con una serie di rapporti umani intensi, e in continuo divenire: la moglie che avverte ormai quasi come un’estranea, la giovane amante appassionata e sensibile, i genitori sempre preoccupati e mai soddisfatti, allenatori spregiudicati e, sullo sfondo, il fantasma del doping. Impossibile non riconoscere, addentrandosi nella lettura e facendosi trasportare dalla narrazione, l’argine della Bormida, il campo scuola, i palazzoni della cintura alessandrina, e un certo “spirito mandrogno” che fa capolino tra le pagine, e nei tratti caratteriali di alcuni personaggi.
Il secondo libro che segnaliamo è invece un “noir”, “Ora segnata”, di Angelo Marenzana. Anche qui si tratta di un autore con alle spalle una decina di pubblicazioni, e il libro segna il ritorno in scena di Augusto Bendicò, già protagonista di Legami di Morte (Dario Flaccovio Editore, 2008). Un fotografo viene ucciso nell’afosa Alessandria del 1940, mentre il Duce dal balcone di piazza Venezia parla di decisioni irrevocabili, e trascina l’Italia in guerra. Bendicò scopre, dietro il velo della vita perbene della vittima, Vittorio Torre, un intreccio di segreti e trame oscure, che arrivano a coinvolgere l’Ovra, la polizia fascista “con compiti di vigilanza e repressione di organizzazioni sovversive”. Anche qui, al di là del classico epilogo “giallo”, con la scoperta del colpevole, a colpire è “l’alessandrinità” dell’ambientazione, con la ricostruzione di un’Alesssandria del passato che sembra rivivere tra le pagine del libro di Marenzana, dalla fabbrica di Borsalino (dove ora c’è l’Università, tra via Cavour e corso Cento Cannoni) alle vie del centro storico cittadino.
Due libri comunque da leggere, e che sarebbe opportuno fossero reperibili, oltre che sul web, anche in tutte le librerie cittadine. Ma non è per nulla scontato: e anche questa, in fondo, è alessandrinità.